Ministero della Cultura, stato di agitazione “contro degrado organizzativo”

Personale ridotto al lumicino anche in Basilicata, importanti presidi a rischio chiusura

Di seguito la nota di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa Basilicata sullo stato di agitazione dei dipendenti del ministero della Cultura.

“La giornata del 4 luglio segna l’inizio di una mobilitazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del Mic contro l’inammissibile situazione di degrado organizzativo di tutti i cicli lavorativi interni al ministero. I governi e il ministro stanno affrontando con indifferenza i nodi strutturali del declino del lavoro all’interno del Ministero, la salvaguardia del patrimonio culturale, la tutela del nostro paesaggio, dei nostri luoghi della cultura, dell’immenso patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico e documentale oggi seriamente a rischio a causa di mancati investimenti sull’innovazione organizzativa e occupazionali. Il presidio dei sindacati organizzato oggi a Roma con le lavoratrici e i lavoratori del ministero della Cultura, intende infatti richiamare la politica alle sue responsabilità, a fare un atto di coraggio e di riflessione sulle scelte organizzative sbagliate, sulla mancata programmazione delle assunzioni e dei fabbisogni, sulla totale mancanza di tutele per i lavoratori esternalizzati, sul degrado dei livelli qualitativi dei servizi offerti ai cittadini ovvero su decine di luoghi della cultura chiusi al pubblico.

I sindacati chiedono un confronto immediato con il ministro Franceschini sul piano di assunzioni straordinario, attuazione del Pnrr, attuazione del nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro e dei progetti di innovazione organizzativa legati alla digitalizzazione. Attualmente è stato impiegato meno della metà delle risorse del budget ordinario teoricamente disponibile per il ministero sulla base del conteggio del turnover al 31 dicembre 2021, è bloccato lo scorrimento della graduatoria del concorso Afav, comprensiva degli idonei ed è bloccato l’avvio immediato dei concorsi autorizzati, con la previsione di riserve per il personale interno e per i contratti flessibili e l’ampliamento delle previsioni numeriche a copertura delle attuali carenze che inevitabilmente porteranno alla chiusura di siti di interesse storico / culturale rilevante. In Basilicata il personale della Soprintendenza Archeologica conta attualmente 61 unità (un tempo erano circa 300), la direzione regionale dei Musei 83 unità con un fabbisogno pari al doppio. Si pensi al Museo di Muro Lucano che nel 2023 rischia la chiusura perché non avrà più personale, al parco Archeologico di Venosa costretto a una chiusura pomeridiana in alcuni periodi dell’anno per carenza di personale; al parco di Grumento che si avvale della collaborazione di dipendenti comunali pur di mantenere le aperture. Per non parlare della Soprintendenza Archivistica che conta solo quattro unità, del segretariato che ne ha solo dodici, dell’Archivio di Stato e della Biblioteca nazionale che hanno un organico ridotto ai minimi storici e dove, a brevissimo, andranno in pensione ulteriori lavoratori.

Abbiamo più volte denunciato come la grave situazione di carenze negli organici delle Soprintendenze rischi seriamente di non far raggiungere al Ministero gli obiettivi contenuti nel PNRR. Piano che vede il MIC impegnato su un duplice fronte: da un lato l’emissione di pareri sui vincoli paesaggistici sui progetti di transizione ecologica in capo ad altri Enti, dall’altro rispetto all’attuazione dei progetti direttamente in capo al Ministero, che prevedono una spesa complessiva di 6 miliardi e mezzo di euro entro il 2026. Le risposte avute sono del tutto insufficienti: solo un piano di incentivazione del lavoro straordinario e nessuna risposta occupazionale. La conseguenza è un rilevantissimo carico istruttorio sui pochi funzionari delle Soprintendenze Territoriali. Si pensi alla SaBAP di Basilicata che ad oggi conta 70 unità di personale contro i 200 del 2018 e con soli 2 archeologi e 2 architetti chiamati a gestire 130 Comuni. Appare evidente che in questa situazione non ci sono le condizioni organizzative utili a raggiungere gli obiettivi di spesa previsti dal PNRR ordinario annuale. E’ necessario un impegno serio e concreto ad affrontare questa situazione con misure concrete sul piano organizzativo ed investimenti straordinari su quello occupazionale.

Il periodo della pandemia, che ha comportato un diffuso utilizzo dello smart working emergenziale, poteva essere una utile occasione per intervenire sui processi di semplificazione organizzativa legati alla digitalizzazione, ai fini di una semplificazione dei procedimenti burocratici e di una velocizzazione nelle risposte alle istanze dei cittadini. Nulla di tutto questo è avvenuto, il Mic è rimasto all’anno zero e non si è rivelato in grado di applicare nemmeno le nuove norme contrattuali che disciplinano il lavoro da remoto. Intervenendo su questa materia con un atto unilaterale emanato in pieno contrasto con le norme contrattuali e del tutto privo di una visione strategica sull’innovazione organizzativa. Si chiede l’immediato ritiro di questa disposizione e l’avvio di un confronto che impegni l’Amministrazione ad un piano di investimenti straordinario sulla digitalizzazione delle prassi amministrative interne e ad una adeguata e coerente regolamentazione delle forme di lavoro da remoto. Allo stesso tempo si chiede un impegno concreto alla piena applicazione di tutti i nuovi istituti contrattuali, a partire dall’applicazione del nuovo ordinamento professionale per finire all’attuazione delle progressioni economiche e di quelle giuridiche tra le aree del personale, compreso lo scorrimento dell’attuale graduatoria interna.

Questi sono i punti della vertenza nazionale su cui FP CGIL, CISL FP e UIL PA chiedono di aprire un confronto reale e costruttivo con il ministro. Se non si avranno risposte la mobilitazione nazionale assumerà ogni iniziativa utile a portare all’attenzione dei cittadini e dell’opinione pubblica la gravità di questa situazione. Al momento la nostra indicazione concreta verterà sul blocco del lavoro straordinario, che annunceremo con una nota specifica all’amministrazione e con indicazioni ai lavoratori, valuteremo sulla base del riscontro che otterremo nell’immediato le ulteriori iniziative, compreso l’avvio delle procedure di conciliazione previste dalla legge ai fini della proclamazione di una giornata di sciopero nazionale.