Carmela, la lucana che voleva sconfiggere malaffare e ‘ndrangheta in Lombardia

"Sapevo di essere diversa dalle altre. Per me era naturale scoprire il mondo ed essere libera di farlo. Ma 45 anni fa se la pensavi in un certo modo o lavoravi da sola tra tanti uomini, eri semplicemente una “zoccola”

“Forse vive meglio chi ignora, perché non sa e non soffre”. Carmela Mazzarelli, esordisce in quella che avrebbe dovuto essere una chiacchierata sull’8 marzo con un pessimismo vagamente leopardiano. “Lacrime e dolore che i miei figli hanno pianto e provato con me” sono il prezzo che ha pagato per aver combattuto una battaglia di legalità e trasparenza all’interno del suo stesso partito.

Carmela, ‘fugge’ dal suo paese, Lavello, poco più che maggiorenne, sul finire degli anni Settanta. Il primo tentativo di conoscere il mondo non va a buon fine. Suo padre e suo nonno vanno a riprenderla dopo che l’amica, una compagna del Pci, dalla quale sarebbe dovuta andare, chiama a casa sua per sapere che fine avesse fatto. Per un disguido Carmela non riesce ad arrivare nel paese dell’amica il giorno stabilito e non potendo avvisarla si presenta con un giorno di ritardo, quando ormai la ragazza, allarmata, ha già telefonato a casa dei genitori.

Il secondo tentativo di lasciare Lavello perde il sapore della fuga, ma va a buon fine. In Lombardia, a Milano, Carmela ci va, ma la condizione posta dai suoi genitori è che vada ad abitare in un convitto di suore. Con la fame che ha di conoscere il mondo, accetta una libertà condizionata. Lei che è nata moderna, vuole avere le stesse possibilità concesse ai maschi: scegliere cosa fare della sua vita.

Nella città lombarda, dopo aver frequentato un corso per infermiera si trova ad assistere malati terminali in un hospice. Veder morire le persone ogni giorno sotto i suoi occhi, le pesa molto, soprattutto a quell’età. Nel ‘79 rinuncia all’assunzione da infermiera e partecipa al concorso per agente di Polizia municipale a Corsico. È tra le prime donne in Italia a ricoprire un ruolo lavorativo riservato fino ad allora agli uomini. Dopo due anni diventa delegata Cgil nella Polizia Municipale, unica donna tra 35 uomini. Nel 1995 è coordinatrice del Comitato pari opportunità del Comune di Corsico. Nel 1998 è dirigente provinciale della Funzione Pubblica Cgil di Milano. Nel frattempo fa “un’altra pazzia”: si licenzia dalla Pubblica amministrazione. Nel 2005 è collaboratrice dell’assessore all’Ambiente della Provincia di Milano, Bruna Brembilla. A Buccinasco, dove si stabilisce, Carmela diventa consigliera comunale, poi vicepresidente provinciale del Pd milanese.

Carmela si mette in testa di denunciare le infiltrazioni della ‘ndrangheta in una città dell’hinterland milanese, Buccinasco.  E’ convinta che sia normale battersi per impedire la costruzione di 500 appartamenti su una superficie inquinata da rifiuti tossici. “Trasparenza e legalità prima di tutto”. E le persegue con l’unico mezzo che ha a disposizione- la politica- e senza badare a “spese”. E infatti il prezzo che ha dovuto pagare è stato altissimo per mantenere viva non solo la “questione morale” ma anche la sua naturale indole di persona che non gira lo sguardo di fronte a relazioni “pericolose” di alcuni esponenti del suo partito di riferimento, il Pd, con la ‘ndrangheta.

Nel gennaio 2013 Carmela sta andando con un’amica giornalista alla presentazione di un libro di Milena Gabanelli quando l’auto su cui si trovano le due donne viene affiancata da un furgoncino da cui un uomo comincia a sparare con una mitraglietta. Riescono a fuggire e raggiungere la stazione dei carabinieri più vicina. Non verrà mai chiarito se l’arma usata fosse vera o giocattolo, perché non verranno trovati bossoli sulla strada. Si è poi saputo che il mitra aveva sparato con proiettili di gomma, di cui sono rimasti chiari (e impressionanti) i segni sul finestrino dell’auto. Insomma, Carmela e la sua amica giornalista avevano guastato la festa a qualcuno.

Sarebbe stato meglio ignorare? le chiedo. “Le donne, a proposito di 8 marzo, hanno dentro di loro questo ruolo di allevare la vita e proteggerla fino alla fine, e farlo nei confronti di un figlio significa allevare e proteggere la vita della terra in generale. E proprio come diamo la vita per i nostri figli dovremmo darla per il territorio, per l’ambiente e per tutti i figli della terra. È quello che ho fatto mantenendo intatta la mia normale inclinazione.”

“In politica- aggiunge -esistono due tipi di donne: quelle che si mettono lo scafandro, che si travestono da maschi e che diventano peggio dei maschi per convincersi che stanno facendo la cosa giusta e quelle che vogliono fare politica da una prospettiva al femminile, ma vengono sempre scelte, per questo ruolo, dai maschi.”

“Se fossi rimasta a Lavello di cosa parleremmo oggi? Di niente, e forse sarei impazzita. Sapevo di essere diversa dalle altre. Per me era naturale scoprire il mondo ed essere libera di farlo. Ma 45 anni fa non eri coraggiosa o moderna a pensarla così. Eri una “zoccola”. Appena 18enne sono andata a lavorare alla Camera del Lavoro, in Federbraccianti, sono stata la prima ragazza a Lavello a farlo. Le donne venivano solo per farsi fare le pratiche, la politica la facevano gli uomini. E una ragazza che lavorava in un posto di maschi doveva per forza anche essere un po’ zoccola.”

Carmela si emoziona.  “Sono stata anche molto rispettata dagli uomini. Oggi mi chiedo chissà se sono stata anche “staffetta di un’idea”  pensando alla mia nonna “la socialista” che faceva la ribelle durante il fascismo e trovò il coraggio per affrontare a muso duro il podestà del paese. Come lei, ho difeso la libertà. Anche se ho fallito perché non sono stata così acuta ed astuta da capire quello che era il mondo, anche se non sono riuscita a mimetizzarmi per ottenere qualche risultato. Ma dico sempre quello che penso, “anche troppo” come mi ha fatto notare qualche giorno fa mia figlia, e faccio quello che dico. Ho fallito perché non ho raggiunto obiettivi in politica? Perché ho preferito la legalità al consenso? Non ho fallito nel trasmettere un’idea: qui a Buccinasco sono stimata dal centrodestra e dal centrosinistra, ma per entrambi non sono affidabile perché non mi faccio comprare. E questo mi rende felice. ”

Chi sono per te i nemici delle donne? “Il potere e le disuguaglianze”. E i nemici delle donne in politica? “Le condizioni di svantaggio che chi vuol fare politica deve affrontare. Una donna che voglia fare la consigliera comunale, ad esempio, dovrebbe avere mille euro in più rispetto ad un uomo. E così in generale nel lavoro: non è equo trasformarsi da bambola a carro armato e rinunciare ai figli. Mi devi mettere in condizione di poter accudire i figli. Ben vengano i permessi ai padri ma se devo allattare, le tette ce le ho io. Penso alle grandi donne della scienza, molte credo abbiano dovuto scegliere di non avere figli. Potere e disuguaglianze restano i primi nemici delle donne”.

I fatti di Buccinasco
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