Mario Draghi e le allegre comari: a rischio il destino del Sud e dell’intero Paese

Siamo alla mercé di una borghesia del Nord impaurita, chiusa nel proprio guscio, incapace di visione tanto da affidare le proprie speranze agli ottantenni

Siamo ormai a fine legislatura, mese più mese meno, e credo sia opportuno interrogarsi su cosa sia successo in questo che è stato, forse, il quinquennio più complicato dall’inizio della storia repubblicana.

L’inizio della fine

Partiamo dall’inizio della fine. A dicembre 2021 all’inaugurazione annuale della stagione scaligera, la borghesia milanese tributò una standing ovation a Sergio Matterella invocando il BIS. L’omaggio a un presidente di 80 anni a fine settennato era dovuto, chiedere il BIS mi sembrò il segno di una borghesia impaurita, chiusa nel proprio guscio, incapace di visione tanto da affidare le proprie speranze a un ottantenne.

Qualche mese prima, a settembre 2021, Confindustria, un corpo sociale contiguo alla borghesia milanese e dedito ai propri interessi e non a quelli del Paese, tributò analoga ovazione a Mario Draghi: 75 anni.

A fine gennaio 2022 Giuliano Amato, 83 anni, venne eletto presidente della Corte Costituzionale. I media del salotto buono della finanza, che è un altro pezzo dello stesso corpaccione, ci spiegavano quanto fossimo fortunati ad avere il ‘dottor sottile’ in questo ganglio vitale per il nostro ordinamento democratico.

Da un punto di vista umano, mi fa specie che dopo una certa età ci si senta indispensabili invece di prepararsi all’esito finale della propria esistenza e di lasciare il passo a chi ha prospettive più durature. Persino Leonardo Del Vecchio, 87 anni, ha dovuto cedere. Per carità si tratta di sensibilità e scelte personali. Ma che un intero Paese si metta con cieca fiducia nelle mani di ottantenni sfidando le leggi della natura, prima ancora che della Costituzione, mi lascia sgomento.

Gli istinti predatori del Nord

Pochi giorni fa, Mariastella Gelmini gongolava annunciano il DDL sulla autonomia differenziata. Nuovamente è quel che rimane della ‘razza padrona’ del Nord, affine a Letta, PDNord, e alla Lega a spingere senza rendersi conto che, per come è stata impostata, si tratta di una secessione di fatto. Si parla di residuo fiscale senza comprendere il significato della concettualizzazione del Nobel James Buchanan, che spiega i presupposti della ineluttabilità di questo residuo in una unica comunità politica ed economica. Da un punto di vista diverso sono gli stessi principi base di ogni costituzione. Un DDL di palese incostituzionalità, frutto di un miope istinto predatorio su base localistica. Per inciso e che sia chiaro: per il Sud meglio la secessione di questo DDL.

Dal 2018, anno del risultato elettorale che stravolse tutti gli equilibri politici consolidati, partì un uso spregiudicato delle  massime Istituzioni, a partire dal presidente Mattarella, che invece di garantire il rispetto della volontà popolare ha avuto come unico faro la salvaguardia dei ceti sociali che hanno prodotto, con il loro egoismo di classe e territoriali, i disastri economici della seconda repubblica lasciando senza rappresentanza democratica la rivolta del Paese espressa nelle elezioni con il voto al M5S.

A luglio 2020 Giuseppe Conte compì l’errore più tragico che potesse fare un presidente del consiglio italiano: difendere gli interessi del Paese in Europa, cosa mai vista prima, ottenendo un recovery fund di 209 miliardi di euro.

Beppe Sala, Gori, Zaia, Fontana, e persino l’inconsistente pentastellato Buffagni, con i loro dante causa misero immediatamente gli occhi su quella montagna di denari che mai doveva sfuggire alle loro grinfie. E quindi ‘se parte Milano parte il Paese’, ‘ se in Sud non spende quei soldi che si diano al Nord’ e via dicendo con i soliti luoghi comuni.

Terminator Mario

Ancora una volta gli interessi della più miope, incolta e predatoria classe dirigente che abbia mai avuto l’Italia andavano soddisfatti e chi meglio di Mario Draghi che già aveva dimostrato di sapere da che parte stare?

