L’incidente

Un panno di ricordi confusi strofina i tuoi occhi e vedi solo nebbia che si insinua tra i colori della notte

Michele Finizio

Senti quel fetore nell’aria, inafferrabile eppure invadente. Brucia l’asfalto umido e appiccicoso. Poi avverti un tremore dappertutto sul tuo corpo che sembra galleggiare nel vuoto. Un brivido nella testa, sulla pelle e poi ancora sulle braccia. Nelle gambe no, quelle sono già andate chissà dove. Un panno di ricordi confusi strofina i tuoi occhi e vedi solo nebbia che si insinua tra i colori della notte. Respiri e sospiri si confondono e non sai dove sei. Le voci rimbombano nella tua testa, è come un deposito di echi che si addossano in disordine. Non parli, ma i tuoi occhi spenti invocano aiuto, pietà, compassione. Riesci a muovere l’anima, soltanto l’anima che è ancora lì con te, dentro di te, lei non è fuggita. Hai la forza di trattenerla. Non vuoi morire, no! Tu vuoi vivere ancora per dire al mondo intero che un attimo, un solo attimo, può ucciderti. Vuoi vivere, per dire al mondo intero: “cazzo, mettetevi il casco!”