Stellantis, Melfi: “Siamo già 500, meglio prendere 100mila euro oggi”

Le ragioni di un operaio che ha accettato l’incentivo all’esodo reso noto nei giorni scorsi. “Capi arroganti, lavoro diventato impossibile, oggi il gruzzoletto è sicuro, domani se ridurranno ancora il personale, rimaniamo con un pugno di mosche in mano”
A pochi giorni dall’annuncio dei “500 esuberi”, “500 incentivi all’esodo entro il 2025”, pare che i giochi sarebbero già chiusi, a Melfi, almeno a sentire una nostra fonte, che è anche uno dei tanti operai che se ne andranno. “Proprio l’altro giorno – svela – ero vicino alla direzione e mi è giunta la voce che già siamo in 500, abbiamo già raggiunto il numero previsto”. Facciamo chiarezza. Con un’età di 55 anni, tra mensilità e Tfr si andrebbe a prendere qualcosina in più di 100mila euro. “Non ci fidiamo più di questa Stellantis, almeno in Italia, quindi a questo punto è come una partita a poker, perché attendere, meglio prendere oggi i 100mila euro che rischiare domani…”.
Già, ma rischiare cosa, gli chiediamo. E secca giunge la sua replica: “I 7 nuovi modelli di cui parlano non tireranno affatto, lo sanno tutti, e si è capito che entro qualche anno rimarranno in 2000, o poco più, a Melfi: quindi non è escluso che apriranno una nuova Cassa integrazione per mancata produzione e che manderanno a casa tanti operai”. E allora, a quel punto, “sarebbe come una roulette russa, chi manderanno a casa per primo, chi resterebbe dentro?”. Ecco perché, a suo avviso, “oggi come oggi non vale più la pena rischiare, meglio prendere il gruzzoletto, ripartire, rimettere tutto in gioco, oltretutto con i 2 anni di Naspi previsti, e non rischiare di trovarsi tra qualche anno con un pugno di mosche in mano”.
Ma poi ci tiene anche a chiarire quali sono i motivi che hanno fatto incancrenire i rapporti di lavoro all’interno di uno stabilimento, quello lucano, un tempo fiore all’occhiello dell’Italia, e vanto nazionale anche all’estero. “Anche in questa fase, quei pochi giorni in cui scendi, ti imbatti sempre negli stessi superiori, dal capo Ute al Supervisor, persone arroganti, presuntuose. Non c’è umanità, hanno fatto i loro gruppi e a te, che ne sei al di fuori, ti guardano con sufficienza. E’ tutto un provocare ed esasperare fino a quando qualcuno perde la testa e reagisce male. E ne sono accaduti di fatti del genere”. Rapporti impostati male e proseguiti peggio, secondo il lavoratore, con superiori che “spadroneggiano sempre più” e condizioni di lavoro più che precarie. “Quei pochi giorni in cui scendi – prosegue – te ne torni a casa a pezzi, lavori poco e male, non c’è più qualità. E’ tutto un correre senza pause, è normale che poi le auto non escono perfette e che ci sono dei richiami. Ne potrei raccontare di storie, ma lasciamo stare…”.
Alla luce delle criticità e del “malessere” che si respira in fabbrica, l’operaio non ha più dubbi. “Siamo in tantissimi ad andarcene, così non si resiste più, e abbiamo famiglia e spese un po’ tutti, non credete”. Una storia che finisce qui, quella con Stellantis, e che ha visto a suo avviso, anche un ruolo ambiguo da parte dei rappresentanti dei lavoratori. “Quando siamo andati in trasferta abbiamo visto come si lavora altrove, c’è meno arroganza, è tutto un ringraziare da parte dei capi, più collaborazione, non c’è confronto con il sito lucano”. Ma eccoci alla stoccata finale dell’operaio, che sta per chiudersi alle spalle le porte della (ex) Fiat di Melfi. “Se le cose a Melfi sono degenerate così – attacca – la colpa è anche dei sindacati, che prima hanno fatto accordi peggiorativi con i vertici aziendali e ora fingono di voler salvare lo stabilimento e i livelli occupazionali. Quanta ipocrisia da parte loro”.