Pnrr: Vainieri (Cssel-Uil) la ‘quota Sud’ del 40%dei fondi non è una certezza, è una conquista

"Un disegno che diventa fecondo se si accompagna ad un Patto tra soggetti attuatori per ricavare nuova occupazione e nuova capacita produttiva"

‘Immaginazione, capacità progettuale e concretezza ‘sono le tre parole suggestive, le idee-guida ricorrenti del Governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si allude ad una sfida realizzativa, una ‘concretezza’ che si colora di sfumature traslucide per cogliere il senso di quel reticolo composito di traguardi intermedi (i “milestones”) stabiliti nel Pnrr.

Un disegno che diventa fecondo se si accompagna ad un Patto tra soggetti attuatori per ricavare nuova occupazione e nuova capacita produttiva. Letture ottimistiche hanno calcolato la possibile creazione di circa 300mila (almeno 4 mila in Basilicata) nuovi posti di lavoro indotti a fine ciclo del Pnrr nel 2026.

La sfida del Pnrr che racchiude tutte le altre è la questione del 40% della “quota Sud”, in euro circa 85 mld. Non è certo una sfida per una mossa da scacchi. È invece una vera inversione del modello di sviluppo che nel tempo ha disinvestito nel Mezzogiorno ed ha indebolito il contributo del «motore interno» della crescita nazionale, con una perdita di competitività nel confronto europeo. La ‘quota Sud’ è un obiettivo che non sarà facile conseguire, osserva Svimez, commentando la prima ‘Relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione dei fondi Pnrr alle regioni del Mezzogiorno’. È già tempo di introdurre azioni correttive e di accompagnamento “in corsa”.

Aggiustamenti da apportare alle procedure di attuazione. Il riferimento è a due ambiti: gli interventi degli enti decentrati beneficiari di risorse distribuite su base competitiva dalle Amministrazioni centrali; gli interventi di incentivazione a favore delle imprese. Le uniche risorse “certe” sono i 24,8 miliardi che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti. Meno di un terzo degli 86 miliardi della “quota Sud”. Oltre la metà di essi (14,6 miliardi) a titolarità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.  In buona parte finanziano “progetti in essere”, ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato, poi sostituite da quelle del PNRR.

I rimanenti 61,2 miliardi di euro rappresentano risorse “potenziali”, la cui destinazione effettiva alle regioni del Mezzogiorno dovrà realizzarsi in fase di attuazione. Su questa parte dei fondi finalizzati al Sud si appuntano gli ‘alert’ e deve crescere l’attenzione.

È il caso dei Print, progetti strategici del Ministero Istruzione ed Università essenziali per colmare divari strutturali nel campo scolastico educativo, per i quali si osserva una riduzione a 260 mln della quota originaria riservata al Sud di 310 milioni.

Per raggiungere la quota del 40%, obiettivo non scontato, ci sono le modalità di salvaguardia in caso di mancato assorbimento, maggiori aliquote di agevolazione e di incentivazione per il Sud o criteri privilegiati di accesso agli interventi, per quelle attività produttive e quegli ambiti tecnologici che presentano eccellenze nelle regioni meridionali.

Decisivo è il potere sostitutivo dello Stato nei casi di palese inadeguatezza progettuale e realizzativa degli enti decentrati. Ma il Pnrr, con il suo bagaglio di attese e di suggestioni, è già passato nell’immaginario collettivo’ come una grande occasione di ‘chiamata al progetto’. Importante è trovare un modo per non disperdere e rammagliare la trama speciale delle candidature di Comuni singoli ed associati ai bandi articolati del Pnrr. Specie quelli ex Misura 5 e 6 (inclusione e salute), oltre a quel ricco ventaglio di progettualità emerso sul tema dei ‘Borghi’.

Un nuovo impulso ideativo, ben oltre tentativi e ritorni di proposte progettuali’ a cassetta’, per uscire da quella ‘diseguaglianza del riconoscimento e delle aspirazioni’, quel sentiment del ‘ sentirsi fuori dai giochi della modernità.’

La domanda è di come sostenere dare continuità e rinforzo al partenariato, al dialogo con i territori. Un grande racconto di autocoscienza collettiva, di visione e di proiezione nel futuro che può e deve tradursi in una carta delle vocazioni e della missione dei centri delle aree interne. L’azione di rinforzo e di revisione dei processi decisionali e partecipativi richiede uno straordinario cambiamento dell’impianto organizzativo regionale. La ‘struttura di missione dedicata’ può essere reinventata allargandola a contributi Anci e Upi e delle forze sociali. Una crescita in termini di co-progettazione, agganciando in modo permanente rappresentanze ministeriali ed europee. Si impongono nuovi modelli trasformativi della rete degli Enti Locali. Proprio come ha disegnato il recente accordo Associazione Nazionale Comuni d’Italia- Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il punto cruciale è arricchire e trasferire competenze per  corroborare  la qualità dei progetti  locali nei settori strategici delle infrastrutture digitali, della tutela del territorio, dell’ammodernamento dei servizi sanitari.

L’immagine è di una grande ed allargata Pubblica Amministrazione capace di sfidarsi per rianimare un nuovo ciclo di sviluppo. Una cooperazione originale tra Stato- Ministeri e rete pubblica (es Consip, Invitalia Sogei, Terna) con la definizione di prototipi progettuali riguardanti grandi aree interregionali, seguendo gli itinerari Zes.

L’innesco di questo formidabile processo di evoluzione, oltre un paventato effetto di ‘sgocciolamento’ (A. Bonomi) delle risorse europee non può che derivare da un maggiore coinvolgimento delle Regioni. Un intervento rivendicato al fine di evitare collisioni e sovrapposizioni, secondo un principio di complementarietà e programmazione. “Un protagonismo regionale” traduce Vincenzo Tortorelli Segretario regionale Uil, in funzione anche di ‘regia territoriale’, con politiche proprie, investendo e scommettendo su di un modello partecipativo per far sì che il Pnrr sia il progetto di molti e non solo di pochi.

Giancarlo Vainieri Responsabile Cssel (Centro Studi Sociali e del Lavoro) – UIL Basilicata

 

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