La Farbas, ente di ricerca della Regione Basilicata, è una scatola vuota

Summa (Cgil): Ricercatori mandati e casa e nessuna risorsa dalla Regione per l’indagine epidemiologica in Val d’Agri

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“La costruzione e il mantenimento di scatole vuote sembrano i migliori risultati raggiunti da questa giunta regionale. Della situazione sicuramente godono Eni e Total che con controlli e ricerche precarizzate dalla politica sicuramente oggi navigano in acque più tranquille di prima”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, rispetto al ruolo e alla funzione della Farbas, ente di ricerca senza scopo di lucro, che da statuto si occupa di attività di ricerca e studio degli aspetti ambientali, economici, giuridici e fiscali, costituita nel 2015 come evoluzione dell’ Osservatorio Ambientale Val D’Agri, con socio fondatore promotore la Regione Basilicata e soci aderenti parte dei Comuni della Val D’Agri.

“Anche in presenza di buoni propositi e iniziative meritevoli, quando si ruota attorno alla divulgazione dei dati di monitoraggio ambientale connessi alle estrazioni petrolifere, con la Regione e i suoi legami stretti con le multinazionali – continua Summa – non si ha mai la certezza della fattibilità delle cose, anche in presenza di strutture istituite e pagate con le royalties, proprio per assicurare il diritto della cittadinanza ad una corretta e documentata informazione sulle problematiche ambientali del territorio e sulla salute.

Vorrei ricordare che l’Osservatorio Ambientale era stato previsto nell’ambito del protocollo di intenti tra Eni e Regione Basilicata sottoscritti nel 2008 con lo scopo di monitorare, raccogliere, studiare e analizzare i dati ambientali e sulla salute delle attività estrattive da divulgare e per tenere sempre aggiornata la popolazione. Ottimi propositi che, ove effettivamente attuati, sicuramente non avrebbero provocato le problematiche ambientali degli ultimi anni.

Al di là delle attività svolte da Farbas dal 2015 a oggi, delle quali ce ne sono state alcune significative come quella della sorveglianza sanitaria delle comunità dei comuni ricadenti nelle aree estrattive (EpiBas), a oggi non si è voluto far svolgere a questo ente la vera funzione per il quale è nato: monitorare e divulgare i dati ambientali e gli effetti sulla salute delle estrazioni petrolifer, finendo per essere una scatola vuota il cui logo viene utilizzato solo per gli slogan propagandistici politici.

A fine novembre 2021 la Farbas ha mandato a casa circa 16 lavoratori, anche in questo caso precari assunti e poi scaricati. Dalle informazioni acquisite, inoltre, sembrerebbe che la Regione non trasferisca risorse all’ente da due anni, incluse quelle necessarie per svolgere gli studi EpiBas sull’analisi epidemologica della popolazione residente nelle aree di estrazione. Perché – chiede Summa – considerato il tanto millantato annunciato cambiamento, non si è rilanciato il ruolo della Farbas proprio per garantire alla popolazione trasparenza sui dati ambientali e sugli effetti sulla salute? Perché a settembre 2021 è stato rinnovato l’intero Consiglio di amministrazione e a novembre 2021 sono stati mandati a casa i 16 giovani ricercatori? Chi dovrebbe svolgere il lavoro in Farbas se nella struttura, anzi in ben due sedi assegnate alla fondazione, non opera più nessuno?

A questo – continua il segretario regionale – si aggiunga il mancato rispetto, negli ultimi due anni, dell’obbligo che spetta a un ente a partecipazione pubblica di pubblicare dati e documenti ufficiali sul sito Amministrazione Trasparente, allo scopo di tutelare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Tanto diventa ancora più rilevante se si tratta di un ente la cui mission fondante dovrebbe essere proprio quella di rendere trasparenti e di divulgare i dati ambientali e gli effetti sulla salute delle estrazioni petrolifere. La costruzione di scatole vuote – conclude Summa – sembrano i migliori risultati raggiunti da questa giunta regionale. Ne vedremo delle belle sicuramente anche con ApiBas”.

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