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Eolico selvaggio, aggressione a Tolve: chiuso il processo

13 giugno 2025 | 19:50
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Eolico selvaggio, aggressione a Tolve: chiuso il processo
Tribunale di Potenza

Finita la commedia: assolti i giornalisti Cavallo e Finizio e i loro accompagnatori. Prescritti gli imputati per lesioni personali e danneggiamento

Dinanzi al Tribunale di Potenza si è chiuso con la prescrizione il processo a carico dei fratelli Vincenzo e Donatello Filippi e Angelo Monaco, imputati in concorso per lesioni personali e danneggiamento ai danni di noi giornalisti Michele Finizio e Giusi Cavallo e degli agricoltori Giuseppe Fidanza e Domenico Becce.

Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a un anno e un mese. Ma nel corso della discussione finale il legale degli imputati, l’avvocato Nazareno Giorgiano, ha fatto notare al giudice che i reati si erano ormai prescritti. I fatti trattati a giudizio riguardano infatti un’aggressione, a Tolve il 15 marzo 2018, nel mentre stavamo realizzando un servizio giornalisticonell’ambito di un’inchiesta sull’eolico selvaggio. I tre imputati erano accusati di lesioni personali e danneggiamento. Nel primo caso in danno di Giuseppe Fidanza, che nell’aggressione aveva riportato ferite alla testa refertate all’ospedaledi Potenza, nel secondo caso ai danni di Finizio a cui era stato scippato di mano il telefonino, poi schiacciato sotto i piedi, spezzato e fatto sparire.

Nello stesso processo noi giornalisti, oltre che parti offese siamo stati  imputati per diffamazione avendo scritto dell’aggressione subita in alcuni articoli pubblicati su Basilicata24. Ma a finire a processo per diffamazione sono stati anche i due accompagnatori Becce e Fidanza, nonostante non avessero nulla a che vedere con gli articoli di Basilicata24 ritenuti diffamatori dai querelanti già rinviati a giudizio per l’aggressione.

Quest’ultimo procedimento era stato riunito a quello per aggressione ragion per cui noi, Becce e Fidanza  siamo stati sia imputati che parti offese. Per la diffamazione il pubblico ministero  ha chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione per noi gionalisti, e alla multa di 516 euro per i due agricoltori. Mentre, come già detto, per gli imputati dell’aggresione ha chiesto un anno e un mese di reclusione.

Ci siamo subito domandati: se si chiede la condanna per l’aggressione è possibile nello stesso tempo chiedere la condanna per diffamazione per aver scritto di essere stati aggrediti? Viceversa, se c’è stata diffamazione  perché si chiede la condanna per aggressione?

Il giudice Verardi ha assolto noi giornalisti, perché il fatto non costituisce reato, e i due accompagnatori  perchè il fatto non sussiste. Quindi non abbiamo diffamato. Ora bisognerà attendere il deposito della motivazione. Da precisare che noi imputati per diffamazione, assistiti dall’avvocato Giuseppe Lomuti, abbiamo dichiarato preventivamente la rinuncia alla prescrizione. Fin qui la cronaca. Ma non basta.

Va detto infatti che il processo, che abbiamo sempre definito “paradossale” proprio per il doppio ruolo che abbiamo dovuto rivestire, di parti offese e imputati, ha subito lungaggini che non sempre abbiamo compreso. Così come non abbiamo compreso la logica della Procura che prima ha ritenuto di riunire i due processi, poi di chiedere la condanna sia per gli aggressori che per gli aggrediti. Facciamo fatica a comprendere la logica di tale richiesta da parte del Pubblico ministero. Ma sarà certamente un nostro limite. Così come facciamo fatica a comprendere il tempo, troppo, che ci è voluto per un processo di primo grado e che inevitabilmente ha portato alla legittima prescrizione dei reati di cui erano accusati gli imputati  di lesioni personali e danneggiamento. Per ironia della sorte il processo a a loro carico è andato in prescrizione il 17 aprile 2025, ossia lo stesso giorno  in cui si sarebbe dovuta tenere l’ultima udienza e che invece è stata rinviata per l’assenza della pm titolare del fascicolo, Sarah Masecchia. Per il momento portiamo a casa un’altra assoluzione per non aver diffamato nessuno, con il rammarico però della prescrizione intervenuta per l’aggressione da noi subita e per il troppo tempo che ci è voluto per concludere soltanto il primo grado del processo.