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L’immobilismo della politica e il business del Gruppo Macchia

28 giugno 2025 | 13:53
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L’immobilismo della politica e il business del Gruppo Macchia
Donato Macchia durante la conferenza stampa del 24 giugno

Niente è come sembra anche se il sembra a volte è bellissimo. L’area ex Cip-Zoo di Potenza e la seduzione del sogno

Il 24 giugno, Donato Macchia, in una conferenza stampa, annuncia l’evento del 26 giugno: illustrazione dell’idea progettuale ai tifosi nello stadio Viviani. E così è stato, i tifosi hanno scelto tra due ipotesi. Una riguarda il riadeguamento dello stadio Viviani, l’altra la creazione di una cittadella dello sport, sull’area ex Cip-Zoo, con il nuovo stadio con una capienza di 14mila posti, tre campi di allenamento, centri commerciali, uffici, palestre, un palazzetto dello sport con una capienza di 3mila posti utilizzabile anche per convegni o eventi.

Naturalmente Macchia, già in conferenza stampa, orienta la scelta: la seconda ipotesi. Il 26 giugno alle 20 la presentazione davanti a qualche centinaio, forse mille, di tifosi e sportivi. Hanno scelto. Il mega progetto sull’area ex Cip-Zoo si può fare, si deve fare: è un sogno che tocca le corde emotive”.

Dal “Parco della Città” a Salvatore Caiata

Finalmente si è arrivati al dunque. Su quell’area ci aveva messo gli occhi più di qualcuno, un boccone prelibato per attività immobiliari, commerciali e per mettere a reddito lo sport, in particolare il calcio. Già l’onorevole Caiata, all’epoca presidente del Potenza Calcio, società poi ceduta a Macchia, siamo nel 2020, “pensava in grande”.  Un anno dopo, nell’aprile 2021, la notizia: “Il Comune di Potenza ha individuato nell’ex Cip zoo l’area idonea per realizzare la “Cittadella dello sport”, e il nuovo stadio, “avviando l’iter per chiedere alla Regione e al consorzio industriale Asi l’istituzione di un tavolo per il trasferimento dell’area all’amministrazione comunale”. Lo ha annunciato stamani, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, l’assessore comunale allo sport Patrizia Guma”. Era sindaco Mario Guarente. Non se ne fece nulla. Caiata parlava di soldi veri e di investitori disposti a sborsare 50 milioni di euro. Non abbiamo mai saputo chi fossero questi “imprenditori coraggiosi”.

Eppure già dal 2012 si mobilitava il Comitato cittadino per il “Parco della Città”. Tra i promotori anche Antonio Nicastro, attivista, blogger e giornalista, tra le prime vittime lucane del Covid. Nel 2014 il Comitato invita pubblicamente tutti i candidati a sindaco di Potenza ad esprimere la propria opinione sulla creazione del Parco della Città nell’area ex Cip Zoo del capoluogo e ad appoggiare l’obiettivo della petizione popolare lanciata nel 2012 e che aveva registrato la sottoscrizione di 12.000 cittadini. Avevano a disposizione un modello realizzato dallo Studio Wop Architettura e Paesaggio. Con quella petizione straordinaria i cittadini chiedevano agli amministratori pubblici, ed in particolare al presidente della Regione Basilicata (Ente proprietario del terreno) e al sindaco di Potenza, di mettere in atto tutte le azioni necessarie per la realizzazione del “Parco della Città” nell’area della ex Cip Zoo di Potenza. Tutto finisce nel cestino.

Appare l’uomo del destino

Arriva Macchia con il suo Gruppo imprenditoriale. Rilancia il “sogno” di Caiata, ma lo rende più grande, più seduttivo, con un concept che prova ad includere anche l’idea di parco urbano: sul piatto 120 milioni, dice lui. Il primo chiarimento che Donato Macchia dovrà fornire, appena i tempi saranno maturi, riguarda la provenienza del denaro ed eventualmente il nome degli altri investitori. Aspetteremo.

