Dal 20 al 22 aprile si svolgerà in Basilicata il settimo Convegno Internazionale di Dialettologia organizzato dal CID (Centro Internazionale di Dialettologia). Il tema di questa edizione è: ‘Dialetti: per parlare e parlarne’. Ne discuteranno 33 relatori provenienti da Università italiane, inglesi, tedesche, svizzere, francesi. Insomma, un parterre internazionale di tutto rispetto. La Basilicata, grazie al CID, è diventata il perno della dialettologia mondiale perché è considerata dai ricercatori e dai professori universitari una miniera a cielo aperto, un giacimento di 131 dialetti tanti quanti sono i Comuni della regione. Con poche risorse disponibili i ricercatori del CID, coordinati dalla professoressa dell’Unibas Patrizia Del Puente, glottologa di fama internazionale, sono riusciti a portare la Basilicata nel mondo e il mondo in Basilicata.
Ebbene, oggi torniamo a chiederci: perché il CID sta incontrando mille difficoltà nella prospettiva di continuare il lavoro di ricerca? Perché incontra ostacoli dentro l’Unibas e tra i decisori politici regionali? 96 Comuni che hanno proposto la legge di iniziativa popolare per l’istituzionalizzazione del Centro di dialettologia, stanno ancora aspettando conferme circa i tempi per la procedura di discussione e approvazione in Consiglio regionale. A breve si dovrà discutere e approvare il bilancio di previsione e in quella circostanza capiremo quali siano le reali intenzioni della maggioranza di centro destra: ci sarà una voce di finanziamento dedicata al CID? Sarebbe sorprendente se ciò non accadesse. Basterebbero 200mila euro per garantire la continuità al lavoro dei ricercatori che ancora resistono e sperano nel buon senso delle istituzioni politiche e universitarie, perché purtroppo altri ragazzi sono stati costretti ad emigrare altrove per causa delle incertezze e della precarietà a cui sono stati sottoposti ormai da dieci anni.
Sarebbe sorprendente se tra lacci e lacciuoli veri o presunti, cavilli burocratici e tecnici introdotti nel cammino dell’iter procedurale per l’approvazione della legge promossa dai Comuni, il CID chiudesse a fine luglio: data limite della sua sopravvivenza. E lo sarebbe ancor di più se tra milioni di euro sprecati a destra e a manca anche per finanziare sciocchezze, non si trovassero pochi spiccioli – 200mila euro – a copertura di una legge che garantisca la continuità di un lavoro riconosciuto a livello internazionale.
Sarebbe inspiegabile la mancata approvazione della legge, seppure modificata e migliorata nel testo. Certo, lo strumento migliore, più adeguato, per istituzionalizzare il CID sarebbe la Fondazione di Partecipazione. E’ su questo che bisogna lavorare e in tempi brevi. Non vogliamo farla facile, ma la faccenda è semplice. Più semplice di qualunque altra formula ibrida e complicata utile soltanto a perdere tempo fino alla dipartita di un Centro Internazionale di altissimo spessore che fa bene alla Basilicata, all’Unibas, alla cultura e allo sviluppo. Perché anche questo deve essere chiaro: non si sta facendo qualcosa per il CID, ma è il CID che sta facendo, nonostante tutto, bene e molto per la Basilicata, per la ricerca, per la cultura, per lo sviluppo, per le comunità locali. Una volta per tutte la politica si comporti seriamente. E l’Unibas, che continua a barcollare con i suoi numeri da liceo, faccia il suo dovere fino in fondo. Perché il CID è anche una questione di dignità, di reputazione e di prestigio della Basilicata nel mondo. Non ci vuole tanta scienza per capirlo.