M5S senza bussola. La ‘torsione’ costituzionale del secondo mandato a Sergio Mattarella

La mutazione di Luigi Di Maio è genetica: semplice paura del voto

Peccato! Il Parlamento aveva avuto l’occasione di eleggere una persona di alto profilo, giovane, rispetto alla carica, e in più donna dando un segnale di rinnovamento e di speranza per il futuro: un vero cambio di passo.

Se si è onesti intellettualmente bisogna ammettere che la candidatura è stata bruciata per un unico motivo reale: avrebbe reso evidente la sconfitta di Mario Draghi come candidato al Colle. Particolarmente fastidiosa l’ipocrita affermazione che non poteva essere eletta perché a capo DIS. Giusto per essere chiari chi lo dice dimentica per prima cosa che la Costituzione garantisce a tutti, compresi i pubblici dipendenti, la possibilità di essere eletti, avendone i requisiti, Capo dello Stato. Che l’essere a capo del DIS, che è una cosa più ampia dei Servizi Segreti, non limita i diritti costituzionali e questo in particolare. Se si citano questioni di opportunità ricordo che il ruolo del DIS in un Paese democratico, come fino a prova contraria è l’Italia, è molto diverso da quello del KGB o della Stasi e chi pone questa questione non conosce, o fa finta di non conoscere, il funzionamento della macchina pubblica.

Detto ciò invece ricordo a tutte queste anime candide, da Renzi a Fratoianni passando per Mieli e Tajani, che la ‘torsione’ costituzionale del secondo mandato a Sergio Mattarella è, come ci ha spiegato lui stesso, molto forte poiché l’unico motivo per cui la Costituzione non lo vieta è perché in caso di guerre o altre calamità naturali o meno, e comunque in casi eccezionali, occorre che non ci siano ostacoli ad avere comunque un Capo dello Stato.

Per quanto ovvio al coretto delle ‘vergini dai candidi manti che son rotte di dietro ma sane davanti’ (cit. D’Annunzio) è bene ricordare che nei casi in specie l’elezione dovrebbe avvenire alla prima seduta. Qualcuno può seriamente dire che la pandemia sia una di queste circostanze quando si è votato in Germania e si voterà ora in Francia e si è votato anche negli USA alle scadenze naturali? Possiamo ricordare le crisi di Olanda e Austria che, sempre in piena pandemia, hanno fatto ricorso ad elezioni straordinarie o a cambi di vertice? Qualcuno può realmente sostenere che la macchina del PNRR dipenda più dal Presidente della Repubblica o del Consiglio che dagli apparati dello Stato e delle regioni? Questo senza voler sminuire il ruolo della guida politica che si limita a dare priorità e indirizzi, e spesso lo fa in modo poco trasparente. Su avrei molto da dire sulle ultime cosa fatte da questo governo e ci torneremo in seguito.

Spero che mi sia ancora consentito di dissentire dal plauso generale nei confronti di Sergio Mattarella. Le ‘torsioni’ costituzionali sono iniziate proprio da lui che mai ha digerito il risultato del 2018, e che sono continuate fino a quando ricattando il Parlamento con le elezioni ha ottenuto lo snaturamento definitivo del risultato del 2018 nominando Mario Draghi. In tutte le democrazie c’è la strada maestra delle elezioni quando cade un governo. In Italia si vuole che governino sempre i soliti gruppi di potere e con le stesse ricette economiche di stampo liberista definite nelle burocrazie europee e nei salotti buoni. Così facendo negli ultimi dieci anni i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Mi spiace ma che abbia risposto al ‘grido di dolore’ invece che alla necessità di salvare la faccia di Mario Draghi, e quello che rappresenta, non ci credo. Così come non credo che il ‘grido di dolore’ sia stato dettato da interessi alti e nobili o dalla stima in Matterella invece che dalla necessità di arrivare al minimo sindacale per un pezzetto di pensione al 22 settembre p.v.

