Basilicata, ecco chi è il capolista al Senato imposto da Giuseppe Conte

Mario Turco, vice presidente del M5S, tra i fedelissimi dell’ex premier: un candidato che dovrebbe schiarire alcune ombre

Mario Turco, 54 anni, di Taranto, dottore commercialista. Ha svolto attività di consulente e perito presso l’Autorità giudiziaria (civile e penale) su tematiche contabili e per reati societari e fallimentari per diverse Procure della Repubblica ed ha ricoperto incarichi di curatore fallimentare e di commissario giudiziale presso diversi Tribunali. Ha ricoperto incarichi di Presidente di Collegio sindacale e di Sindaco effettivo presso Enti pubblici, istituti di credito e società di capitali.

Alle elezioni politiche del 2018 viene eletto al Senato della Repubblica, nelle liste del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Puglia nel collegio di Taranto. Dal 16 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 ha ricoperto l’incarico di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alla programmazione economica e agli investimenti, all’interno del Governo Conte II. Il 21 ottobre 2021 viene nominato da Giuseppe Conte Vicepresidente del Movimento 5 Stelle. Oggi è candidato capolista al senato per il M5S in Basilicata e Puglia.

Quella sparatoria a Taranto

Intorno alle quattro della notte del 23 maggio 2017, ignoti esplodono numerosi colpi di pistola contro la porta d’ingresso dello studio professionale di consulenza tributaria e del lavoro del dr. Mario Turco, noto professionista. Quattro proiettili colpiscono e danneggiano il portone, mentre altri due si sono conficcati sulla parete. Una vicenda mai chiarita fino in fondo, di cui Turco sarebbe stato vittima.

La masseria comprata all’asta

È lui il protagonista di un’opaca vicenda legata alla vendita all’asta della Masseria Galeota, sulla litoranea jonico-salentina, a Leporano, ad appena 8 chilometri da Taranto, ubicata ai piedi del Parco archeologico di Saturo. Un bel posto anche se sullo sfondo, guardando verso Taranto, emerge quel mostro dell’impianto siderurgico ex Ilva. Qui il nostro articolo del novembre 2019. Al momento l’ex proprietario della masseria è in mezzo alla strada, mentre la famiglia di Turco ne è proprietaria. L’accusa di turbativa d’asta a carico del pentastellato è stata, al momento, archiviata. Intanto Mario Turco ha fatto carriera proprio in quel Movimento che sulle aste giudiziarie a Taranto aveva presentato alcune interrogazioni.

E’ il 7 novembre 2018, il senatore Arnaldo Lomuti, insieme ad altri quattro suoi colleghi, – tutti del M5S – presenta un’interrogazione al ministro della Giustizia: …si chiede di sapere se ricorrano i motivi per intraprendere le opportune iniziative ispettive previste dall’ordinamento presso gli organi deputati all’applicazione del diritto e al funzionamento della giustizia nel tarantino e nel potentino, con particolare riferimento al Tribunale di Taranto, alla Procura di Taranto, alla sezione distaccata di Taranto della Corte di appello, al Tribunale di Potenza e alla Procura di Potenza…

Si tratta della questione aste giudiziarie nel Tarantino e delle anomalie segnalate da decine di cittadini che accusano i giudici tarantini e potentini di malfunzionamento della giustizia nel quadro delle esecuzioni immobiliari. I senatori interroganti segnalano casi emblematici di cittadini che lamentano procedure anomale, se non illegittime, da parte degli organi decidenti e di loro ausiliari, appartenenti al Tribunale di Taranto. Le doglianze – scrivono gli interroganti – riguardano vendite a prezzo vile, mancato rispetto delle procedure, rigetto di ricorsi giuridicamente immotivati o con anomala repentinità, quasi inesistenza di turnazione dei magistrati che si occupano di aste, denunce (anche penali) inerenti a un vero e proprio “sistema” aste nel Tribunale tarantino, condotte discutibili o inclini a favorire le banche.

Casi dei quali Basilicata24 si è occupato con dovizia di particolari. Scrivono infatti i senatori del M5S: la gravità dei fatti è stata evidenziata anche dalla testata on line “Basilicata24” attraverso un articolo del 4 novembre 2016, che, descrivendo il sistema illegale di gestione delle procedure delle aste fallimentari, ha finanche prodotto un video di conversazione avvenuta presuntivamente nello studio di un curatore fallimentare, da cui si ricaverebbe che un ausiliario di un magistrato avrebbe richiesto all’imprenditore, per conto del magistrato, una somma di denaro di circa 20.000 euro per chiudere ogni questione, con tanto di fissazione di incontro successivo con il magistrato stesso presso il quarto piano del Tribunale di Taranto; sempre la testata on line lucana, nelle date del 18 marzo 2017 e 20 marzo 2018, ha pubblicato due interviste all’avvocato Anna Maria Caramia, del foro di Taranto, simbolo delle denunce riportate nel presente atto di sindacato ispettivo riguardanti i tribunali di Taranto e Potenza, nelle quali, oltre a riportare alcuni dei casi già descritti, si evidenzia un’evoluzione in peius della situazione. Qui l’interrogazione

Ancor prima di Arnaldo Lomuti, nel 2016, quindici senatori del M5S avevano messo in evidenza, in due interrogazioni, quelle che erano le criticità da accertare relativamente alle aste immobiliari al tribunale di Taranto. Ma tutte queste interrogazioni a che cosa sono servite?

