Operaia Stellantis: “Chi è in esubero? Ce lo dicano, lavorare così fa male al cuore”

Una lavoratrice di Melfi mette in guardia: "Non siamo pronti all'elettrico, non vedo nessun'area di preparazione. Ma se servirà meno forza lavoro, Stellantis ci dica almeno dove andrà a finire chi non serve più"

L’incontro al Ministero di martedì scorso non ha diradato la nebbia che avvolge i lavoratori Stellantis, anzi, semmai, l’ha resa più fitta. “Che dal 2024 si produrranno 4 nuovi modelli già lo sapevamo, niente di nuovo”, osserva un’operaia di Melfi. “Possiamo solo dire che sulle linee ancora non si vede nulla di ciò che sarà il passaggio all’elettrico, nessuna preparazione, non siamo affatto preparati all’elettrico, a ciò che sarà”. E’ questo l’elemento che più fa paura, oggi, non solo sulle linee di San Nicola, ovviamente. “Intanto ti trovi coi capi che ti invitano a licenziarti se non ti sta bene lavorare così, con le rotazioni, la Cassa e i turni che saltano”. Uno stato psicologico che rende sempre più inquieti. “Ad oggi ancora non sappiamo nulla sugli esuberi, chi è in esubero, chi sta lì da 30 anni o i giovani, nessuno ci dice niente”.

L’Azienda non ha ammesso che ci sono “esuberi strutturali, i sindacati iniziano ad ammettere qualcosa pubblicamente, dopo che per un anno ci hanno detto in segreto che diverse aree salteranno”. Vista dall’interno la fabbrica, un tempo “avanguardia tecnologica”, oggi appare come un “gregge senza pastore”. In questo stato di ambiguità, prosegue la lavoratrice, “Stellantis continua a prendere soldi dalla Stato senza tutelare in nessun modo noi che da 30 stiamo lì e abbiamo fatto sempre tutto ciò che ci è stato chiesto, e questo è il benservito. Sentirsi con un piede già fuori per un ridimensionamento annunciato ma mai chiarito”.

Poca fiducia nei sindacati: “Sono anche loro l’ultima ruota del carro, firmano soltanto, senza alcuna voce in capitolo”. E poi un modo di lavorare, “il modello francese”, che ha finito per affossare i lavoratori. “Tra le righe ci dicono che anche da noi, si finirà per lavorare a chiamata, come negli stabilimenti francesi, con discontinuità e senza alcuna tutela”. Ma in Francia, aggiunge l’interlocutrice, “esci dalla fabbrica, un lavoro lo trovi, noi al Sud Italia non troviamo un bel niente a 50 anni”. E poi ripete l’appello: “L’azienda ci faccia sapere chi è in esubero, se gli anziani o i giovani, stare così sulla graticola fa male al cuore”. E ancora: “Per chi è in esubero si preveda un percorso di conversione lavorativa, mica possiamo finire per strada”.