Il lutto nella società contemporanea raccontato dallo spettacolo di danza “Stuporosa”
Il 12 ottobre nell’ambito del Città delle 100 Scale Festival
Il Città delle Cento Scale Festival di Potenza procede con lo spettacolo di danza “Stuporosa” di Francesco Marilungo / KÖRPER, giovedì 12 ottobre, al Piccolo Teatro/Cesam di Potenza. A seguire per la sezione “Nutrire Lo Sguardo” un incontro aperto al pubblico dal titolo “Sulle tracce del rito. Un omaggio a Ernesto de Martino” con Francesco Marilungo, coreografo, Vera Di Lecce, musicista, Luca Del Pia, fotografo, videomaker, coordina Francesco Scaringi. Presentazione documentario dell’esito finale della Residenza artistica.
“Stuporosa” è uno spettacolo di danza creato e diretto da Francesco Marilungo, che esplora il tema del lutto e la perdita di una persona cara nella società contemporanea. Le cinque performer sul palco si esprimono attraverso un pianto oscuro e variegato, unendo gesti e sonorità di un antico lamento funebre salentino.
Lo spettacolo richiama le ricerche di Alfonso di Nola ne “La morte trionfata” quello che in passato costituiva un aspetto della vita sociale, ovvero un sistema complesso di gesti e lacrime condivise e in particolare le ricerche di Ernesto de Martino, che in “Morte e pianto rituale”, evidenzia la comunità quale luogo cui iniziare il processo di elaborazione e distacco dal dolore attraverso la condivisione. Quella comunità che sembra persa nell’attuale società, abbandonando il singolo individuo in preda ad un’angoscia insuperabile. La danza rituale evoca in scena le cinque figure di pathos, le pathosformeln che Ernesto de Martino descrive nell’atlante figurato posto a conclusione di Morte e Pianto Rituale. Immagini archetipiche del patire umano che si sono tramandate nel tempo attraverso secoli e civiltà̀, immagini appartenenti a riti funebri passati ma che hanno valore universale perché da quando è stato creato, l’essere umano ha sempre cercato riparo alla perdita della presenza.
Le performance coreografiche, intrise di elementi rituali, di una gestualità che alternano il raptus all’ordine, la presenza alla sparizione, cercano di ricreare un senso di collettività solidale, esplorando l’idea di trance e ipnosi per affrontare il dolore e superare la prigionia dell’elaborazione del lutto in una società atomizzata. Essa è anche sintesi della residenza artistica che ha portato Francesco Marilungo, coreografo, Vera Di Lecce, musicista, Luca Del Pia, fotografo a ripercorrere i luoghi che il grande etnologo, Francesco De Martino, ha visitato durante le sue ricerche, cercando memorie e protagonisti che ancora oggi testimoniano direttamente o indirettamente di quel passato.
Il tema musicale dominante dello spettacolo è una ninna nanna in Griko, lingua parlata nella regione della Grecia Salentina, simboleggiante il sonno, la trance e il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti. La musica, composta da Vera Di Lecce, utilizza la ripetizione ritmica e melodica, influenzata dalle forme rituali, come quella delle danze techno, per favorire un distacco dal presente e un collegamento con un passato ancestrale. Drum machine e loop station sono tra gli strumenti utilizzati di più̀ per la creazione delle tracce che accompagnano, sostengono e guidano, ma vengono anche guidate, dai movimenti rituali delle danzatrici.
Protagonisti della performance di danza sono Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce (musica e vocal coaching), mentre lo spazio e luci sono a cura di Gianni Staropoli e i costumi di Lessico Familiare.
Lo spettacolo si è guadagnato ampi riconoscimenti e ha partecipato a diversi festival italiani. Il progetto “Party Girl” ha vinto il Premio Prospettiva Danza Teatro 2020 ed è stato selezionato per la Nid – New Italian Dance Platform 2020/2021.
Francesco Marilungo dopo gli studi in Ingegneria Termo-meccanica e una ricerca nel settore aerospaziale, si forma come performer presso l’Atelier di Teatrodanza della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Ha lavorato con rinomati coreografi e artisti internazionali ed è attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition). Nei suoi lavori, utilizza il corpo come portatore del valore iconico/narrativo per esplorare tematiche legate all’inconscio collettivo, in particolare il perturbante e il desiderio interdetto.