La Basilicata si muove dalla parte opposta dello sviluppo: è l’acqua la risorsa strategica

Ormai con i padroni veri della Basilicata non abbiamo neanche più un contratto a mezzadria, li lasciamo coltivare le nostre risorse con i loro metodi predatori in cambio di una piccola parte del raccolto. E siamo anche capaci di inchinarci ai vari Tavares, Descalzi e francesi di turno per la loro finta benevolenza

“L’incremento del valore della produzione dell’estrattivo, sostenuto dai rincari degli idrocarburi, in Basilicata rappresenta un punto di forza su cui puntiamo molto per generare e accelerare la crescita economica. Un vantaggio questo di non poco conto”. Lo dice Bardi a margine della presentazione del Rapporto annuale della Banca d’Italia sull’andamento delle economie regionali, illustrato stamane.

Traduciamo. I lucani devono essere felici del rincaro del prezzo degli idrocarburi e pazienza se alla pompa bisogna mettersi le mani nei capelli anche perché è inutile metterle nelle tasche vuote. Se la nostra economia dipende dall’aumento del costo dei carburanti siamo messi molto male. D’altronde non c’è da meravigliarsi, ormai il bilancio regionale, al netto delle risorse pubbliche, è legato al filo delle royalties petrolifere.

Il presidente della Regione ha finalmente chiarito fino in fondo a quale cultura economica fa riferimento anche questa maggioranza di governo: quella della crescita e del Pil, che marginalizza ormai da decenni la cultura dello sviluppo. Metanizzare, regalare il gas, arricchire ulteriormente le compagnie petrolifere, cambio di passo nelle politiche energetiche, vale a dire nuove autorizzazioni alla speculazione eolica e fotovoltaica. Il rapporto Bankitalia segnala, contrariamente alle esultanze di Bardi, che una delle criticità dell’economia lucana è legata al rincaro dei prezzi dei prodotti energetici, oltre che alla guerra in Ucraina. E mentre i petrolieri fanno mega profitti la Regione prende l’elemosina del gas e la distribuisce indiscriminatamente a chiunque abbia un fornello a metano. E con chi non ha il metano che si fa? Semplice, si metanizza.

Il recupero parziale degli indicatori economici pre pandemia è da inquadrare in una contingenza emotiva post pandemia. Al risveglio, già in atto, i lucani si renderanno conto di essere più poveri e immiseriti dal depauperamento delle risorse del futuro. L’acqua, per esempio, e solo per esempio. La crisi idrica di queste settimane e la minacciosa siccità che colpisce le produzioni agricole, danno ragione di una cecità nelle strategie (inesistenti) di sviluppo della Regione Basilicata. È l’acqua una delle risorse fondamentali della nostra regione, il petrolio appartiene alle multinazionali, al di là della retorica. Bisogna evitare di disperdere ulteriormente l’oro blu regalandolo alle compagnie petrolifere e alle multinazionali dell’imbottigliamento. Bisogna con urgenza intervenire seriamente sull’ammodernamento della rete idrica. Seriamente perché? Perché dopo anni di ingenti risorse impiegate, la dispersione di acqua e la vetustà del sistema di distribuzione restano una criticità gravissima. E questo fa il gioco di vorrebbe privatizzare l’acqua. Il carrozzone Acquedotto Lucano è esso stesso un colabrodo.

Continua a mancare una visione e si naviga a vista, anzi si procede sulle traiettorie dei punti di vista dei singoli esponenti di partito. Incentivi inutili, distribuzione di risorse a casaccio, gas per tutti, iniziative finalizzate al consenso elettorale. Niente di nuovo. Ormai con i padroni veri della Basilicata non abbiamo neanche più un contratto a mezzadria, li lasciamo coltivare le nostre risorse con i loro metodi predatori in cambio di una piccola parte del raccolto. E siamo anche capaci di inchinarci a Terna spa, ai vari Tavares, Descalzi e francesi di turno e ai signori della speculazione dell’eolico selvaggio, per la loro finta benevolenza. Non disperdiamo il resto del patrimonio che ci rimane, i tempi che attraversiamo ci suggeriscono direzioni diverse da quelle intraprese dal governo regionale.