San Rocco a Savoia di Lucania: quel compromesso tra istituzioni e il cantante che inneggia alla mafia

Istituzioni civili e religiose attorno a un tavolo a trattare per garantire l'esibizione del cantante Daniele De Martino

Per la festa di San Rocco pure la memoria di chi è morto per combattare la mafia può essere messa in pausa.  Di Daniele De Martino e della sua esibizione in occasione dei festeggiamenti in onore di San Rocco a Savoia di Lucania abbiamo già scritto, evidenziando l’inopportunità di quella scelta. Il concerto si è tenuto, con la sola condizione che il cantante eliminasse dalla scaletta le canzoni con i contenuti più ‘scomodi’ a seguito di un accordo  tra la sindaca di Savoia, Rosina Ricciardi, esponenti del Comitato organizzatore e l’impresario del cantante. Un accordo con un tizio che canta “Si nu pentit, ci hai traditi, non vali niente, sei lo scuorno, sei un pentito uomo fallito, hai dimenticato i compagni”.

Il concerto s’ha da fare e il compromesso deve essere sembrato l’unica via percorribile. Elimini i brani in cui inneggi alla mafia e vai sul palco. E così il neomelodico palermitano il 16 agosto si è esibito in una piazza piena di gente.

Altrove, in Italia, l’esibizione di De Martino, per i motivi evidenziati, è stata annullata. A Savoia di Lucania, no. Qui si è scelto il silenzio, tranne poche eccezioni. Zitti quelli che una parolina avrebbero dovuto spenderla e che invece hanno pensato a come fare affinchè il Comitato Feste non  pagasse la penale (perché proprio questo era il problema). Zitta la sindaca. Zitto il parroco, presidente del Comitato Feste, che si è detto ignaro della scelta e che alla fine si è comportato come un novello Don Abbondio. Proprio lui che invece zitto non è stato quando si è trattato di argomentare sulla comunione negata ai separati o quando ha gridato al peccato commesso dalle persone omosessuali perché “la Chiesa queste cose non le ammette”. La Chiesa. Quale Chiesa? Quella che per anni è rimasta in silenzio di fronte agli inchini delle statue davanti alle case dei mafiosi durante le processioni? La stessa Chiesa del vescovo di Potenza, che aveva chiesto di annullarlo quel concerto? La Chiesa che alla fine ha scelto di non scegliere? E cosa ne pensa, ora che l’invito è stato disatteso, sua eccellenza, monsignor Ligorio? Va bene a Santa Madre Chiesa venire a patti con un cantante che definisce infami i pentiti di mafia? E al sindaco, in quanto istituzione, va bene aver dovuto accettare un compromesso del genere? Basta tutto questo per far finta che non sia successo nulla di grave? Ma soprattutto si è compreso, fino in fondo, cosa ha significato non annullare quel concerto? Evidentemente no.

De Martino non è un mafioso, sia chiaro, ma è uno che pensa che i pentiti siano infami ignorando che è anche grazie ai pentiti di mafia che, ad esempio, si celebrò il maxi processo di Palermo che ha consegnato alla storia una pagina epocale nella lotta a Cosa Nostra. Savoia di Lucania non è un paese di mafia, sia chiaro anche questo, e tuttavia, e su questo bisogna riflettere seriamente, ha scelto di mettere in stand by, per una sera, la memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, don Pino Puglisi e tutti gli uomini e le donne trucidati dalla mafia. E tutto questo perché il concerto si doveva fare.

Per la cronaca pare che il cantante sia costato 10mila euro. Se fosse un euro sarebbe uguale: soldi dei cittadini che così hanno pagato uno che se ne va in giro a cantare che i pentiti sono la vergogna e che ad oggi, nonostante le sollecitazioni, non ha avuto il coraggio di dire pubblicamente, anche con una canzone che la mafia fa schifo. Ecco allora che uno “scuorno” c’è stato ed è quello che è andato in scena a Savoia di Lucania con il beneplacito di chi avrebbe dovuto impedire che accadesse e con gli applausi della gente. La gente non è cattiva, purtroppo è ignorante, superficiale e distratta. Su queste variabili si insinuano tutte le autostrade della subcultura dell’illegalità. Chissà cosa avrebbe detto San Rocco di Montpellier!