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Sanità lucana: “Non posso tacere, la mia bambina parcheggiata per ore in pronto soccorso”

29 giugno 2025 | 21:26
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Sanità lucana: “Non posso tacere, la mia bambina parcheggiata per ore in pronto soccorso”
Ospedale di Policoro (foto di repertorio)

La testimonianza di un padre sull’esperienza vissuta al pronto soccorso dell’ospedale di Policoro: “Mi vergogno di un sistema che premia se stesso mentre abbandona i suoi cittadini”

Di seguito pubblichiamo il racconto dell’esperienza di un padre che ha porato la figlia di cinque anni al pronto soccorso dell’ospedale di Policoro.

Ringrazio Dio di essere nato a Potenza, dove — almeno per ora — esiste ancora una struttura ospedaliera dignitosa. Ma oggi non posso tacere.

Alle 14:10, una bambina — mia figlia — di cinque anni si sente male in spiaggia, a Policoro. Una semplice congestione, direte. Ma una congestione può essere pericolosa, anche mortale. Fortunatamente, due medici presenti al lido “La Capannina” — che ringraziamo di cuore — intervengono prontamente e le prestano i primi soccorsi.

Dopo due ore, la bambina continua a stare male. Si chiama il 118. Passano 30 interminabili minuti prima che arrivi l’ambulanza. Al Pronto Soccorso di Policoro ci accoglie il caos: pazienti in attesa da ore, urla, disorganizzazione totale. Alcuni erano lì dalle 10:30 del mattino. Ora erano quasi le 17.

E qui avviene l’assurdo: una bambina di cinque anni, in evidente difficoltà, resta in attesa per oltre un’ora e mezza. In qualsiasi altro ospedale, il pronto soccorso avrebbe subito mandato la bambina in reparto pediatrico. Qui invece si resta lì, seduti, ignorati.

Solo dopo continue sollecitazioni, proteste, facce tese e parole accorate — perché in Italia, per farsi curare, bisogna gridare — finalmente ci mandano in pediatria. Probabilmente solo per toglierci di mezzo.

Ma nemmeno lì troviamo sollievo. Nessun altro bambino in lista d’attesa, nessuna urgenza in corso, nessuna visita in corso. Eppure, nessuno si prende cura di nostra figlia. Passano altri minuti, troppi. Altre lamentele, altre richieste di spiegazioni. Solo silenzio.

Siamo stanchi, esasperati. A quel punto chiamiamo l’ascensore: ce ne vogliamo andare, decisi a trovare aiuto altrove. Solo allora interviene un’infermiera, che ci dice: “Il medico c’è, sta visitando un bambino.” Chiediamo: “Quale bambino? Qui non c’è nessuno!” Silenzio. Poi confusione. Poi un vago: “Sta facendo una visita.” Dove? A chi? Quando? Nessuno sa.

Alla fine, si materializza un medico. Ma nel frattempo, una bambina ha rischiato di svenire due volte. E noi siamo passati attraverso un calvario di silenzi, attese e indifferenza. Assessore Latronico, è questo il sistema che state gestendo? O, meglio, è questo il sistema che state lasciando morire? Liste d’attesa infinite. Personale allo stremo. Pronto soccorso fuori controllo. Reparti deserti. Cittadini umiliati nella propria sofferenza.

E nel frattempo, in Regione, ci si permette pure il lusso di aumentarsi lo stipendio. Per cosa? Per premiare l’inefficienza? Il clientelismo? L’incapacità? Io oggi mi vergogno di essere lucano. Mi vergogno di vedere una bambina di cinque anni visitata dopo 3 ore e 20 minuti. Mi vergogno di un sistema che premia se stesso mentre abbandona i suoi cittadini. Altro che aumenti: tagliatevi gli stipendi. E con quei soldi assumete medici, garantite turni, salvate vite. Altro che “professionisti”: qui non c’è traccia né di professionalità, né di umanità. Solo ritardi, silenzi, menefreghismo. Vergognatevi. Un libero cittadino – Giovanni Galgano