Caso avvocato Murano: la Procura di Potenza chiarisce

Il procuratore capo, Francesco Curcio, con una nota interviene sulla vicenda raccontata da alcuni organi di stampa

Il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, con una nota interviene sulla vicenda raccontata da alcuni organi di stampa riguardante l’avvocato Antonio Murano, del foro di Potenza, che nei giorni scorsi aveva lamentato di essere stato indagato per aver inviato un certificato medico attestante l’impossibilità di presenziare ad un’udienza penale, presieduta dal giudice Federico Sergi, che si sarebbe dovuta svolgere al tribunale di Potenza il 24 marzo scorso. L’avvocato Murano in una nota inviata al Csm, Consiglio nazionale Forense e Camere penali aveva raccontato quanto accaduto.

“Il collegio giudicante aveva accettato l’istanza di rinvio rigettando entrambe le richieste del pm Borriello di disporre una verifica sulle mie condizioni di salute e di trasmettere il certificato alla Procura. Ciononostante e malgrado il collegio giudicante avesse valutato l’inopportunità di ulteriori verifiche alle 14 dello stesso giorno mentre ero a letto nella mia dimora si è presentato un medico accompagnato dai carabinieri per effettuare una visita disposta dalla Procura di Potenza.”

Pur non essendo i suddetti visitatori muniti di alcun provvedimento giudiziario, e pur in assenza delle obbligatorie informazioni previste dagli articoli 369 e 369-bis del Codice di procedura penale, animato da uno spirito collaborativo e non avendo alcunché da occultare non mi sono opposto. Ho consentito quindi al medico di verificare il mio status”.

E ancora l’avvocato aveva scritto: “Ho pensato che si trattasse di una esagerazione, immaginando che qualcuno avesse potuto dubitare della genuinità del certificato attestante la mia malattia, anche se non mi pare che sia mai stata disposta un’ispezione medica su un avvocato, né in tantissimi anni di onorata professione mi è mai capitato di sentire un episodio simile. Ad ogni modo, consentita la visita alla quale mi sarei potuto lecitamente opporre e concessa al medico inviato dalla Procura la facoltà di verificare le mie condizioni, ho sperato che la faccenda fosse chiusa.

“Invece con stupore ho appreso di essere indagato, non so per cosa, e nell’ambito di tali indagini sono stati disposti gli interrogatori di mia madre, cha ha più di ottant’anni, mio fratello e mio figlio (anche lui avvocato ndr)”.

Il dottor Donato Labella stimato professionista, “colpevole”, di avermi visitato e redatto il certificato è stato trattenuto per circa tre ore in caserma, attinto da decreto di perquisizione locale e personale e decreto di sequestro del telefonino, vedendosi privato del dispositivo contenente le applicazioni relative all’identità digitale, necessarie, tra le altre cose, a firmare le guarigioni da Covid-19 e disporre la fine della quarantena dei suoi pazienti”

“Ancora, verso le 20 del 24 marzo -scrive Murano-si sono recati, in mia assenza, presso il mio studio legale i carabinieri, i quali chiedevano di acquisire le registrazioni della videosorveglianza. Anche in tale occasione la richiesta appare anomala, in quanto non mi è stato notificato alcun avviso di garanzia che legittimasse atti invasivi della privacy e, quindi, pur sussistendo i presupposti per opporsi, veniva consentito l’accesso, che non dava alcun esito in quanto il sistema non era funzionante. Tutto si è verificato senza che io abbia ricevuto, ad oggi, un’informazione di garanzia o qualunque altro provvedimento, a fronte di azioni fortemente invasive del campo professionale e privato. Né si comprende la ragione di un simile sospetto che ha portato all’immediata iscrizione della notizia criminis con cotanto dispiego di forze, posto che il procedimento penale oggetto di rinvio non è prossimo alla prescrizione, i cui termini sarebbero rimasti, in ogni caso, sospesi, visto il differimento per motivi di salute del difensore”.

Su quanto reso noto dall’avvocato Murano nella giornata di ieri Itala Viva aveva annunciato un’interrogazione urgente alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Sugli stessi fatti avevano espresso sconcerto anche l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e l’Organismo congressuale Forense.

Nella mattinata di oggi, la replica del Procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio di seguito riportata: “Recenti notizie di stampa danno conto, in modo inesatto, con particolare risalto e con grave pregiudizio, sia per questo Ufficio che per una completa e corretta informazione dell’opinione pubblica, di una indagine svolta da questo Ufficio nei confronti dell’avvocato Antonio Murano del Foro di Potenza che sarebbe caratterizzata dalla violazione dei più elementari diritti del difensore, non mancandosi altresì di inquadrare la vicenda in un clima di forte contrapposizione alimentato dalla Procura della Repubblica di Potenza contro il Foro del medesimo Tribunale.

