Lavoro Basilicata: “Quadro preoccupante. Serve mirato intervento della politica regionale”

Mega (Cgil) commenta i dati dell'Osservatorio regionale

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“I dati sul lavoro in Basilicata emersi dall’Osservatorio regionale, per quanto parziali, sono tutt’altro che incoraggianti. A preoccupare sono senz’altro quelli relativi alla provincia di Potenza che, rispetto al tempo determinato, nel 2022 presenta un saldo negativo di 542 unità tra nuove assunzioni e cessazioni. Un dato che ci preoccupa fortemente, specie alla luce sia della possibile riduzione di personale dovuta alla nuova organizzazione del lavoro allo stabilimento Stellantis di Melfi in vista della produzione dei nuovi quattro modelli elettrici, che già ha prodotto un abbandono dei lavoratori che hanno usufruito degli incentivi alle dimissioni, sia di quanto sta accadendo nell’indotto con le internalizzazioni da parte della multinazionale su determinati segmenti dell’indotto”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega.

“Anche per quanto riguarda Matera – aggiunge – non si può cantare vittoria. Certamente si registra una dinamica più attiva per l’influsso del turismo e del commercio grazie allo slancio di Matera Capitale europea della cultura 2019, che ha avuto un arresto solo nei due anni in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno ridimensionato tutto il settore legato ai viaggi. Tuttavia l’analisi della Regione manca del tutto dei dati relativi alla qualità del lavoro, dal salario alla sicurezza, fino alla corretta applicazione dei contratti e al rispetto dei diritti. Un elemento non certo di secondo piano e che meglio aiuterebbe a leggere il dato relativo alle dimissioni, per esempio, che dal 2019 al 2022 passano da 2.383 a 5.486: una mole enorme, che include anche quelle fatte passare per volontarie ma di tutt’altra natura. Fondamentale – prosegue Mega – sarebbe conoscere il numero delle cosiddette dimissioni in bianco e del lavoro sommerso”.

Altro dato altamente significativo per Mega è quello relativo alle motivazioni che hanno spinto alle cessazioni dei contratti a tempo determinato. Il documento elaborato dalla società incaricata dalla Regione al primo posto pone la “modifica del termine inizialmente fissato”, pari al 47,12%. “Da un lato – commenta Mega – ciò potrebbe indicare una continua proroga del contratto a tempo determinato oltre i limiti consentiti, inducendo sfiducia nel lavoratore circa una trasformazione a tempo indeterminato, altro aspetto nel quale la Basilicata non eccelle, soprattutto nella sanità.

Dall’altro, ciò potrebbe essere letto come una anticipazione della cessazione del contratto rispetti ai termini previsti da parte del datore di lavoro ai fini di un risparmio in termini di costo del lavoro in favore di nuove assunzioni sempre a tempo determinato. In ogni caso – conclude il leader della Cgil lucana – il quadro che emerge è di una netta prevalenza del lavoro precario: 18.336 nuove assunzioni a tempo indeterminato contro le 149.587 a tempo determinato. Una tendenza che va assolutamente contrastata con interventi precisi da parte della politica regionale”.

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