Stellantis Melfi: “70mila euro e 5 anni di accompagnamento alla pensione”

La mossa del cavallo della multinazionale fatta recapitare in via informale: riduzione a “3 mila operai” e un nuovo modello ‘Peugeot’ elettrico da mettere a punto “tra un anno e mezzo”

Indiscrezioni: La mossa del cavallo della multinazionale, fatta recapitare in via informale, dai sindacati ‘centristi’ agli operai di Melfi. Si parlerebbe anche della riduzione a “3 mila operai” e di un nuovo modello ‘Peugeot’ elettrico da mettere a punto “tra un anno e mezzo”.

Settimane di lavoro a singhiozzo e di cassa integrazione. Nel frattempo dai sindacati ‘centristi’ e più vicini alla multinazionale iniziano a piovere voci direttamente sugli operai. In gergo giornalistico si chiamerebbero balloon d’essai, voci fatte circolare proprio per verificare il numero di operai disposti ad accettare. Un gioco delle parti. Sempre commissionato dai vertici aziendali.

Ma le voci sono certificate, raccontate. Negli ultimi giorni, prima del semaforo rosso di giovedì scorso, (altri 10 giorni di stop nel frattempo decretati dalla multinazionale), vertici sindacali hanno avvicinato operai e la proposta, sarebbe partita subito, a viso aperto. Secondo questa voce, si parlerebbe già di “schema primario” da cui si ripartirà a settembre prossimo.

E sarebbe proposto, nel prossimo autunno, un piano per la fuoriuscita degli ultracinquantenni. Settantamila euro, più Tfr e 5 anni di accompagnamento alla pensione. “L’obiettivo – inoltre – sarebbe di passare in due anni a 3mila operai (da 7mila) e il lancio di una nuova auto che avrebbe tutti i crismi della ‘Peugeot’ e che sarebbe un elettrica”, ci dice uno degli operai.

Il lancio del nuovo modello partirebbe entro un anno e mezzo, quindi alla vigilia del 2024, che è l’anno in cui la multinazionale aveva già annunciato la partenza di 4 nuovi modelli col passaggio deciso verso ‘l’elettrico’. “Cosa ce ne frega. Per noi che siamo sui 55 anni a questo punto accetteremo senza farci altri scrupoli”. Questa la testimonianza che ci è appena giunta. Una risposta e uno scenario che aprono nuovi interrogativi sul futuro dell’automotive made in Melfi e che lascerebbero con armi spuntate anche la governance politica lucana.

A meno che non venga espressa la voglia, e l’interesse della multinazionale (con la testa francese), di salvare un comparto sempre più in forse. Non solo in Basilicata, ma in tutta Italia. Tra semiconduttori e calo delle vendite nell’ultimo mese, e ricatto occupazionale sempre più pressante verso le maestranze che operano da tanti anni a S. Nicola di Melfi. E negli stabilimenti ‘fratelli’ presenti nella penisola. Attendiamo news provenienti ‘dall’alto’!

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