Summa, Cgil: la Basilicata continua ad essere snobbata

L’Eni nicchia sugli investimenti in progetti innovativi. Il tavolo automotive è rimasto al palo e ancora non è stata delineata una linea di sviluppo strategica per la nostra regione. Urge un'azione forte e risoluta

Sulla stampa nazionale di questi giorni, tra i progetti all’avanguardia per il raggiungimento degli obiettivi Zero immissioni, è stato dato molto risalto alle nuove tecnologie per catturare e trasformare l’anidride carbonica in risorsa: gli innovativi progetti denominati CCUS (Carbon Capture Utilizzation and Storage). Anche in questo nuovo settore innovativo, come già abbiamo denunciato per i progetti di ricerca sull’idrogeno, il maggiore investitore risulta essere l’ENI. Il problema rimane, anche in questo caso, che l’ENI, come già fatto per l’idrogeno, continua a snobbare la regione Basilicata investendo altrove e non portando alcun Know -How su queste tecnologie nella nostra regione, nonostante i tanto millantati e annunciati investimenti di oltre 70 Meuro ogni 5 anni sul No-Oil.

Mentre la Giunta regionale è ripiegata a risolvere i problemi interni alla sua maggioranza, ENI e TOTAL continuano a fare orecchie da mercante estraendo in Basilicata ma investendo in ricerca e sviluppo altrove. Si chiede un intervento immediato della Regione affinché si richiamino ENI e TOTAL all’assunzione degli impegni assunti obbligandoli a investire e a realizzare tali tipologie di progetto in Basilicata. Le mie non vogliono essere polemiche ma sollecitazioni. Occorre agire. Chiediamo alla Giunta regionale di prendere una posizione forte e risoluta…

È necessario concentrare tutti gli sforzi possibili per uscire da questo lungo immobilismo e mettere al centro gli interessi generali della nostra regione. È arrivato il momento della condivisione, di provare a fare tutti insieme massa critica per dare una visione unitaria di sviluppo al nostro territorio nel presente e per gli anni a venire. Troppe risorse disperse tra i rivoli dei “varie ed eventuali”, è necessario concentrare risorse sui settori produttivi a maggior valore aggiunto e occupazionale, potenziare le infrastrutture immateriali e materiali, investendo su pochi ma strategici progetti per superare divari e debolezze.

Non si può continuare ad agire a compartimenti stagni. Le politiche pubbliche devono essere indirizzate sui settori produttivi ad alto valore aggiunto e occupazionale se si vogliono salvaguardare posti di lavoro e crearne nuovi. Dei 190 mila scarsi occupati in regione Basilicata, più di 20 mila operano nel settore dell’automotive e dell’energia, senza tralasciare gli occupati che ruotano e che alimentano l’indotto indiretto dei servizi e del terziario oltre che dell’agricoltura. Investire in ricerca e innovazione in questi comparti che trainano occupazione in Basilicata è una esigenza fondamentale, sia per l’effetto leva che questi settori rappresentano ma, anche, per salvaguardare i posti di lavoro esistenti ed evitare di incrementare la già ampia platea dei disoccupati. Ma su questo, ci siamo espressi su tutti i tavoli istituzionali consegnando alla Giunta regionale le nostre proposte di sviluppo e di interventi per il rilancio della nostra regione; interventi che puntano su investimenti diretti alla transizione ecologica.

Dai progetti di ricerca sullo sviluppo di tecnologie di utilizzo dell’idrogeno verde; alla necessità di investire sulle tematiche emergenti, attorno alle quali poter sviluppare nuove filiere produttive puntando, ad esempio, nella ricerca e nell’implementazione di tecnologie per il recupero, la rigenerazione delle batterie e/o la riconversione delle sue componentistiche che, allo stato attuale, incidono sulla filiera dello smaltimento dei rifiuti speciali, pericoli, RAEE. Assume rilevanza strategica il rilancio di un Piano di Sviluppo della chimica verde per riconvertire il sito produttivo della Val Basento in connessione con il comparto agricolo, coinvolgendo ENI e TOTAL, provando a portare a reddito il lavoro di migliaia di forestali regionali e recuperando, tra l’altro, le esperienze di professionalità impegnate per anni nel petrolchimico, tutto in un’ottica green ed ecosostenibile. Inoltre per il comparto ortofrutticolo e non solo, risulta determinante la realizzazione della piattaforma logistica intermodale della Val Basento come centro di innovazione nel settore e hub di assoluta avanguardia nel sud Italia. A questo si aggiunge la necessità del potenziamento dei collegamenti ferroviari verso il Porto di Taranto (di cui Ferrandina ne costituisce l’area retro-portuale) ed il rilancio dell’avio superficie di Pisticci. Il settore dell’automotive ormai è un settore in continua evoluzione interessato da grandi trasformazioni.

Occorre investire sul rilancio della capacità innovativa del polo automotive e del suo indotto, puntando a diventare il primo distretto dell’auto di rilevanza nazionale, potenziando e orientando investimenti in ricerca per l’applicazione produttiva dei motori ibridi e dei carburanti alternativi come l’idrogeno, valorizzando l’assetto tecnologico dello stabilimento di Melfi, puntando alla diversificazione produttiva dell’indotto di secondo livello verso nuovi campi applicativi come il settore ferroviario. Occorre, pertanto, che venga attivato, come più volte sollecitato, oltre ad un tavolo regionale soprattutto un tavolo nazionale partecipato dalla Regione dove vengano delineate le linee strategiche, le politiche di sviluppo in grado di rilanciare il settore e l’intero indotto produttivo per l’intero sistema Paese.

Ad oggi però per questo settore sembra valere la regola dell’immobilismo. E, ancora, il tavolo automotive regionale che fine ha fatto? A distanza di dieci mesi dalla sua istituzione da parte del Consiglio Regionale ad oggi nulla di fatto. Nessun confronto, nessuna valutazione e purtroppo nessuna proposta concreta per il rilancio dell’indotto di Melfi e non solo. Questo è un momento storico, di grandi opportunità di risorse finanziarie che bisogna allineare a visioni di territorio e necessità dei cittadini; le urgenze dell’economia, del welfare, dell’istruzione, della sanità, legate in buona parte all’attuazione del PNRR, senza tralasciare i fondi strutturali e le royalties, non attendono; gli impegni presi con i territori e i cittadini chiedono un protagonismo che non può essere rinviato. Occorre mettere a valore, per esempio, il protagonismo delle ZES che per la Basilicata e per l’intero Mezzogiorno potrebbero rappresentare la prima e grande occasione di reindustrializzazione dopo la fine dell’intervento straordinario per il Mezzogiorno degli anni 80.

Angelo Summa, Segretario Generale CGIL Basilicata