Se il “Parco della città”, lo chiedevano e lo proponevano 12mila cittadini, la “Cittadella dello sport” la propone il Gruppo Macchia e la votano i tifosi della squadra. Gioco facile puntare sulla grande “partecipazione e condivisione popolare” del Progetto. Oggi sul giornale di Donato Macchia un giornalista scrive: Il “vento” della cittadinanza ha soffiato forte verso il progetto della riqualificazione dell’area”. Sembra una sortita da velina. Tuttavia in questa città il 26 giugno si è verificata una inedita metamorfosi: i tifosi di una squadra trasformati in rappresentanti di tutta la comunità cittadina e addirittura dell’intera comunità regionale, sono diventati i “cittadini”, il “popolo” che partecipa, vota e approva.

Un modo non solo per scavalcare le istituzioni, ma una tattica per metterle di fronte al fatto compiuto. Più volte, nel corso della conferenza stampa del 24 giugno, Macchia ha richiamato la Regione Basilicata e il Comune di Potenza alla loro “responsabilità morale.” Come a dire “mi aspetto l’approvazione del Progetto, la celerità nelle autorizzazioni, l’ampia disponibilità nella gestione delle procedure burocratiche”.

La strategia banalmente efficace

Un ingranaggio perfetto: uno studio di architettura famoso mette a punto l’idea progettuale, io la sottopongo ai tifosi-cittadini-comunità, questi approveranno e le istituzioni dovranno adeguarsi. E se non si adegueranno saranno responsabili della mancata esecuzione di un progetto “utile non solo alla città, ma all’intera regione” che può contare su risorse economiche private. “Io non amo fare pressioni a nessuno” ha dichiarato nel corso della conferenza stampa. Anche se, proprio nel corso della conferenza, ha usato frasi che tra le righe somigliano molto a eleganti, a tratti mal celati, impulsi “persuasivi.” Per chi ha tempo, ascolti cliccando qui. Sul piano della comunicazione persuasiva è un capolavoro di forzature invisibili. La sintesi possiamo ricavarla dalla famosa frase di Henry Ford: “Puoi averla in qualsiasi colore desideri, purché sia nero”. Pronunciata all’inizio del ‘900 per accompagnare il lancio sul mercato dell’automobile Ford Model T. In questo caso il colore è la Cittadella dello sport nell’area ex cip zoo. Scontata la scelta, perché sul tavolo c’è da un lato pane secco e dall’altro una bella tavola imbandita di suggestioni e glamour. Facile scegliere. Finanche alcuni giornalisti, almeno così si sono qualificati, anziché fare domande, hanno ringraziato il presidente del Potenza Calcio per la sua grande impresa. Donato Macchia, come se nulla fosse, in quella conferenza, chiama per nome i giornalisti: Rocco, Francesco, eccetera. E non ci risulta che l’imprenditore sia un giornalista.

Una messa in scena, quella dello stadio il 26 giugno, alla Donato Macchia degli ultimi tempi: grandeur, glamour, e contesti addobbati con un’estetica del potere simile ai quadri storici degli antichi anfiteatri romani. L’imperatore sale sul palco e il popolo applaude. Nell’arena le due proposte, una alternativa all’altra, quella non gradita all’imperatore subisce il pollice verso della folla. Accanto a Donato Macchia, nello stadio, sulle poltrone lato aziende la vice sindaca di Potenza, nonché direttrice della Fondazione di Macchia “Potenza Futura”, già responsabile relazioni esterne del Potenza Calcio e conduttrice nella rete televisiva La Nuova TV. Su lato amministratori scorgiamo Arnaldo Lomuti, parlamentare del M5S.

