Il Paese degli ex

Ma i politici sono sempre dalla nostra parte, dalla parte posteriore

Michele Finizio

Siamo ancora un Paese di ex.  Un Paese di ex e di “quasi”. O sei ex o sei quasi. Quasi bravo in un Paese quasi bello. Quasi imprenditore libero in un Paese quasi legale. Qui sei ex marito, ex moglie. Ex tutto. Ex democristiani, ex comunisti, ex fascisti.  Se non sei ex, sei post. Post-fascista, post-comunista, post-democristiano. E poi c’è il post-terremoto, il post-alluvione, Il post pandemia, il post bellico. Sei ex terremotato quando c’è il post-terremoto, ed è già una fortuna non essere ex vivo. Ogni post è speculare a un ex. Post-guarigione, ex malato. Post-riabilitazione, ex alcolizzato. Non si creda che il post indichi futuro, no, è sempre un post che affonda nel presente, speculare all’ex. E’ così difficile capire che un uomo che ha scontato una pena in galera, non è un ex carcerato, ma un cittadino. Un ragazzo che ha abusato di sostanze stupefacenti, dopo la cura, non è essere un ex tossicodipendente, ma una persona, un cittadino. Una donna che ha vissuto la tragedia della prostituzione, finalmente libera, non è una ex prostituta, ma una donna in gamba. Un uomo uscito dalla tragedia dell’alcolismo, non è un ex alcolizzato, ma un uomo. E poi che dire dei “forse”, siamo anche il Paese dei forse. Quanto tempo devo aspettare per quel documento? Forse tre mesi. Quanto tempo devo aspettare per quelle analisi? Forse un anno. Un anno! Forse sarò già morto. E quando qualcuno ha il buon gusto di evitare il forse, usa garbatamente il “circa”. In un quasi Paese, siamo all’incirca cittadini.  Gli ex politici non esistono, loro sono sempre post, nel senso che sono dalla nostra parte, dalla parte posteriore.