Gestione rifiuti: la discarica di Salandra “roba da marziani”

Una storia infinita di burocrazia e mala politica

La discarica comunale di Salandra (Matera)  è in Procedura di infrazione 2011/2215 – Causa 498/17 – “Discariche preesistenti” con sentenza di condanna della CGUE ex Art. 258 TFUE del 21 marzo 2019 ed è stata messa in mora ex art.260 TFUE.

La Commissione Europea con cadenza teutonica procede e come da prassi non lascia passare più di due anni tra la prima sentenza di condanna e l’apertura del secondo caso, nel quale chiede l’imposizione di sanzioni pecuniarie nei confronti dello Stato inadempiente, art 260 TFUE; è presumibile pertanto che nel corso dell’anno arrivi la sentenza di imposizione delle sanzioni pecuniarie.

L’Italia è invece un Paese consono alla approssimazione amministrativa tanto è che la gestione della discarica di Salandra è lasciata all’allegra amministrazione comunale. Avevamo chiesto inutilmente da quasi 2 anni sia alle competenti amministrazioni nazionali che a quelle regionali che i lavori di copertura superficiale finale della discarica comunale fossero affidati ad un Commissario semmai al Commissario Unico per le Bonifiche atto alla Realizzazione degli Interventi necessari all’adeguamento alla normativa europea ma evidentemente non si cimentano con situazioni semmai difficili.

Abbiamo dimostrato come la vita di quella discarica sia risultata ignorata da Arpab, Provincia di Matera e Regione Basilicata dal Gennaio 2016 da quando venne chiesto e non ottenuto un Piano di Caratterizzazione sia da parte di Arpab che dell’Ufficio Prevenzione e Controllo del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata.

I Carabinieri Forestali della Stazione di Salandra sono stati gli unici che hanno seguito per un certo tempo l’inesorabile degrado di quella discarica, hanno proceduto al sequestro di una parte di essa il 9 Maggio 2018, l’area venne dissequestrata il 25 Giugno dello stesso anno e restituita al Comune prescrivendo la bonifica del sito, cosa che non è avvenuta.

I Carabinieri Forestali non hanno desistito ed il 3 giugno 2019 hanno inviato una nota lunga e dettagliata in cui hanno evidenziato tra l’altro la fuoriuscita e lo sversamento incontrollato di percolato sia dalla vasca di raccolta posta a valle della struttura sia da vari strati del terreno circostante la predetta vasca verso un compluvio naturale che recapitava nel torrente Gruso. Da allora non è accaduto nulla!

I lavori di copertura superficiale finale della discarica comunale furono previsti in apposita Delibera di Giunta Regionale sin dal 2018 e con altra apposita delibera del Luglio 2019 la Regione mise a disposizione la somma di 4 Milioni di Euro per la sua chiusura ai sensi dell’art. 12 del D.lgs. 36/2003.

Il responsabile dell’area tecnica del Comune di Salandra conferì con sua determina dirigenziale del 2 Luglio 2020 l’incarico alla SUA della Provincia di Matera di curare l’appalto per la chiusura della predetta discarica  ed  il prezzo a base d’asta venne fissato in € 3.230.743,19.

Il 5 ottobre 2020, con altra determina dirigenziale il predetto dirigente, a 15 giorni dalla scadenza del bando fissato al 21/10/2020 provvide a revocare in autotutela (SIC!) la suddetta determina.  Le fasi successive e che comportarono l’assegnazione dei lavori sono rimaste oscure, il 13-9-2021 è stato firmato il contratto con le ditte che se li sono aggiudicati.

il RUP comunicò all’ufficio competente delle Regione Basilicata che i lavori di copertura avrebbero avuto inizio il 4-11-2021 e che il completamento degli stessi sarebbe avvenuto per ottobre 2022, successivamente   il Comune di Salandra comunicò che in data 4-2-2022 avevano avuto inizio i lavori di chiusura della discarica e l’ultimazione degli interventi era prevista entro il 20-10-2022.

Alcuni cittadini di Salandra hanno prodotto delle riprese fotografiche utilizzando un drone e risalenti al 19 Maggio 2022 e dimostrarono come a quella data la discarica continuava ad essere in uno stato di abbandono, che i lavori di bonifica non erano iniziati e che il percolato non emunto si riversava incontrollato nel sottostante torrente Gruso.

Arpab fece una ispezione e rilevò alcune non conformità alle direttive impartite per la bonifica ed avviò le procedure sanzionatorie, l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata ha provveduto ad elevare la sanzione sollecita.

L’Agenzia per l’Ambiente pur avendo rilevato molte criticità si è limitata a sanzionare solo i punti per i quali era stata richiesta la visita ispettiva, non ha provveduto ad alcun prelievo dai pozzi piezometrici quindi per ciò che riguarda la caratterizzazione la situazione è rimasta congelata ai primi giorni del 2016 ed in particolare ha evidenziato che:

-Le aree interne dei pozzi di ispezione del sistema di captazione di percolato risultavano invasi da vegetazione, tali da non assolvere alla loro funzione primaria;

-Erano stati individuati i piezometri PZ1, PZ2, PZ4, mentre non era stato possibile individuare il PZ3 e non era stato possibile raggiungere, causa inaccessibilità, il PZ5;

-Non era stato possibile raggiungere la vasca di raccolta del percolato ed il fosso adiacente in quanto inaccessibili, il sistema di viabilità interna non risultava mantenuto.

Vista la pigrizia italiana a voler affrontare seriamente la situazione, il 7 settembre scorso abbiamo prodotto documentazione  di quanto affermato ed altro ancora alla Commissione Europea affinché la  producesse alla Corte di Giustizia Europea, sollecitando l’applicazione dell’art. 260 TFUE perché fosse comminata la sanzione pecuniaria ed ottenere così una concreta sollecitazione per le autorità amministrative italiane  ad intervenire nominando semmai un commissario che sopraintendesse alla Bonifica del sito. Mentre le sollecitazioni che abbiamo fatto e ripetuto in Italia da circa 2 anni sono rimaste inascoltate già il 14 settembre, dopo solo 7 giorni, il Capo unità della competente Direzione Generale della Commissione Europea ci ha assicurato che le informazioni da noi trasmesse saranno prese in considerazione nell’ambito dell’istruttoria in corso. È semplicemente roba da marziani sette giorni sono stati sufficienti per un riscontro europeo, in Italia la lettera sarebbe giacente ancora sul tavolo dell’addetto allo smistamento della corrispondenza. Qui la risposta della Commissione Europea – Direzione Ambiente

 Pio Abiusi – Associazione Ambiente e Legalità