Sanità, “servizio 118 al collasso”

Cgil: "si intervenga subito su carenza di mezzi e personale, la Regione e l’Asp convochino il sindacato"

Riceviamo e pubblichiamo una nota inviata dalla Fp Cgil.

Una situazione disastrosa. Non ci sono altre parole per definire quanto sta vivendo il servizio di emergenza urgenza. Una, due ambulanze con medico a bordo su tutta la provincia, postazioni chiuse per carenza di infermieri e impossibilità a fare i turni (nella notte tra domenica e lunedì ben 4 postazioni India chiuse), difficoltà a trovare ambulanze libere per gli interventi (qualche giorno fa è dovuta partire un’ambulanza da Irsina per un soccorso su Potenza).

Alle numerosissime chiamate “ordinarie”, che nel periodo estivo si intensificano, si aggiungono le tante e spesso improprie chiamate per Covid. I pazienti, riscontrando sempre maggiori difficoltà a contattare le Usco, trovano nel 118 la soluzione. A intervenire – nella quasi totalità dei casi per la carenza, quasi assenza, potremmo dire, dei medici – sono le ambulanze infermieristiche. Senza valutazione medica, gli infermieri, nella stragrande maggioranza dei casi, si trovano costretti a ospedalizzare su Potenza o su Matera, impegnando per diverse ore i mezzi, poiché bisogna considerare, oltre al tragitto andata e ritorno, anche i tempi per la sanificazione. Ciò comporta anche un incremento di ricoveri evitabili. Il livello di stress in centrale operativa è elevatissimo, con gli operatori che faticano a gestire le esigue risorse umane e di mezzi. A tutto ciò si aggiunga l’emersione di sempre nuovi e più numerosi casi di Covid tra il personale. Il Dipartimento emergenza urgenza è al collasso e servono interventi urgenti per mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari.

È necessario rimettere in piedi un efficiente servizio Usca per la gestione dei pazienti Covid positivi e ripensare un coordinamento tra le unità di continuità assistenziale e il 118. È indispensabile trovare tutte le soluzioni possibili per reperire con celerità nuovi medici, partendo dalla stabilizzazione del personale convenzionato, facendo ogni sforzo possibile affinché questi professionisti non solo arrivino, ma non vadano via. È imprescindibile porre attenzione al personale del comparto: soprattutto nei servizi che stanno combattendo da oltre due anni in prima linea il covid, ci sono i precari. Abbiamo da un lato il personale che ha maturato i requisiti per la stabilizzazione Covid e se è pur vero che la Regione ha stabilito i criteri per l’assunzione di questo personale, proprio nell’Asp si rischia, almeno per il 2022, di non poter stabilizzare se non un esiguo 10%, spingendo professionisti formati a lasciare l’azienda per soluzioni di stabilità più rapide. Avevamo posto criticità alla Regione sui numeri, ma siamo rimasti inascoltati. Dall’altro lato abbiamo personale, come quello interinale, che non è stato proprio tenuto in considerazione per criteri di stabilizzazione e per alcuni dei quali (gli autisti di ambulanza) l’Asp ha fatto un avviso pubblico che abbiamo contestato nel merito, chiedendo modifiche non intervenute. Dall’altro ancora c’è personale, come gli autisti Usco, che lavora per servizi che chiediamo vengano reinternalizzati.

Una miriade di problemi che se non affrontati con immediatezza e decisione, rischiano di fare esplodere il sistema in un periodo in cui bisogna fare i conti con ferie estive, una intensificazione delle richieste di soccorso legata anche al turismo e agli eventi estivi e un inaspettato exploit di casi Covid. Chiediamo la convocazione di un incontro con la Regione Basilicata e l’azienda sanitaria per provare ad affrontare e dirimere le gravi criticità segnalate, per provare a ridare la giusta serenità e stabilità lavorativa al personale e una adeguata assistenza ai lucani.

Giuliana Pia Scarano e Sandra Guglielmi