“Se volete lavorare, dovete trasferirvi a Brindisi”

Il "ricatto occupazionale" dell'azienda genovese Ti Group, alle maestranze che da oltre 20 anni operano nell'Indotto Automotive di S.Nicola di Melfi."Dobbiamo decidere sul trasferimento entro il 20 marzo già sapendo che entro l'anno a Melfi chiuderanno", svela un operaio

“Se ci avessero licenziato forse era meglio, ma così ti senti raggirato: davanti ti dicono che è tutto su base volontaria, e da dietro ti impongono di accettare condizioni assurde”. E’ un rapporto di lavoro sull’orlo della crisi di nervi quello che ci racconta un lavoratore della Ti Group, azienda con la testa nel Genevose ma con varie ramificazioni, tra cui S.Nicola di Melfi, dove 20 lavoratori, già da molti anni, realizzano sagomature tubi per i freni delle auto Stellantis. Di questa storia avevamo già parlato qualche settimana fa, e cioè quando ci era stato riferito dell’aut aut imposto dall’azienda ai lavoratori ad inizio anno col placet delle sigle sindacali. Un accordo fatto a inizio anno prevede la Cassa integrazione per tutto il 2023 e in alternativa la possibilità di licenziarsi con incentivo oppure scegliere di trasferirsi in uno stabilimento del Gruppo, che si trova a Brindisi, per conservare il lavoro. Sullo sfondo ci sarebbe la decisione di chiudere i cancelli a Melfi entro l’anno.

L’azienda pare aver fretta e solo così si spiegherebbe l’accelerazione improvvisa e quanto comunicato agli operai negli ultimi giorni. “Entro il 20 marzo dovremmo decidere di trasferirci a Brindisi per non perdere il lavoro a tempo indeterminato – spiega il lavoratore – ma è un compromesso impossibile”. E spiega il perché: “Non si tratta di una trasferta, che viene retribuita come tale, ma di un trasferimento in pianta stabile, significherebbe prendere la famiglia e trasferirsi in poco tempo in quella città, prendere casa a 200 chilometri di distanza, lasciandosi alle spalle una vita e oltre 20 anni di lavoro qui a Melfi”. Dal suo punto di vista non è possibile accettare. “Quache mio collega ho sentito che sta valutando questa possibilità perchè sarebbe l’unica di mantenere il posto di lavoro in quell’azienda, ma non è possibile, siamo esseri umani, mica pedine da spostare a piacimento, dall’oggi al domani, e con pochi mesi di preavviso. Ditemi voi se sbaglio”.

Le alternative, inoltre, sono tutte al ribasso. “Rimanere in Cassa intgrazione per tutto l’anno significherebbe consegnarsi ai voleri dell’azienda che massimo entro fine anno chiuderà a S.Nicola di Melfi, oppure dovremmo licenziarci con incentivo, un pò come previsto per i colleghi di Stellantis”. Ma c’è un’altra chance, forse addirittura peggiorativa, che l’azienda starebbe provando a praticare nelle ultime ore. “Qualche giorno fa in una struttura alberghiera di Melfi c’è stato un incontro tra rappresentanti aziendali, noi operai, e alcuni delegati di una società interinale”. In pratica, a sentire il lavoratore, “l’azienda sta vedendo come poterci reinserire con tipologie di lavoro part time, magari in altri contesti”.

A sentire il suo racconto, quindi, le alternative sono tutte “una peggiore dell’altra”. “Forse era meglio se ci licenziavano direttamente – osserva sconsolato – almeno l’azienda usciva allo scoperto, invece di fare questo assurdo gioco delle tre carte”. Un gioco “a perdere”, in sostanza. “Davanti ti dicono di non preoccuparti e che la scelta è su base volontaria, e da dietro di spingono con forza ad accettare condizioni che appaiono sinceramente inaccettabili”. E poi conclude: “Cosa farò? Non ne ho la più pallida idea. E’ uno di quei momenti in cui un buon consiglio sarebbe davvero utile”. Oppure vorrebbe svegliarsi, domani, e pensare che è stato “solo un brutto sogno”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA