Elezioni, l’esito è chiaro: adesso si chiarisca chi sta a destra e chi a sinistra

Chi rappresenta i legittimi interessi di quasi il 40% che a votare non è andato e che al Sud diventa quasi il 50% Chi rappresenta i ceti più poveri e in difficoltà e quelli che si sentono a rischio nelle attuali contingenze?

Che le cose andassero così era chiaro da un po’. La vittoria della destra, e di Meloni in particolare, è dovuto a un abbaglio del ceto dirigente sedicente progressista e di sinistra, ma in realtà diventato nel tempo la prima linea di difesa degli interessi di pochi spesso a scapito di quello di molti.

Tra questa dirigenza la stampa dei salotti buoni. Quella finanziati dalle ZTL, che scrive dalle ZTL, che è letta nelle ZTL, e che racconta alle ZTL cosa accade nelle ZTL come se anche tutto il resto del Paese vivesse nel confort zone delle ZTL.

Onestamente è dovuta anche al Colle, che non si è reso conto quanto sia insopportabile votare e poi vedere stravolto il risultato del proprio voto da manovre di Palazzo soprattutto se giustificate dai bisogni della finanza e dell’Europa.  Anche da questo deriva la grande quota di non voto che in alcune aree del Paese raggiunge quasi il 50%. Quante volte abbiamo sentito dire in giro ‘che voto a fare, tanto governano sempre loro’. Il loro è indefinito ma il senso è chiaro.

Grande la responsabilità della dirigenza europea che non si rende conto che dopo ‘lo chiede l’Europa’ di montiana memoria, dopo il massacro della Grecia, dopo le insistenze sul MES e i ricatti dello spread della BCE farebbe bene ad astenersi dal commentare le elezioni italiane perché ottiene solo l’effetto contrario. Diciamoci la verità. Sotto le Alpi, a parte le ZTL, l’Europa riscuote più paura che consenso.

E poi finalmente è svelata la inconsistenza dell’agenda Draghi che vale elettoralmente meno del 30%. Come si fa a sponsorizzare in politica un signore che va a chiedere la fiducia al senato per rispondere a una richiesta del suo mentore, Mattarella, e dice che se chiede la fiducia lo fa invece per rispondere al grido di dolore, creato dall’opinionificio della stampa, che si sollevava dal popolo?

Che dire delle responsabilità di Letta che ha visto franare il suo disegno di distruggere il M5S per ereditarne i voti? Un disegno cinico e baro che si è sostanziato mettendo nell’angolo Conte e il M5S inserendo il termovalorizzatore nel decreto aiuti, favorendo insieme a Draghi lo scippo di più di 60 parlamentari al M5S, rifiutandosi di fare ascolto, mediazione e sintesi sulle sue istanze e da cui si pretendeva una adesione acritica sulle decisioni di Draghi.

A dare una mano alla affermazione di Meloni anche il duo Calenda e Renzi che confonde la guida politica dei ministeri con la gestione operativa delle direzioni generali. Solo alle seconde si accede per concorso. I tecnici hanno sempre sfigurato assumendo ruoli politici. Su Draghi basta vedere l’ultima satira di Crozza e chiedersi quale sia il segno distintivo del suo governo. Se si chiede in giro ai suoi sostenitori cosa ha fatto di buono, rispondono evocando il suo prestigio internazionale. Strano guardando la foto di Draghi mentre parla all’ONU alle sedie vuote o per un premio spesso ricevuto dalla élite liberista americana e che spesso è stato controverso.

La politica è difesa di interessi legittimi. Anche gli interessi delle ZTL sono legittimi ma rappresentano una frazione infinitamente più piccola della sua rappresentanza politica. La maggioranza delle persone in Italia vive al di fuori di San Babila o dei Parioli, ma nelle periferie dei grossi centri urbani e nelle periferie d’Europa e d’Italia: il Sud.

Possiamo anche raccontarci la favola che il M5S ha fatto voto di scambio per il reddito di cittadinanza ma dobbiamo chiederci, se siamo classe dirigente, chi rappresenta i legittimi interessi di quasi il 40% che a votare non è andato e che al Sud diventa quasi il 50% e chi i legittimi interessi del Mezzogiorno d’Italia, di Corviale, di Quarto Oggiaro o di Scampia? Chi rappresenta i ceti più poveri e in difficoltà e quelli che si sentono a rischio nelle attuali contingenze? Quale partito frequenta queste latitudini e chi si ricorda che il loro voto vale, almeno finché saremo una democrazia, come quello di chi abita in via Brera a Milano?

La categoria dei giornalisti si interrogherà su se stessa, invece di sputare sempre sentenze sui politici, e sulla propria credibilità visto il risultato di Di Maio pompato a dismisura dalle testate giornalistiche più note? Qualcuno si chiederà cosa c’è di ‘strano’ nei continui sondaggi che ci consegnano l’immagine di un Draghi al top della popolarità che però non dà valore aggiunto ai partiti che lo idolatrano?

Ora il PD riscoprirà la propria ragione sociale o si affiderà a Bonaccini che lo spingerà ancora più a destra decretandone la fine?

E il M5S diventerà a pieno titolo un partito di sinistra aprendosi ai corpi intermedi, tipica sponda della sinistra, e senza di cui ogni elezione nazionale diventerà una lotteria in cui si estrae il biglietto fortunato più per la insipienza degli altri che per propri meriti? Il M5S si renderà conto che politica è rappresentanza anche nelle regioni e nei comuni e che senza i corpi intermedi in sede locale non si può fare politica?

Abbiamo 5 anni, forse, ma poco tempo per riflettere perché le macerie a sinistra sono totali e ricostruire una proposta credibile non sarà facile. C’è però una buona notizia. La vittoria della destra insieme alla sconfitta del PD necessariamente stabilirà una linea di demarcazione tra destra e sinistra e dovrà essere chiaro alle prossime elezioni chi sta di là e chi al di qua di questa linea.

Pietro De Sarlo