A partire dall’acquisto dei derivati di Morgan Stanley, quando era direttore generale del tesoro e che pesano ancora oggi sui conti pubblici per miliardi. Poi le privatizzazioni selvagge, come Autostrade e Telecom, di cui i salotti buoni della finanza e del capitalismo amorale nostrano e oltralpe sono ancora grati. Segue l’autorizzazione all’acquisto di Antonveneta data a Montepaschi come Governatore di Bankit, che ha salvato il sedere a molti azionisti del Nord Est ma ha affossato la banca più vecchia d’Europa. C’è il capolavoro della lettera con i compitini assegnati al Governo Berlusconi e attuate da Monti e che, secondo quanto contenuto nel PNR del governo Gentiloni, ci è costata 300 miliardi di euro di PIL solo dal 2012 al 2015 . Qui non si capisce veramente se per insipienza o per subordinare il belpaese a quelle che Sergio Mattarella nel suo discorso di inaugurazione del secondo settennato ha definito: “Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico gettando una cupa ombra sulla sovranità del Paese e sulla sua indipendenza democratica.” Affermazioni di una inaudita gravità passate sottobanco e mai chiarite.

Per carità di patria non parlo della Grecia e di come Draghi usò la BCE come fosse una clava per massacrare un popolo pacifico e fratello.

La Coop del gas

La qualità umana dell’uomo si è vista quando fallì la ‘missione Quirinale’. Un atteggiamento di autopromozione e ricatto al Paese, meglio ai suoi dante causa, francamente mai visto neanche nei bassifondi della nostra scassata Repubblica.

Oggi, da sostituto di Conte, fa una politica estera che non possiamo permetterci. Appoggia un piano di sanzioni che sembra fatto più per penalizzare l’Italia che la Russia. Quando ci fu la Brexit Francia e Germania si sentirono penalizzate e chiesero un fondo di compensazione. Oggi con le ‘auto sanzioni’ siamo noi a essere penalizzati ma Santomariosubito riesce solo a belare con la richiesta di tetto al prezzo del gas snobbata da tutti. Una richiesta ridicola e che potrebbe funzionare solo in un mercato dove l’unico venditore è la Russia e dove l’unico compratore sono gli stati europei. Con il tetto della ‘Coop del gas‘ europea a beneficiarne sarebbero la Cina e l’India e il resto dei BRICS. Non contento di cotanto impegno dopo aver sistemato i suoi simili, tra cui il nipote di Sergio Mattarella, nei ruoli chiave della pubblica economia sta provocando il fallimento di imprese edilizie che hanno l’unica colpa di aver creduto nello Stato, che in 6 mesi ha varato 16 norme diverse, e poi le gaffe come “Erdogan dittatore” come ciliegina sulla torta.  Daje e daje, poiché ai mercati interessa la pecunia e non le chiacchiere anche se le fa il Migliore dei migliori, lo spread va alle stelle: oltre 200.

Le allegre comari

Gli unici interessi che rappresenta e difende Draghi sono, come da sempre nella sua storia personale, quelli dei più forti che sono i suoi dante causa. La buona immagine di Draghi deriva solo dalla narrazione omissiva fatta dai media dei salotti buoni e dal loro braccio politico: il PD. Nessuna democrazia liberale può reggere a lungo a tutto questo. 

Dulcis in fundo la vicenda Draghi – Grillo che sembra, giorno dopo giorno, tratteggiare i contorni di un golpe bianco. Ogni segretario politico, con un minimo di dignità, dovrebbe chiedere fosse chiarita. Invece viene ridotto tutto a un problema interno al M5S. Questi leader, o presunti tali, non si rendono conto del baratro in cui stanno spingendo la democrazia. O forse sì. Il loro obiettivo è eliminare il suffragio universale perché, come dice Calenda, è il popolo che non studia e vota male perché non capisce la grandezza del disegno dei draghiani: fare piovere sempre sul bagnato.

Nella conferenza stampa di Draghi di giovedì scorso quello che emerge tra lui e Grillo, invece della regia golpista, è solo la miseria umana dei due e lo spettegolare malevolo tra vecchie e allegre comari. Sarà perché Conte lasciò lo spread a 90? Divertitevi a vedere l’andamento quotidiano dello spread negli ultimi 10 anni se avete dubbi, cliccando qui.

Il precipizio

Ultima nota riguarda il presidente Sergio Mattarella. Non credo che la Storia riserverà un lusinghiero giudizio sul suo operato e sulla sua continua forzatura dei dettati costituzionali.

In questo quadro la democrazia è veramente a rischio, la gente non vota più perché si sente presa in giro e ha capito che questo miscuglio di salotti buoni, informazione, PD brigherà sempre per stravolgere a proprio favore il risultato elettorale. Non c’è più nessuno che possa incanalare i giusti sentimenti di rabbia e protesta.

Urge uno scatto di orgoglio e di democrazia che allo stato può compiere solo Conte o denunciando tutto ciò alla pubblica opinione e sfiduciando in modo chiaro non solo Draghi ma anche Grillo o lasciando il M5S al suo fondatore e distruttore al suo destino, ammesso che non sia già tardi.

Pietro De Sarlo, economista e scrittore