Certo su questo ci hanno giocato in molti, specialmente chi voleva Draghi al Colle, in particolare Letta e Di Maio. Vi consiglio di non addentrarvi in un vicolo buio con nessuno dei due (è solo una battuta, non fate i politically correct noiosi e trinaricuti).

Nel 2019 fui contattato dal M5S della Basilicata per contribuire alla formazione del programma elettorale per le regionali. Fui poi indicato come potenziale assessore all’economia. In quella occasione conobbi molti militanti del Movimento in Basilicata, la sua base civile e nella società. Ne serbo ancora il ricordo con affetto insieme alla sensazione di avere avuto a che fare con persone perbene, oltre alla riconoscenza per aver potuto dare il mio contributo di idee per la crescita della regione. Spero che il mio piacevole ricordo sia ricambiato, non mi pare di aver mai fatto pesare il mio curriculum o di aver interloquito in modo supponente o arrogante o scorretto. Non ho mai chiesto nulla in cambio e mi spiace se ci siamo persi di vista.

Dico tutto ciò perché sono avvilito, mortificato e addolorato per loro e con loro per la attuale condizione del Movimento.

Tutti hanno diritto a cambiare idea, ma la mutazione fatta da Luigi Di Maio è genetica. Nessuna delle motivazioni che mi avevano spinto a votare e a essere vicino al Movimento è ormai in lui. Mi chiedo che senso dell’etica abbia e se un tale mutamento non costituisca un tradimento del mandato elettorale molto di più di un trasparente e sofferto cambio di casacca e se non sia più subdolo. A mio modo di veder è libero di passare da riformatore del sistema ad ascaro del sistema, da leader del Movimento a Draghi boy, ma dovrebbe prima dimettersi e non utilizzare il mio voto e quello di tanti altri per fare quello che fa ora. Non temo i lupi, ma i lupi travestiti da agnelli.

Riguardo a Conte spero prenda atto che il Movimento non esiste più. Non si faccia ingannare dalle folle che ovunque trova ad accoglierlo, sono folle che continuano ad avere fiducia in lui. Fiducia aumentata vedendo con quanta generosità e passione si sia speso anche in questa circostanza in cui, senza il fuoco amico, forse sarebbe riuscito a portate Elisabetta Belloni al Quirinale dando un segnale di discontinuità, modernità e di speranza al Paese.

Oggi il Movimento è privo di elettori e attivisti. Sono lucano e vivo a Roma. Ovunque sono scomparsi dai radar gruppi e riunioni di attivisti. Gli elettori sono, come me, disgustati. Certo qualche agit prop o troll a cui non andranno bene le mie parole c’è sempre, ma è irrilevante. Il Movimento è ormai fatto solo dai deputati e senatori su cui Di Maio esercita la propria influenza nefasta utilizzando la leva della paura del voto. Gente su cui Conte invece non può avere influenza perché sanno che la loro esperienza politica è comunque finita con questo mandato e che nemmeno Conte può farci nulla.

Non bruci il suo capitale permanendo nel Movimento 5 Stelle senza aver prima preteso epurazioni e pulizie, a partire da Di Mao per essere chiari.  Se così non sarà dia le dimissioni, prima di essere trascinato nel fango da questi e non poter più essere utile al Paese in futuro.

Prima o poi si andrà a votare. Quello che è avvenuto rappresenta una frattura pericolosa di rappresentanza tra i cittadini e le stanze del potere, dove si è chiuso anche Sergio Mattarella. La sensazione è che il voto dei cittadini non conti più nulla e, visto lo spettacolo, è così e purtroppo, viene messa in crisi la credibilità di tutto ciò che di nuovo e innovativo potrà nascere, vista la fine del M5S e di Di Maio.

Nel mio cuore il mio Presidente della Repubblica è Elisabetta Belloni per quello che rappresenta, anche se non la conosco. Non occorre però perdersi d’animo. Alle prossime elezioni regionali se ci sarà una candidata donna conti pure su di me, da qualche parte occorre iniziare a cambiare le cose.

Pietro de Sarlo