Mancanza di personale nella ristorazione e strutture ricettive: il lamento si ripete

La nota degli esercenti, puntuale come l'ora legale. Nessuno lavora sulle cause preferendo il viottolo del sintomo

La richiesta è continua, in particolare prima della stagione turistica: non c’è personale di sala, di cucina ed altro per ristoranti e strutture ricettive. La nota degli esercenti, puntuale come l’ora legale, trova ospitalità nei notiziari e sulla stampa in termini ciclici. Perché c’è carenza di personale qualificato in questo comparto? Fatalità, disoccupati sfaccendati, paghe basse e lavoro nero? In realtà quasi nessuno lavora sulle cause preferendo il viottolo del sintomo.

Diceva il grande Karl Kraus “se permane la diagnosi, senza andare alla prognosi, la diagnosi diventa malattia”. In Basilicata non si va oltre oltre il lamento, la depressiva pillola quotidiana, accompagnata dai successi nei borghi e di ogni cosa che prevede la “cultura”. Alle presentazione di libri in una regione che non legge ci sono più presentatori che lettori. La cultura del virtuale. Il richiamo al successo e una giusta aspirazione a comparire.
Sulle questioni importati, concrete, polpa non osso, si osserva il silenzio e si attendono risposte da chi gestisce Enti e strutture pubbliche che si affidano a soggetti che non influenzano, anzi respingono e fanno ridere, qualche volta occorre ricorrere alla pietà.

In concreto chi forma in questi anni il personale necessario che manca? Prima di tutto gli istituti alberghieri. Gli studenti, oppure i diplomati, vengono assunti subito, in Italia, in Europa, qualche volta, poche, anche in Basilicata. Sono diverse centinaia ogni anno. Visto che Arlab, i centri formativi privati (sono 110), interessati ad altro, non avendo attrezzature e formatori, non fanno nulla.  Occorre fare qualcosa e subito. Qualche idea c’è in giro: aprire gli istituti alberghieri il pomeriggio, per la formazione di disoccupati e migranti. Anche nel periodo di ferie.

Altra questione riguarda gli enti bilaterali della parti sociali, che hanno robusti comitati di gestione e fondi (dagli artigiani al ciclo delle costruzioni e dell’agro alimentare): che fanno per la formazione ed il fondo imprese del tutto forte e cospicuo?
Una volta le parti sociali litigavano tra loro. Poi le vertenze si componevano. Ora le parti sociali, rivendicano e chiedono al Governo, agli enti locali e aspettano tavoli, concertazione e segnali di fumo. Gli esiti sono del tutto evidenti: la spesa del Fondo Sociale europeo è crollata in Basilicata ed il peggio deve ancora arrivare: 100 milioni in meno per i prossimi anni. Anche per tutto questo mancano l’attività formativa e le politiche attive. Comprese quelle della ristorazione. Pietro Simonetti Cseres