Stellantis Melfi, Fiom Cgil non firma l’accordo
“Preoccupazione per il futuro dello stabilimento e l’indotto”
La Fiom Cgil non ha firmato l’accordo sindacale proposto da Stellantis allo stabilimento di Melfi in quanto, a fronte di una ulteriore richiesta di ammortizzatori sociali, non viene posta alcuna garanzia sulla tenuta occupazionale. “L’azienda – spiega la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – ha confermato la volontà di procedere con gli incentivi all’esodo e le trasferte che coinvolgeranno altri 700 lavoratori che si aggiungono ai 550 già trasferiti, per un numero di 1200 lavoratori e lavoratrici che lasceranno lo stabilimento di Melfi senza alcuna sicurezza rispetto al loro ritorno in fabbrica. Neppure la procedura tramite rotazione può essere intesa come garanzia: ciò che preoccupa maggiormente è il perdurare di una logica di riduzione delle lavorazioni e dell’occupazione nello stabilimento.
L’azienda non ha nemmeno accettato la nostra proposta che al termini del cds, in caso di esuberi, i percorsi fossero condivisi con ammortizzatori conservativi. Stellantis ha infine confermato la necessità di acquisire ulteriori lavorazioni in insourcing nella logistica e nello stampaggio che si traducono in uno svuotamento anche dell’indotto. La preoccupazione deriva inoltre dalla nuova organizzazione del lavoro con l’inserimento dei nuovi modelli che produrrà ulteriori esuberi e un peggioramento della condizione di lavoro in termini di riduzione delle lavorazioni e del salario. La transizione ecologica è necessaria ma non va affrontata con l’efficientamento in termini di costi. Sono necessari nuovi investimenti e nuove opportunità per l’occupazione, aspetti che a nostro parere sono venuti a mancare nell’accordo di oggi.
La Fiom Cgil – ha concluso – ha chiesto al tavolo dei volumi produttivi e della tenuta occupazionale di tutta l’area di Melfi non ottenendo alcuna garanzia. Si prospetta un anno difficile. L’impatto del cds porterà a pochissime giornate lavorative settimanali, un abbassamento delle produzioni e quindi dei salari, con ricadute pesanti anche sull’ indotto, già in crisi per la mancanza di commesse”.