Intanto Enzo Papa, la vittima dell’asta, dichiarava: “Non ho più niente, mi hanno portato via la mia masseria, la mia vita. Mi incatenerò davanti al ministero della Giustizia, non ho più nulla da perdere”. Lo raccontava con le lacrime agli occhi nel vedere i sigilli giudiziari apposti al suo sogno e alla sua casa. Nel 2021 Papa protesta davanti al Ministero di Grazia e Giustizia. Tutta la storia della Masseria all’asta potete leggerla qui. 

Ma che fine fa la masseria? Nelle mani di parenti di discussi personaggi

Acquistata all’asta, il 17 gennaio 2019, dal senatore Mario Turco, viene ceduta alla madre Grazia Peluso, la quale la concede in fitto alla Monkey Island Group srl. La Monkey sarebbe stata costituita 6 giorni prima dell’asta. I passaggi tra Turco, la madre e la cessione alla Monkey avvengono nell’arco di 24 mesi circa. La Monkey viene costituita il 10 gennaio 2019, la società “Masseria Carducci srls” (ex masseria Galeota) di Grazia Peluso viene costituita il 9 dicembre 2019. La cessione in fitto alla Monkey è del 4 marzo 2021.

Presidente del Consiglio di amministrazione della Monkey e socia al 25% è, alla data del 18 marzo 2021 Maria Cesareo. Soci e proprietari con il 25% ciascuno sono i fratelli Iacca (Gianluca, Antonio, Pietro).

Maria Cesareo è figlia di Francesco Cesareo e nipote di Gaetano Cesareo. Quest’ultimo coinvolto in vicende giudiziarie anche legate al presunto capo clan tarantino Michele Cicala accusato dal Tribunale di Lecce di diversi reati di stampo mafioso. Cicala è ritenuto elemento di spicco della mala tarantina e già condannato in via definitiva per i reati di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, estorsione e lesioni personali aggravate dall’utilizzo del metodo mafioso.

I fratelli Iacca sono i nipoti di Cataldo Barivelo, arrestato nell’ambito dell’operazione anti droga “Desmos”, nel giugno 2013 a Taranto. Barivelo ha poi patteggiato dinanzi al gup due anni, con pena sospesa. Secondo gli inquirenti Barivelo spacciava cocaina nel suo locale bar Old Fashion che nell’ambito dell’operazione Desmos fu sequestrato. Il locale è nello stesso stabile in cui ha la sede legale la Monkey srl.

Dunque Grazia Peluso affitta la Masseria acquistata all’asta dal figlio senatore Mario Turco a una società legata ai Cesareo e agli Iacca nipoti di Barilevo. Il padre di Maria Cesareo, Francesco compare anche lui nel fascicolo del Tribunale di Lecce quale imprenditore dell’installazione di apparecchi slot. I Cesareo pare facciano i buttafuori in molti locali del tarantino tra cui quelli di Barivelo e Cicala

Il “clan Cicala”

Nell’aprile 2021 Michele Cicala viene sottoposto a misura cautelare nell’ambito di una inchiesta portata avanti dalle Dda di Potenza e Lecce, i carabinieri e la Guardia di Finanza eseguirono 37 arresti per traffico di olii minerali. Gasolio agricolo spacciato per gasolio per autotrazione per beneficiare delle agevolazioni fiscali. Secondo l’accusa il clan Cicala per questo traffico si era alleato con i Casalesi. Caduta l’accusa di associazione mafiosa, in questo filone d’indagini, torna in libertà nel settembre 2021.

Il 27 luglio 2022, meno di un mese fa, a Michele Cicala vengono sequestrati dalla Guardia di Finanza “beni illeciti” per 20 milioni di euro.

Che c’entra la madre di Mario Turco con il clan Cicala?

Se ai Cesareo e agli Iacca cede in fitto la masseria ai Cicala avrebbe fittato due locali per attività commerciali riconducibili direttamente al presunto capo clan Michele. Le attività esercitate nei locali affittati sono state poi oggetto di sequestro nell’ambito delle inchieste su contrabbando e riciclaggio che hanno coinvolto Michele Cicala.

Chiarezza e trasparenza

Il candidato del M5S Mario Turco oggi, in vista delle elezioni del 25 settembre, ha la possibilità di spiegare meglio i fatti e chiarire la sua posizione nel quadro delle informazioni contenute in questa nostra inchiesta. Siamo certi che il vice presidente del partito di Conte abbia nulla a che fare con esponenti della criminalità tarantina e che l’acquisto da parte sua della masseria Galeota (oggi Masseria Carducci), avvenuta all’asta il 17 gennaio 2019, sia il frutto di regolari procedure.  Siamo anche certi che gli episodi qui raccontati siano il frutto di coincidenze e di accordi economici assolutamente slegati da qualsivoglia illegalità. Tuttavia sarebbe meglio che fosse lui a spiegare e a chiarire agli elettori queste nostre certezze. Ha deciso tutto la madre?