Viggiano, capitale italiana del petrolio, patrimonio dell’Unesco

Tutto il rispetto per il culto della Madonna e per ciò che rappresenta agli occhi dei fedeli, ma ci sarebbe un problema

“Le tradizioni e il culto della Madonna nera del Sacro monte di Viggiano si candidano a diventare Patrimonio Unesco”. Questa il lancio apparso oggi sul sito della Tgr Basilicata seguito da un ampio servizio. Tutto il rispetto per il culto della Madonna e per ciò che rappresenta agli occhi dei fedeli. Ma abbiamo un serio problema, Houston! Viggiano è soprattutto la capitale lucana (e italiana) delle estrazioni petrolifere. Da oltre 20 anni. E’ il cuore dello sfruttamento del greggio made in Basilicata. Uno sfruttamento sotto la lente dell’Antimafia per disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Di “nero” a Viggiano c’è il petrolio, vero totem culturale ed economico che frutta nelle casse comunali del piccolo centro della Val d’Agri, milioni di euro (solo di royalties dirette) per uno sviluppo mai neanche delineato.

“Questo progetto può attirare turisti e fedeli e può portarci ben oltre i confini della Basilicata”, afferma ai microfoni Rai, sprizzando euforia da tutti i pori, il sindaco attuale, Amedeo Cicala, fratello dell’altro Cicala, (Carmine), presidente del Consiglio regionale e al centro di una disputa politica legata proprio alla sua ‘riconferma’. Ma al di là delle beghe politiche e di famiglia, evidentemente il “petrolio” ha pagato bene in termini di visibilità per gli amministratori di casa a Viggiano e dintorni.

Dai tempi del governatore De Filippo (di Sant’Arcangelo) ad oggi, Viggiano ha portato bene ai ‘politici’. Ha garantito voti, costruendo carriere. Ha portato nulla ai cittadini però. Alle prese con un’aria irrespirabile e interi quartieri, come contrada Le Vigne, del tutto acquistati dalla multinazionale Eni perché ormai tutto era svalutato. Allevamenti di pregio e vino doc dell’Alta val d’Agri, ad esempio. Prodotti che ormai i buyers non comprano più perché ci sono decine di pozzi di petrolio nella zona. C’è la diga del Pertusillo, alle prese con problemi ormai atavici di inquinamento.

Anche i giovani sono fuggiti dalla capitale italiana del petrolio. Nonostante i fiumi di royalties che in 20 anni ne hanno solo certificato una debacle difficile da negare. E questo è un fatto. Le inchieste della magistratura faranno il loro corso, con gli stuoli di avvocati pagati da Eni in grado di ribaltare qualsiasi scenario. Bravi loro. Ma nel frattempo c’è un altro motivo che in futuro potrà rendere orgogliosi gli abitanti del posto: il sentiero religioso della Madonna nera, con un “abile progetto” già presentato da istituzioni locali e regionali, e in attesa di vagliatura. Non ci resta che concludere con le celebri parole del Manzoni, destinate a Napoleone. ‘Fu vera gloria?’ In questo caso ‘ai lucani l’ardua sentenza’!