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Giornate del lavoro Cgil, presentato il rapporto sul lavoro in Basilicata

1 giugno 2025 | 19:21
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Giornate del lavoro Cgil, presentato il rapporto sul lavoro in Basilicata
Il palco, con Maurizio Landini

In Basilicata crescono precarietà e inattivi, “drammatica” la situazione dei giovani e delle donne. L’appello al voto del segretario generale nazionale Maurizio Landini al referendum dell’8 e il 9 giugno

È stato l’appello al voto al referendum dell’8 e il 9 giugno su lavoro e cittadinanza il messaggio lanciato dalla Cgil a Potenza per il primo appuntamento delle “Giornate del lavoro della Cgil Basilicata – Un mondo nuovo“, giunte alla tredicesima edizione, in attesa del secondo appuntamento che si terrà a Matera il prossimo settembre.

Dal parco Baden Powell, dove si è svolta la manifestazione con il segretario generale Cgil nazionale, Maurizio Landini, l’appello a votare cinque sì, per maggiori tutele per tutti e tutte, per un lavoro più stabile, sicuro e dignitoso. Con il referendum possiamo cancellare da subito le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act), le norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese e le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine; le norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quinto quesito sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.

A rafforzare l’appello al voto, i dati sul rapporto del lavoro in Basilicata elaborato dall’Ires Cgil Basilicata e presentati dal segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega e dalla segretaria Cgil nazionale Daniela Barbaresi, coordinati da Stefano Milani, direttore di Collettiva.

I DATI SUL LAVORO IN BASILICATA

Il dato principale riguarda l’elevata precarietà. Nonostante il tasso di occupazione del 2024 si attesti attorno al 56%, in aumento rispetto al 54,9% del 2023 (in valore assoluto i lavoratori lucani crescono di circa 3.000 unità, arrivando a 190mila), il miglioramento occupazionale è prevalentemente precario. La percentuale di occupati indipendenti, dietro la quale si nascondono molte situazioni di precarietà, aumenta in modo consistente, mentre si assiste ad un lieve calo nazionale, e supera persino la media meridionale. La Basilicata è fra le regioni a più alta percentuale di lavoratori indipendenti, spesso precari.

Permane il profondo gap nelle opportunità occupazionali dipendente dal titolo di studio: i laureati hanno un tasso di occupazione del 74,2%, chi ha solo la scuola dell’obbligo si attesta a poco più del 40%.  Il gender gap nelle opportunità di lavoro si aggrava: di fatto, fra 2023 e 2024 aumenta solo il tasso di occupazione maschile, mentre quello femminile rimane grosso modo stabile.

L’aumento di occupazione si verifica soprattutto nel commercio, nel turismo e negli altri servizi, mentre l’occupazione edile rimane ferma, senza subire i contraccolpi negativi dell’esaurimento del Superbonus, e l’occupazione industriale, sotto i colpi del ridimensionamento produttivo del polo Stellantis, diminuisce leggermente. In calo anche l’occupazione agricola.  A conferma del peggioramento qualitativo delle opportunità lavorative esistenti con ampliamento del precariato, vi è che le assunzioni a tempo indeterminato diminuiscono rispetto al 2023, mentre le varie categorie di assunzioni con contratti precari restano stabili (come nel caso dei contratti a termine, il canale principale di assunzione in Basilicata). Poiché i settori altamente stagionali come l’agricoltura, nel corso del 2024, non crescono, rimane stabile anche il numero di assunzioni di stagionali.

Il tasso di disoccupazione oscilla attorno al  valore nazionale e si mantiene ben al di sotto di quello del Mezzogiorno, pari al al 7%. In valore assoluto, i disoccupati regionali passano dalle 16mila unità del 2023 alle 14mila nel 2024.  La disoccupazione giovanile rimane una piaga grave: sebbene in miglioramento rispetto al 2023, essa si attesta al 16,2%, più del doppio del valore del tasso generale e circa un punto e mezzo al di sopra della media nazionale. Per quanto molto al di sotto del dato meridionale, che supera il 25%, la disoccupazione affligge in modo particolare i giovani lucani, specie quelli con titoli di studio più bassi. Critica la situazione delle giovani donne: il tasso di disoccupazione specifico delle donne di età compresa fra 15 e 24 anni è del 33,7%, un valore intollerabilmente elevato.  L’inattività, ovvero la condizione di chi non lavora e non cerca attivamente lavoro (per cui non lo si può classificare fra i disoccupati) resta attorno alle 34-35mila unità, più del doppio rispetto ai disoccupati ufficiali, evidenziando un’area sociale di grande sofferenza.

La cassa integrazione straordinaria cala, soprattutto in ragione di una forte diminuzione del ricorso a tale strumento da parte di Stellantis e dell’indotto automotive (-914% fra 2023 e 2024), dove molte sono le aziende che hanno chiuso e dove si continua con gli incentivi all’esodo o i pensionamenti anticipati, senza turnover o nuove assunzioni.