Soldi privati e patrimonio pubblico

Macchia non chiede soldi e fa la proposta perfetta alla Giunta Regionale: “datemi il diritto di superficie su quell’area per 90 anni e nessuno ci rimette, anzi tutti ci guadagnano.” Infatti, in questo modo secondo il ragionamento del presidente del Potenza Calcio, la Regione conserva a patrimonio il cespite, l’area viene recuperata con infrastrutture sportive, commerciali e altro, infrastrutture che alla scadenza andranno a patrimonio della Regione. In teoria non fa una grinza. Perché la Regione dovrebbe rifiutare una proposta del genere? C’è un piccolo dettaglio: quanto costerebbe quell’area se Macchia o chi per lui, dovesse acquistarla e se la Regione volesse venderla? 21 anni fa secondo alcune stime l’area valeva circa 17 milioni. Oggi, forse, potrebbe valere circa 30 milioni. Certo, l’area potrebbe essere anche acquistata in caso di vendita, ma ci dovrà essere un bando pubblico. E i tempi di Macchia sembrano essere molto veloci. L’altro dettaglio riguarda il tutto di più che può accadere in 90 anni e oggi assolutamente imprevedibile. Tuttavia, se la baracca funzionerà, gli investitori potranno assicurarsi lauti profitti oltre l’accrescimento simbolico di potere sulla città. E’ legittimo. Ad ogni modo la pubblica amministrazione, nell’eventualità in qualche modo un accordo vada in porto, dovrebbe assicurarsi che l’operazione non abbia finalità speculative finanziarie e immobiliari e che gli investitori siano affidabili sotto tutti i profili. Ma questo lo vedremo, siamo ancora agli embrioni di una proposta.

“E solo chi vive di apparenze può essere ingannato dalle apparenze”

Comunque vada, l’aspetto più interessante della vicenda, al momento, è la strategia utilizzata. Una strategia su cui pare nessuno abbia dedicato un minuto di riflessione. Alcuni politici si sono buttati a capofitto con dichiarazioni di appoggio all’iniziativa di Macchia. Per esempio l’incauto Piero Marrese, già candidato del centro sinistra a presidente della Regione, che scrive: “Accolgo con grande interesse e convinzione il progetto Sport Futuro Comunità promosso dalla società Potenza Calcio, un’iniziativa ambiziosa che intende rilanciare il movimento sportivo del nostro territorio, con una visione moderna, partecipata e profondamente radicata nei valori della comunità.”

Un imprenditore, e anche editore, che negli ultimi anni ha acquisito un ampio potere economico e anche di influenza sulla politica, e che ha intrecciato importanti relazioni di business in diversi settori, chiama in causa “la partecipazione popolare” per sostenere un progetto privato che apparentemente avrebbe finalità pubbliche. Mette in campo il suo appeal di presidente della squadra di calcio per attrarre consensi dai tifosi. Li chiama a un voto già orientato su una proposta di suo gradimento. Una proposta che riguarda un investimento privato su suolo pubblico e che appare come “il grande sogno” di un benefattore il cui cuore batte forte per il futuro radioso della città di Potenza e dell’intera regione. In tal modo prepara uno scenario di imbarazzo per le istituzioni le quali, davanti a così tanto consenso “popolare” e davanti alle possibili implicazioni “politiche”, sarebbero – secondo l’idea geniale di Macchia – costrette a miti consigli. “Se non me lo fate fare qua, andrò a realizzare il progetto a Tito”, avrebbe detto nell’incontro riservato con alcuni esponenti delle istituzioni: presenti il sindaco e il vice presidente della Regione, altri non sappiamo. Il presidente della Provincia di Potenza avrebbe declinato l’invito. Vincenzo Telesca appoggia, a condizione che nel Progetto ci sia anche la famosa piscina olimpionica, Macchia non lo esclude. Giova aggiungere che a Tito il palazzetto dello sport è all’asta.

In tutta questa vicenda fino ad oggi emergono i limiti della politica che in oltre 20 anni non è riuscita a dare una destinazione all’area dell’ex cip zoo che, seppure bonificata, versa in gravi condizioni di degrado. Limiti anche dovuti all’intrusione di interessi privati di cui erano e sono portatori esponenti politici. In questo campo di immobilismo si introducono in forma muscolare iniziative a lungo preparate come quella di Macchia. Nel frattempo il popolo è incantato e sedotto dal “sogno” del benefattore. A questo punto una domanda alla politica è d’obbligo: chi vi ha impedito e chi vi impedisce di candidare quell’area ai finanziamenti del Pnrr previsti per la rigenerazione urbana? Certamente nessuno. E allora perché? Chissà che ne pensano il M5S, I verdi, la cosiddetta sinistra…

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