Una regione ostaggio di politici senza dignità

La Basilicata non merita tutto questo. I lucani, invece, se lo meritano senza alcun dubbio

La maggioranza che “sostiene”, si fa per dire, la Giunta Bardi è talmente rattoppata che ormai non si riesce più a distinguerne la forma e il perimetro politico. In 3 anni la composizione della Giunta è cambiate tre volte. Nel corso della legislatura regionale abbiamo assistito a numerosi cambi di casacca. Nel frattempo non sono mancate le noie giudiziarie che, soprattutto negli ultimi tempi, hanno reso ancora più complicata la tenuta del governo di centro destra.

Da ultimo le dimissioni dal partito della Lega e la contestuale uscita dalla maggioranza dei consiglieri Zullino e Vizziello. A questo punto, teoricamente, la maggioranza non esiste. Bardi può disporre di 9 voti sugli 11 necessari a garantire il funzionamento del Consiglio, almeno per il momento. La sorte di Piro e Leone, Forza Italia, ancora imbrigliati nella vicenda giudiziaria scatenata il 7 ottobre scorso, non è chiara: al momento sono fuori dal Consiglio loro malgrado.

Che cosa accadrà? Semplice, accadrà quello che avevamo abbondantemente previsto in tempi ancora non sospetti. Mario Polese e Luca Braia, eletti nelle liste collegate al Pd e poi traslocati nel partito di Matteo Renzi, sono già pronti – lo hanno dimostrato nell’ultima seduta del Consiglio – a soccorrere Bardi. Con quale motivazione? La solita: “voteremo i singoli provvedimenti, per senso di responsabilità”. I consiglieri di Italia Viva non entreranno in coalizione con il centro destra, e dunque non faranno parte ufficialmente della maggioranza, ma “voteranno i singoli provvedimenti”. Da tempo i due renziani aspettano  il momento per mettere le mani in pasta sui provvedimenti della Giunta, con un peso specifico derivato dal “ricatto” politico. E quel momento è arrivato. Grazie a loro, il fronte della resistenza alle elezioni anticipate può ancora respirare seppure a fatica e senza sapere per quanto tempo ancora. La stessa coppia di renziani non è pronta ad affrontare una competizione elettorale anticipata: l’ombra di Pittella, ex Pd transitato nel partito di Calenda, è pesante.

Intanto Bardi, commentando le dichiarazioni dei due leghisti fuoriusciti, continua a fingere che sia tutto a posto: “ribadisco la mia ferma volontà di andare avanti”. Bontà sua. A questo punto bisogna fare delle domande al presidente: vuole andare avanti verso dove? Con chi? Perché? Certo è che navigando a vista, sin dall’inizio dell’insediamento, con un equipaggio sgangherato e sempre più litigioso e diffidente, il centro destra lucano che ha vinto le elezioni nel 2019 è scomparso rifugiandosi a bordo di scialuppe mal ridotte. Non si capisce Bardi dove voglia andare. Non si rende conto che la partita è finita, persa. Tenere un’intera regione in ostaggio, oggi più che mai, è un atteggiamento colpevole e inspiegabile. La Basilicata è bloccata da una politica senza dignità, non merita tutto questo. I lucani, invece, se lo meritano senza alcun dubbio.