Acqua, investimenti in crescita, ma il divario Nord-Sud è ancora ampio

Presentati, alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, i dati del Blue Book della Fondazione Utilitatis, realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat e con il supporto di Utilitalia, che rivela un ampio divario tra Sud e resto del Paese

Nelle gestioni comunali “in economia”, che interessano più di 8 milioni di cittadini soprattutto al Sud, gli investimenti crollano a 8 euro per abitante. Il consumo pro capite di acqua potabile si mantiene alto, a 236 litri per abitante al giorno nei Comuni capoluogo e Città metropolitane, contro una media europea di circa 125 litri. Il 66,4% delle famiglie risultano molto o abbastanza soddisfatte del servizio di fornitura di acqua potabile.   Sul fronte della depurazione, le procedure Ue interessano ancora 939 agglomerati urbani per 29,7 milioni di abitanti. Il 73% delle procedure d’infrazione si concentra nel Mezzogiorno, dove in larga parte il servizio è gestito direttamente dai Comuni

Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico salgono fino a 49 euro annui per abitante, con una crescita del 22% dal 2017, ma si mantiene elevato il divario tra il Sud e il resto del Paese, nonché tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”. Al tempo stesso, il consumo pro capite di acqua potabile resta eccessivo. È il quadro che emerge dal nuovo Blue Book – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato – realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e ISTAT, i cui principali dati sono stati presentati oggi alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua con Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

Mentre il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 3,5 miliardi per garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo, restano ancora grandi differenze tra le macro-aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel biennio 2020-2021 è pari a 65 euro l’anno per abitante per il Centro, seguito dal Nord-Ovest (52 euro) e dal Nord-Est (48); decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 35 euro l’anno per abitante.

Lo stesso dato crolla nelle gestioni “in economia”, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro, ben al di sotto dei 49 rilevati nel resto del Paese. Sono più di 8 milioni le persone residenti in Comuni dove almeno un servizio tra quelli di acquedotto, fognatura e depurazione, è gestito direttamente dall’ente locale; di questi 5 milioni (63%) sono gli abitanti di Comuni in cui è l’intero servizio idrico a essere gestito direttamente dall’amministrazione locale

GLI INVESTIMENTI: GESTIONI INDUSTRIALI E GESTIONI “IN ECONOMIA”

Con il trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’ARERA, dopo anni di instabilità gli investimenti realizzati hanno registrato una crescita costante a partire dal 2012. Per il 2020-2021 si stima un valore pro capite di 49 euro, un dato in aumento del 22% rispetto al 2017 (40 euro per abitante). L’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori evidenzia come l’obiettivo prioritario sia il contenimento dei livelli di perdite idriche che assorbe quasi un terzo degli investimenti realizzati (32%); seguono, tra i principali interventi, gli investimenti nelle condotte fognarie (21%) e quelli per gli impianti di depurazione con il 14%.

DAL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA 3,5 MILIARDI DI INVESTIMENTI

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina alla Tutela del Territorio e della Risorsa idrica 4,4 miliardi di investimenti (3,5 riguardano le aziende del servizio idrico) per garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo. Per il raggiungimento degli obiettivi indicati sono stati finanziati su tutto il territorio nazionale investimenti in 75 progetti di manutenzione straordinaria e nel potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria.

LA PERCEZIONE DELLA QUALITA’ DEL SERVIZIO: NEL MEZZOGIORNO PIÙ FAMIGLIE INSODDISFATTE. IL CONTRIBUTO DI ISTAT

Come riportato nei capitoli del Blue Book curati da ISTAT, il prelievo di acqua potabile sul territorio nazionale ha subito una riduzione dal 2015 al 2018, passando rispettivamente da 9,4 milioni di metri cubi a 9,2 milioni: si tratta del primo calo negli ultimi 20 anni. Il 73,1% del volume di acqua immessa in rete nel 2018 è soggetto a misurazione; tale percentuale raggiunge il 76,5% nel caso di gestori industriali e scende al 50,0% nei gestori in economia. Il consumo pro capite di acqua potabile si attesta intorno ai 215 litri per abitante al giorno, rispetto a 220 litri del 2015: nonostante i valori si siano ridotti, il consumo idrico nazionale è comunque elevato se si considera che la media dei Paesi europei ruota intorno ai 125 litri (dati Eurostat) e che il dato 2020 per i Comuni capoluogo e Città metropolitane risulta di 236 litri.

Per quanto riguarda la percezione della qualità del servizio, nelle indagini di ISTAT relative al 2021 il 66,4% delle famiglie sono risultate molto o abbastanza soddisfatte del servizio di fornitura di acqua potabile. L’indagine evidenzia una notevole differenza della percezione della qualità del servizio nelle diverse aree del Paese: in particolare, la quota di famiglie insoddisfatte sensibilmente al di sopra della media nazionale si rileva nelle regioni del Mezzogiorno, con i valori più alti in Sicilia (48,3%), Abruzzo (45,1%) e Sardegna (43,3%).

DEPURAZIONE E DISPERSIONE DELLE RETI: LE PROCEDURE D’INFRAZIONE SI CONCENTRANO NEL MERIDIONE

Sul lato del sistema di fognatura e depurazione, permangono ancora alcune criticità rispetto al livello di adeguatezza del sistema alla normativa settoriale: le procedure di infrazione per la mancata o inadeguata attuazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane interessano ancora 939 agglomerati urbani per 29,7 milioni di abitanti equivalenti. Il 73% delle procedure d’infrazione si concentra oltretutto nel Mezzogiorno, dove in larga parte il servizio è gestito direttamente dai comuni. La dispersione di acqua dalle reti rimane consistente (40% di media) e anche in questo frangente risultano rilevanti differenze a livello geografico, con il Nord più virtuoso (32% di perdite).

GLI STRUMENTI DI FINANZA SOSTENIBILE: IL CONTRIBUTO DI CDP

Nel capitolo curato da CDP emerge come la finanza sostenibile, in crescita a livello globale, possa essere una opportunità per il settore, naturalmente eligible in ottica ESG. In Italia nel 2021 i prestiti con finalità green hanno raggiunto i 13 miliardi di euro e le obbligazioni sostenibili sono arrivate a un controvalore di circa 300 miliardi di euro – 7 volte quello del 2017. In questo contesto è aumentata la presenza di imprese di minori dimensioni: nel 2021 infatti sono stati emessi 14 minibond classificati green, social e SDG linked, per un controvalore di quasi 78 milioni di euro. Dati importanti se si considera che fino al 2018 non risultavano emissioni di questo tipo. Il settore idrico nel suo complesso mostra tuttavia segnali ambivalenti: prospettive positive legate ai recenti interventi del regolatore a favore degli investimenti sostenibili si scontrano ancora con il ritardo di alcune realtà aziendali nell’adottare pratiche di rendicontazione della sostenibilità, essenziali per attrarre investitori sempre più attenti a queste tematiche.