Bisogna, in proposto, immediatamente dire che questo Ufficio intrattiene rapporti cordiali ed improntati al reciproco rispetto con il Foro di questo Tribunale. Siamo consapevoli dell’essenziale ruolo svolto dall’avvocatura tutta e da quella di Potenza, che sono un pilastro dell’Amministrazione della Giustizia, qui come altrove. Non solo non esiste, né mai esisterà, alcun pregiudizio o preventivo sospetto verso gli avvocati, ma, anzi, al contrario, riteniamo in partenza che ogni iniziativa dei legali, sia come singoli professionisti che in forma associata, sia legittima ed assistita da buona fede. Non si tratta di parole ma tutto ciò è testimoniato dalle continue interlocuzioni che abbiamo con l’avvocatura su tutti i temi cruciali dell’amministrazione della giustizia in questo Circondario, ma anche dalla circostanza (rimanendo al tema degli articoli stampa in questione) che mai questo Ufficio, si ripete, mai, almeno da quando è diretto dallo scrivente (cioè da 4 anni) ha avviato indagini su avvocati per il solo fatto che avessero chiesto un rinvio di udienza per un impedimento a comparire allegando certificati di malattia o altro.

Questo modo di procedere non è mai stato praticato, non è praticato, né mai sarà praticato da questo Ufficio fino a che sarà ne sarò il dirigente.

Gli avvocati impediti per ragioni di salute o per altri gravi motivi hanno il sacrosanto diritto di ottenere un rinvio delle udienze,

In coerenza con tale principio, nel caso in questione, non si è proceduto ad indagini in ragione della mera allegazione del certificato medico da parte dell’Avv.to Murano richiedente il rinvio, ma sulla base sia del verbale riassuntivo di udienza del Tribunale, in cui si disponeva la trasmissione “con urgenza” a questo Ufficio, di copia del predetto verbale e del certificato medico in questione che, soprattutto, sulla base di ulteriori e diverse circostanze di fatto concernenti la certificazione medica di cui si parla — non evidenziate dagli articoli di stampa in questione – che hanno reso doverosi gli accertamenti in corso.

Tali circostanze di fatto, per evidenti ragioni di riservatezza e di tutela sia degli indagati che delle indagini, si ritiene che in questa sede non possano essere esposte: le indagini e le accuse hanno nelle aule di giustizia le sedi proprie in cui essere discusse.

Naturalmente per l’Avvocato Murano (come per qualsiasi altro cittadino indagato) vale la presunzione d’innocenza. Gli accertamenti in corso (si ripete doverosi e non fondati sulla semplice certificazione medica prodotta da parte del legale) come qualsiasi indagine penale, non sono la “verità”, ma sono attività esclusivamente finalizzate a verificare se vi siano i presupposti per esercitare l’azione penale seguendo tutte le garanzie e le procedure previste dalla legge.

È necessario tuttavia precisare che contrariamente a quanto si è potuto leggere su alcuni organi di stampa, questo Ufficio non ha disposto (né è stata effettuata) alcuna perquisizione, alcun sequestro ovvero alcuna attività invasiva nei confronti dell’Avvocato Murano, le cui prerogative di avvocato difensore previste dalla legge non sono state in alcun modo violate. Alcun documento o atto difensivo, alcuna conversazione di natura professionale o solo lontanamente tale è stata acquisita o captata. L’avvocato Murano, esperto penalista, piuttosto, mostrando disponibilità e lealtà, ha consentito a che gli organi delegati alle indagini potessero verificare le sue condizioni di salute. E tuttavia, va precisato, tali organi non avevano ricevuto alcun mandato da questo Ufficio (né lo stesso è stato esercitato arbitrariamente) di procedere a visite coatte dell’indagato: ove l’Avvocato avesse inteso non consentire allo svolgimento della verifica, se ne sarebbe semplicemente preso atto procedendosi a diversa ed ulteriore attività investigativa.

Né, inoltre, corrisponde al vero, come pure si è avuto modo di leggere, che altro coindagato nel medesimo procedimento sia stato “trattenuto” in caserma per tre ore. Quasi a volere sottolineare un eccesso di potere da parte degli inquirenti.

Semplicemente tale co-indagato, si è recato presso la Caserma dei CC, come qualsiasi cittadino cui vengono notificati degli atti giudiziari e nei cui confronti deve redigersi un verbale, per il tempo necessario per formare e firmare il verbale e riceverne copia, avendo piena libertà di entrare ed uscire dalla Caserma, come infatti è successo in questo caso, e, comunque, ferma restando la piena facoltà dell’interessato di rifiutarsi di firmare e di ricevere la copia degli atti stessi e di tornarsene a casa propria immediatamente, come, peraltro, non di rado avviene.

Invero, il principio di presunzione d’innocenza, di cui questo Ufficio è convinto custode, non si può tradurre nella omissione di un doveroso accertamento dei fatti che deve essere svolto nel rispetto della legge, senza la pretesa dell’infallibilità, ma anche senza distinzioni riguardanti il ruolo sociale e professionale di chi a tali accertamenti deve essere sottoposto. E tuttavia siamo anche certi e fiduciosi che l’avvocato Murano, nel procedimento a suo carico, utilizzerà ogni spazio previsto dalla legge per sostenere le proprie ragioni. A sua volta questo Ufficio, come cerca di fare sempre, valuterà in modo attento e scrupoloso tali ragioni, nel pieno rispetto dei diritti della difesa.