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Il direttore del nostro giornale raggiunto da un decreto penale di condanna

20 giugno 2025 | 11:55
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Il direttore del nostro giornale raggiunto da un decreto penale di condanna
Il direttore Michele Finizio

La vicenda prende le mosse da una querela per diffamazione presentata da Acquedotto Lucano

Tutto parte da questo articolo che, secondo il querelante, “delinea una situazione di rischio di insolvenza di Acquedotto Lucano, in guisa da offenderne la reputazione, segnatamente in persona del legale rappresentante p.t.” Dal canto nostro abbiamo ritenuto doveroso informare i cittadini che a pagare le bollette dell’acqua sono quasi esclusivamente i poveri comuni mortali. Cosa, tra l’altro nota da tempo. Punto. Basta vedere i bilanci. Una situazione che si protrae da lungo tempo. In seguito alla querela il direttore Michele Finizio il 20 gennaio scorso viene interrogato dai Carabinieri. Nell’interrogatorio Finizio non ha ascoltato il consiglio dell’avvocato, il quale gli ha suggerito di avvalersi della facoltà di non rispondere. Ha risposto alle sole due domande che gli sono state poste respingendo, però, la richiesta di rivelare la fonte della notizia.

L’11 aprile un altro atto generato dalla stessa querela: alle 8,50 arrivano in Redazione quattro carabinieri. Hanno in mano un decreto di perquisizione locale e di sequestro disposto dal pm della Procura della Repubblica di Potenza a carico del direttore del giornale. La perquisizione è stata eseguita alla presenza della giornalista Giusi Cavallo e dello stesso Finizio e si è conclusa con esito negativo.

Ci aspettavamo un’archiviazione o un rinvio a processo, come spesso capita. Mai è accaduto che nei nostri confronti, in oltre 100 querele,  venisse adottato lo strumento del decreto penale di condanna.

Lunedì 16 giugno viene notificato alla nostra avvocata, Anna Maria Caramia, un decreto penale di condanna a firma del Gip, datato 16 maggio, a carico di Finizio. “… condanna FINIZIO Michele, come sopra generalizzato, in ordine al reato di cui agli artt. 57 e 595, commi 2 e 3, c.p., alla pena di €400,00 (quattrocento/00) di multa, salvo il pagamento, entro 15 giorni dalla notifica del Decreto e con rinuncia all’opposizione, dell’importo ridotto di un quinto, pari a 320,00 (trecentoventi/00) perché, in qualità di direttore responsabile della testata giornalistica online “Basilicata24”, ometteva di svolgere un adeguato controllo in ordine all’attendibilità della fonte…

“Il decreto penale di condanna è un procedimento speciale nel diritto processuale penale italiano che permette al pubblico ministero di ottenere una condanna pecuniaria per reati di minore gravità senza la celebrazione di un vero e proprio processo. In pratica, il pm chiede al giudice di emettere un decreto che condanna l’imputato al pagamento di una multa o ammenda, e il giudice, se ritiene che le prove siano sufficienti, emette il decreto. L’imputato ha la possibilità di opporsi al decreto entro 15 giorni dalla notifica, chiedendo un processo regolare.” Ed è quello che faremo: chiederemo un processo regolare per far valere le ragioni della difesa.

Certo è che il decreto penale di condanna è un procedimento che esclude il contraddittorio con l’imputato. In pratica le ragioni dell’imputato non entrano nel procedimento, si salta anche l’udienza preliminare. Ti condannano senza processo in cambio di uno sconto di pena. Nulla da eccepire. Non contestiamo lo strumento che riteniamo utile, ma siamo sorpresi dal fatto che sia stato applicato in questo caso e con tanta celerità.

“Paga 320 euro, cifra davvero irrisoria, e chiudi la faccenda”. Se il reato è stato commesso o non è stato commesso, se il querelante ha ragione o torto sono quisquilie. Ad Acquedotto Lucano S.p.A., serve che il giornalista sia condannato, a noi interessa che la verità emerga.