Lavoratori Tis e Rmi: Chiediamo sostegno concreto ai sindaci lucani

La proposta: approvare una delibera in Consiglio comunale

Di seguito il comunicato stampa dei lavoratori Tis e Rmi della Basilicata che chiedono il sostegno dei sindaci lucani. 

Siamo il coordinamento dei lavoratori Tis e Rmi lucani, alcuni di noi aderiscono anche ai sindacati di base Usb e Cub, siamo una rappresentanza dei 1800 nuclei familiari collocati in progetti di inserimento sociale-lavorativo. Nei fatti lavoratori che prestano la propria attività lavorativa da anni e anni nei pubblici servizi ma che non hanno gli stessi diritti di tanti altri lavoratori. Il giorno 6 marzo 2023 abbiamo consegnato una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che riportiamo di seguito. Ora invitiamo tutti i sindaci che si dichiarano essere al nostro fianco, ad approvare in Consiglio Comunale un ordine del giorno a sostegno della nostra giusta rivendicazione.

Con la presente inviamo una proposta di delibera da portare nel prossimo consiglio comunale: considerato che i lavoratori Tis (tirocinanti di inserimento sociale) e RMI (reddito minimo di inserimento) della Basilicata impegnati da anni in progetti di pubblica utilità, collocati nelle scuole, nei tribunali, nei comuni, nel verde pubblico e in tanti altri ambienti di lavoro della pubblica amministrazione, svolgono attività quasi gratuite, con il misero riconoscimento della somma di circa 550 euro al mese e senza un regolare contratto di lavoro.

Ecco il testo della proposta di delibera: “Osservato che negli anni questi lavoratori hanno acquisito professionalità e competenze riconosciute da tutti, ma formalmente e nei fatti non rientrano in nessun contratto di lavoro, hanno solo doveri ma non diritti e non hanno diritto alla malattia, ai contributi pensionistici, ad un giusto riposo, alla maternità ecc…;

Constatato che i lavoratori hanno diritto a lavorare senza rischiare la vita, senza perderla, ma non essendo considerato il loro, come lavoro, spesso e volentieri, non hanno nemmeno la minima dotazione di sicurezza personale; Visto che sono passati decenni dal primo inserimento in platee di pubblica utilità, i lavoratori adesso riconosciuti come TIS “tirocinanti di inserimento sociale” e RMI “reddito minimo di inserimento” hanno diritto ad una loro stabilizzazione; Accertato che assistono disabili, guidano pulmini dei comuni, visionano documenti e atti sensibili in comuni e tribunali, sono presenti nelle mense scolastiche e tante altre mansioni, quindi svolgono un regolare lavoro ma senza un regolare contratto e sono presenti in tutti i comuni;
Preso atto che i lavoratori in questione percepiscono un sussidio più basso di un reddito di cittadinanza, solo 550 euro al mese, e che questa situazione li sta distruggendo fisicamente e psicologicamente, perché non riescono a far fronte a tutte le spese, non riescono più a garantire e a pagare regolarmente le bollette, a mantenere le proprie famiglie, a garantire un’istruzione ai figli ecc…; Stabilito che questo paese dovrebbe essere una repubblica fondata sul lavoro e non sul precariato finalizzato allo sfruttamento; Fissato che i lavoratori in questione non rivendicano un posto di lavoro tramite percorsi privilegiati ma la regolarizzazione del lavoro che già svolgono da tanti anni in modo preparato, corretto e valido, che venga in ogni caso garantito da subito e per tutti gli oltre 1800 una continuità lavorativa, senza interruzioni e adeguatamente retribuita, che tenga insieme in un unica platea tutti i lavoratori.

Assodato che i lavoratori TIS E RMI da anni e anni esercitano lavori veri e propri  e che il sussidio minimo che ricevono è assolutamente insufficiente rispetto al lavoro effettivamente svolto, attività indispensabili per i servizi che gli enti locali della regione erogano ai cittadini, il Consiglio Comunale di…dichiara di comprendere i motivi del loro malcontento e si dichiara solidale con la vertenza, e pertanto DELIBERA di sostenere le iniziative messe in campo dai lavoratori Tis e Rmi lucani,  di essere da subito pronto a collaborare con la Regione affinché si metta fine a questa annosa questione, soddisfacendo le richieste degli stessi lavoratori”.