“Scanzano infangata da pseudo giornalismo”

Le voci della città profonda che non vuole riconoscere i suoi mali

“Sono residente a Scanzano jonico, splendida cittadina della Basilicata, a forte vocazione turistica e agricola, ma purtroppo infangata, ‘a torto’ con l’appellativo di ‘mafiosa’ e ‘violenta’”. E ancora: “Quando leggete articoli o vedete video che asseriscono tali cose, non credete ad una sola parola”. 

Ecco la Scanzano profonda. Non importa chi abbia pubblicato il post, che ci è stato inviato. Preoccupano molto di più i commenti a condivisione di quelle parole.  “È tutto frutto di una vera e propria azione denigratoria, di pseudogiornalismo”, mette in guardia quel post su fb, di alcuni giorni fa. Eccoci al punto. Nella Casale raccontata da Saviano, era Saviano “il pagliaccio, l’infame” da additare all’opinione pubblica del luogo. Nel suo piccolo, la Scanzano che ‘rifiuta’ di guardare agli incendi criminali, all’escalation degli ultimi giorni, presenta un humus culturale che non fa ben sperare. Perché le inchieste, della magistratura come della stampa, diventano, per paradosso, il problema.

Mentre l’acquiescenza e il sorriso al mafioso di turno cosa sono, il lasciapassare per non vedersi toccate le “attività” turistiche e commerciali? In questa mentalità si annida il sonno di Scanzano che non vuole fare i conti con i suoi mali. “Vi invito a visitare le nostre spiagge, i nostri siti archeologici e a degustare la nostra cucina”, si legge ancora in quel post. Già, come dire: visitare la spiaggia, ma un po’ come gli struzzi, tenendo sempre la testa un po’ sotto la sabbia. Non si deve sapere che in 10 giorni ci sono stati 4 incendi (3 a lidi e uno ad un magazzino dell’ortofrutta). E non si deve sapere che è in corso, proprio nelle settimane a venire, un processo a carico dei presunti affiliati del clan Schettino, 16 in tutto i sodali. E non si deve sapere neanche che a pochi passi dalla spiaggia, qualche mese fa è stato abbattuto uno stabile abusivo riconducibile ad un affiliato del clan Scarci. Questo non si deve sapere.

Al prossimo rogo, a chi toccherà piangere e magari ricredersi? È attraverso la negazione del male, che si risolve il problema o con la presa di coscienza? Queste le forche caudine sotto cui anche la ‘Scanzano profonda’, fatta di persone “accoglienti” e “laboriose”, dovrà passare. A meno di non voler addebitare le causa dei propri morbi alla “magistratura” o peggio ancora allo “pseudogiornalismo”. Coprire il rogo (eufemismo) con la tosse, non cancella il cattivo odore. Che avanza, purtroppo, sempre più minaccioso.