Basilicata, crisi politica: una scelta onesta e responsabile è tornare al voto

L’idea per cui ridare la parola ai cittadini sarebbe una decisione dannosa per la Basilicata appare oggi piuttosto balzana

A questo punto della storia, lo ribadiamo, la decisione più saggia sarebbe il ritorno alle urne. L’idea per cui questa scelta sarebbe dannosa per la Basilicata in un momento di grandi sfide, dal Pnrr in poi, appare oggi piuttosto balzana. Le condizioni con cui Bardi si appresta a governare nei prossimi mesi, provocheranno più ritardi e pasticci di quelli che ci si può attendere da immediate elezioni.

Per affrontare quelle famose sfide, occorre un governo solido, con una maggioranza solida e, soprattutto, di grande qualità politica. Tutti ingredienti che sono mancati, a volte in parte, a volte completamente, al percorso di centrodestra avviato con le amministrative del 2019.

“Produrre fatti nel solo interesse dei lucani”, come ha dichiarato Bardi nel suo intervento in Consiglio, richiede una macchina amministrativa e politica efficiente, veloce, non legata a interessi di gruppi, e non interessata all’uso strumentale delle risorse pubbliche. Condizioni che, evidentemente, non esistono.

E dunque, bisogna essere responsabili, ma anche intellettualmente onesti: non ci sono i presupposti per la continuità di un’esperienza nata senza un fondamento di cultura politica, strategica e programmatica. Un cambiamento della maggioranza con il sostegno di qualche attuale oppositore non risolve alcunché, anzi peggiora la situazione. Costruire le condizioni necessarie ad affrontare le sfide illustrate da Bardi, semmai ci fosse la possibilità, richiederebbe il tempo residuo della legislatura regionale. A che pro?

La seduta del Consiglio regionale di ieri, ha sancito, confermandola, la fragilità politica di una maggioranza inadeguata a governare la Basilicata di oggi con tutte le sue complessità, criticità e potenzialità. Continuare a fare “ammuina” danneggia ogni prospettiva di speranza. Si prenda atto, con responsabilità e onestà, del fallimento.

Purtroppo, con la base sociale elettorale che caratterizza questa regione, in gran parte di scarsa qualità culturale, civica e politica, e spesso avvezza a tutelare interessi egoistici, sull’orizzonte del voto non si affacciano rose e fiori. Le elezioni potrebbero non essere risolutive, come è già accaduto in passato. Tuttavia, bisogna riprovarci, nella speranza che le minoranze vitali e silenziose della Basilicata, i rifugiati nell’astensionismo, si organizzino insieme alle altre energie vitali dell’economia, della società, del sindacalismo, della cultura, affinché qualcosa cominci davvero a cambiare. A nessuno si potrà addebitare il destino della Basilicata, se non ai lucani.