Qualche domanda all’editore Postiglione e una preghiera: è possibile lasciare in pace Peppino Impastato?

Continua la parata dei politici al cospetto del grande giocatore di prestigio: che c'entra Postiglione con Peppino Impastato?

Sul giornale in pdf Le Cronache Lucane, è scomparso l’editore. La gerenza è dunque senza l’indicazione fondamentale: il proprietario editore del giornale. Prima dell’8 marzo l’editore indicato nella gerenza è la Cooperativa giornalistica Riscontri. Da quella data in poi l’editore scompare. Non solo. Fino al 7 marzo 2023 la testata risulta iscritta al registro della stampa del tribunale di Potenza in data 2 marzo 2018 al n. 477. Dall’8 marzo 2023 la testata risulta iscritta al registro della stampa in data 18 settembre 2007 al n. 365. Siamo di fronte ai soliti giochi di prestigio? Si torma ad utilizzare l’iscrizione di una vecchia testata, così come fatto con il giornale fantasma Le Cronache del Mezzogiorno. Ci sta.  E’ possibile pubblicare un giornale con la gerenza monca?

Postiglione, Fanelli e Polese

A proposito del “grande salto fuffa” della TV “nazionale” di Postiglione abbiamo altre domande da fare. Il 7 febbraio 2023 il Ministero dello Sviluppo economico e/o AGCOM hanno per caso scritto a Raiway (e magari anche agli altri operatori di rete) per eseguire lo spegnimento dei canali di Cronache TV a seguito della decadenza FSMA (Fornitori servizi media audiovisivi)? E se sì, per quale ragione?

Ne approfittiamo per segnalare, sempre a proposito dell’editore di Cronache, l’uso di una formula propagandistica che ormai dura da molto tempo. Postiglione associa, con una leggerezza disarmante, il nome di Peppino Impastato ad altri nomi che il giornalista di Cinisi avrebbe probabilmente evitato di frequentare magari per la lunga distanza chilometrica che li separava dalla sua Sicilia.

Il giovane editore, invece, in un video che riprende parte della cerimonia di intitolazione a suo padre della Sala Stampa della Giunta Regionale, svolta oggi 13 marzo, dichiara davanti all’obiettivo della telecamera, con tono perentorio: “la mafia è una montagna di merda”. Siamo d’accordo. Tuttavia lui fa quella dichiarazione subito dopo avere, per l’ennesima volta in questi mesi, associato il nome di Peppino alla famiglia Postiglione, argomentando sul fatto che anche Impastato lottava per le radio libere. Si tratta di un uso spropositato e autopromozionale di parole e frasi di un giornalista che andrebbe lasciato in pace nella tomba in cui lo ha costretto la mafia. Una forzatura strumentale inaccettabile. E’ come se il nome di Che Guevara venisse usato per sostenere la propaganda di Fulgencio Batista per il solo fatto che ambedue fumavano il sigaro.
Giuseppe Postiglione, probabilmente non sa bene chi fosse Impastato, sarà per questo che continua a tirarlo in ballo? In un video post sulla pagina social del suo giornale, a proposito della odierna celebrazione, afferma: …”poi c’era Peppino Impastato in Campania con la sua radio”.

Nel corso della cerimonia hanno preso la parola il vicepresidente della Giunta Regionale, Fanelli, il vice presidente del Consiglio regionale Mario Polese, il vicesindaco di Potenza, Michele Napoli, e i familiari di Nino Postiglione: Il figlio Giuseppe Postiglione e la moglie Palma Ida Tortorelli. Tra il pubblico anche il parlamentare del Pd Vito De Filippo, l’immancabile ex sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles, l’ex sindaco di Potenza Gaetano Fierro e altri politici o ex. Peppino Impastato non avrebbe avuto a che fare, se non altro per le profonde differenze culturali e ideologiche, con tutti questi politici. E avrebbe tenuto a distanza, per le stesse ragioni, anche quelli che in questi giorni si sono abbandonati a lodi sperticate di un editore genio di giochi di prestigio i cui trucchi anche i bambini avrebbero smascherato in un batter d’occhio. I politici no, preferiscono credere nella magia, perché? Che cosa li spinge a questa vera o finta credulità? L’opinione pubblica invece? Che cosa preferisce?

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