“Se a tutto ciò si aggiungono i dati allarmanti che riguardano lo spopolamento – ha detto il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega – e l’emigrazione continua dei nostri giovani all’estero o al nord Italia, oltre alla situazione disastrosa dell’automotive e di tutto il settore industriale in Basilicata, è evidente che servono degli interventi urgenti. Come Cgil abbiamo chiesto che il governo regionale apra una vertenza nazionale sul settore industriale in Basilicata, portando all’attenzione del governo centrale non solo l’automotive ma anche il settore delle estrazioni petrolifere, visti i gravi ritardi nei progetti no oil e l’elevato contributo energetico della Basilicata al paese. Ciò che invece può fare ciascuno di noi è andare a votare l’8 e il 9 giugno e votare cinque sì affinché dal giorno successivo vengano cancellate le leggi che hanno reso il lavoro in Italia povero, precario e insicuro. Si tratta di  un voto diretto, che ci consente di cancellare le leggi senza l’intermediazione del Parlamento, quindi uno dei pochi strumenti democratici che abbiamo a disposizione. Il voto è la nostra rivolta democratica, per migliorare le condizioni di vita di tutte e tutti. Se pensiamo che oggi il centrodestra governa il paese senza la maggioranza, ma con il solo 44% dei voti degli aventi diritto, e che invece per raggiungere il quorum al referendum serve la maggioranza più uno, è evidente come ci sia un problema di rappresentanza in questo paese”.

Dai numeri alle storie, raccontate in prima persona dai loro protagonisti. Come quella di Antonio Lamorte,  licenziato illegittimamente dalla sua azienda; di Marco Ricciardi, che ha raccontato delle condizioni di scarsa sicurezza nella catena degli appalti e subappalti;  di Rosanna Marino, sorella di Franco Marino, vittima sul lavoro a 51 anni, percettore del reddito minimo di inserimento e morto per essere intervenuto in un canale dopo un allagamento nella zona di Pignola. Infine, Jhonier Bonilla Ararat, che lavora e studia in Italia ma che non può ottenere ancora la cittadinanza.

“I  nostri  quesiti  – ha detto il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, nella relazione introduttiva che ha aperto la manifestazione – possono  sembrare  rivolti  solo ad  una  parte dei lavoratori e delle lavoratrici, ma  liberare  il  paese  dal  precariato ha  l’effetto  immediato  di  dare  continuità  lavorativa  e  previdenziale  alla  lavoratrice  o  al  lavoratore  e  nello  stesso  tempo  produce  un  effetto  di  stabilità  del  sistema  previdenziale  e  di  welfare  del  Paese. Ciò  sta  a  dimostrare  come  questi  referendum  hanno  una  trasversalità  che  riguarda  tutte  le  persone, dai  più  giovani  fino ad arrivare ai pensionati. Il  contributo  che  con  l’esercizio  democratico  del  voto  svolgiamo  per  i  referendum,  vale  oggi  per  i  cinque quesiti,  ma  in  un  Paese  dove  sempre  meno  persone  si  recano  alle  urne,  invogliare  e  far  riaffezionare  le  persone  al  voto,  significa  rafforzare  la  nostra  democrazia,  significa partecipare  e  continuare  a  preservare  il  paese da tentativi destabilizzanti tipici dei paesi autoritari e illiberali”.

A  sette  giorni  dal  voto, Esposito ha ricordato “il lavoro  articolato  e  capillare fatto in questi mesi in  tutti  i  comuni  della  regione,  con  iniziative  pubbliche,  comizi,  volantinaggi,  dobbiamo  approfittare  del  tempo  che  abbiamo  ancora  a  disposizione  per  intensificare  ulteriormente  il  coinvolgimento  di  quante  più  persone  possibili.  Abbiamo  un’agenda  fitta  di  iniziative  che  ci  porterà  fino  al  6  giugno  dove a Potenza  è  previsto  il  comizio  di  chiusura  della  campagna  referendaria in piazza Duca della Verdura.

Siamo  tutti  convinti – ha concluso Esposito – che  il  risultato  del  quorum  è  alla  nostra  portata.  Nonostante  l’oscuramento  dei  media  nazionali,  in  questi  giorni,  stiamo  notando  una  maggiore  consapevolezza  nelle  persone  che  incontriamo,  sintomo  di  un  clima  che  sta  crescendo  di  interesse,  e  noi  vogliamo  credere  che  alla  pari  di  altri  momenti  referendari  fondamentali  per  la  nostra  società,  come  la  difesa  delle  leggi  sul  divorzio  e  sull’aborto,  quello  a  difesa  dell’acqua  pubblica,  finanche  il  referendum  Costituzionale  del  2016,  dove  pur  non  essendoci  bisogno  del  quorum,  il  paese  seppe  reagire  e  respingere  al  mittente  una  riforma  che  il  65%  degli  aventi  diritto  recandosi  alle  urne  bocciò  una  riforma  che  ritenne  pericolosa  per  il  funzionamento  democratico  delle  nostre  istituzioni,  anche  questa  volta  il  Paese saprà rispondere positivamente. Possiamo  farcela. Solo  in  questo  modo  potremo dare il nostro contributo per migliorare la nostra società”. La manifestazione si è conclusa con il concerto gratuito dei Modena City Ramblers.