La Basilicata terra nucleare
Un territorio sacrificato all’energia e alla ragion di Stato
“Tutto lascia immaginare che Rotondella non sia esclusa dalla “lista ristretta”. Ma c’è Craco, ossia Peschiera a valle, a un passo c’è Tecnoparco, a due passi c’è la Trisaia, intorno le industrie o quel che ne resta della Val Basento, il prossimo mega-impianto di stoccaggio dal gas della Geogastock a Grottole-Ferrandina-Pisticci. Ancora a due passi ci sono i pozzi petroliferi. Tutta questa zona della Basilicata è stata interessata da processi di industrializzazione eterodiretti ed esogeni fondati sulla chimica, sull’energia, sui rifiuti. Una specie di mega distretto in cui ci sono tutte le condizioni per realizzare il deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi. E dove se non qui? Che sia Craco che sia Rotondella o Ferrandina una cosa è certa, si tratta della Basilicata. Siamo i primi, per quantità di siti identificati. Può darsi che l’ipotesi sia infondata, che la Basilicata non ospiterà alcun deposito. Bene, ma è sempre meglio mettere le mani avanti. Intanto ci auguriamo che i lavori di bonifica all’Itrec non siano una copertura per ben altro tipo di lavori.” E’ quanto scriviamo nel 2012 e poi nel 2015 su questo giornale nel quadro di alcune inchieste sul nucleare in Basilicata.
“La struttura sarà realizzata all’interno di un Parco Tecnologico”, faceva saper la Sogin 10 anni fa. Guarda caso il Centro di ricerca Enea Trisaia di Rotondella è, in base al Decreto Legislativo n.31/2010, un Parco Tecnologico.
A distanza di 8 anni, nel 2023, tra i siti pubblicati dal Ministero dell’Ambiente ritenuti idonei ad ospitare il deposito ci sono Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Genzano di Lucania, Irsina e Matera. Craco e Rotondella non ci sono. Ma non ci fidiamo. Picchetto Fratin rilancia qualche giorno fa l’idea degli impianti di smaltimento geologico per il combustibile esaurito e i rifiuti radioattivi. Tipo quello che volevano realizzare a Scanzano Jonico nel 2003. Il 28 febbraio 2025 il Governo Meloni rilancia sul nucleare “sostenibile” con un disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri. La Basilicata, secondo alcune fonti, è tra le aree candidate ad ospitare anche una eventuale centrale nucleare, se la linea del Governo dovesse passare dalle proposte ai fatti.
Ma torniamo al deposito. Il nodo non sarebbe tecnologico, né normativo e nemmeno di valutazione ambientale. Il nodo è tutto politico e presenta problemi di persuasione sociale. Alcuni indizi ci porterebbero nella direzione di una regione pronta a candidarsi per ospitare un “parco tecnologico più avanzato” nel quadro di investimenti nucleari, compreso lo stoccaggio dei rifiuti. Ci sono le condizioni politiche, una Giunta armonizzata con il quadro governativo. C’è l’uomo giusto al posto giusto, cinghia di trasmissione con il Governo sugli affari energetici e severo tutore della ragion di Stato, Michele Busciolano. Attualmente direttore generale dell’Amministrazione Digitale, dipartimento a cui sono state assegnate anche “la gestione delle relazioni istituzionali in materia di accordi di compensazione economica e ambientale in materia di risorse idriche ed energetiche.” Busciolano, già Maggiore Tenente Colonello della Guardia di Finanza e già attivo nei servizi di intelligence, è l’uomo giusto al posto giusto. Le faccende energetiche e dell’acqua sono questioni di interesse nazionale. Non a caso lo Stato, attraverso Terna spa, Eni, Enea, Sogin, ha ormai da decenni il timone dell’energia in Basilicata, generando lo “sviluppo” che è sotto gli occhi di tutti.
Lo scorso 20 giugno a Matera, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi della Basilicata, si fa il convegno, sembra sponsorizzato anche dalla Regione, “Il nucleare tra Innovazione, Ricerca, Sicurezza e Sostenibilità”, organizzato dal Cluster Energia Basilicata, Confindustria Basilicata e l’Università degli Studi della Basilicata. Non cade a caso, è il primo passo verso la persuasione degli opinion leader e degli esponenti politici. Il contesto energetico globale e nazionale, – scrivono gli organizzatori – caratterizzato da una crescente domanda di energia elettrica decarbonizzata e dalla necessità di rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti, ha riacceso il dibattito sulla produzione energetica tramite le tecnologie nucleari. Il convegno pertanto affronterà i principali nodi tecnologici, industriali e di policy indispensabili a consentire un effettivo riavvio dell’opzione energetica nucleare, coinvolgendo i principali attori nazionali e internazionali.” Eccoli. Ci siamo.
Tra i relatori Stefano Monti, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare; Alberto Pasanisi, Direttore Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica in Edison; Francesco Campanella, Direttore dell’Ispettorato Nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione; Mariano Tarantino, Responsabile Divisione Sistemi Nucleari per l’energia presso ENEA; Gianfranco Caruso, professore ordinario di Impianti Nucleari presso l’Università Sapienza. Per conoscere gli altri relatori clicca qui. Francesco Campanella – presidente di Isin (Ispettorato Nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) – intervenendo al convegno parla di nucleare come opzione sostenibile.
E così che si fa. Una specie di strategia che richiama la “Finestra di Overton”. Nei suoi studi Joseph Overton cercava di spiegare i meccanismi di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea da completamente inaccettabile per la società a pacificamente accettata. Ci saranno altri passi, altre iniziative, giornali e media a disposizione. Lo vedremo
Fatto sta che l’aria che tira non è tranquilla. Nessun allarmismo, per carità. Con questa ricostruzione giornalistica vogliamo sottolineare il lavoro delle organizzazioni ambientaliste e di società civile che fanno benissimo a mantenere sempre alta l’attenzione e a leggere anche tra le righe quello che succede sui territori. Noi faremo, come sempre, la nostra parte.
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