Stellantis: quasi 2000 esuberi in Italia da gennaio
I numeri aggiornati: la ‘crisi’ nera dell’Automotive nazionale. Intanto il nuovo Ad (Filosa) sceglie Detroit come sede. E a Melfi? Convocati i sindacati per il giorno 19. Si parlerà di nuova Cassa integrazione
La scorsa settimana fioriva l’ottimismo nei sindacati di categoria per l’accordo di Torino sul ‘biennio economico’ e per l’aumento mensile in busta paga agli operai (134 euro più 480 di una tantum). Questa settimana, invece, a occupare la scena, le nuove richieste di licenziamento con incentivo nei siti Stellantis italiani per il 2025. Sono gli annosi ‘esuberi’. Siamo giunti ormai a quasi 2000 esuberi da inizio anno. Si va dai 300 a Pomigliano e 50 di Pratola Serra, ad aprile, passando per i 200 di Termoli e i 500 di Melfi firmati il mese scorso. La cifra più alta spetta però a Mirafiori. Notizia di qualche giorno fa (610 licenziamenti con incentivo). E infine i 265 di Cassino, di cui si è venuti a conoscenza proprio delle ultime ore. Sommando si arriva quasi a 2000 unità. Per non contare la debacle dell’Indotto.
A mettere il dito nella piaga il segretario nazionale Fiom (Samuele Lodi). “Stellantis non ha voluto dare nessun segno di discontinuità, non assumendosi l’impegno a nuove assunzioni per dare prospettiva all’Automotive in Italia”, è l’attacco di qualche giorno fa del segretario nazionale Fiom. Come a dire: si licenzia con incentivo, ma non si assume nuova forza lavoro. Segno di una temuta ‘desertificazione’ in chiave futura. Ma l’altro punto a destare qualche sospetto sul futuro ‘italiano’ di Stellantis, è stata la decisione del nuovo amministratore delegato (Antonio Filosa) di scelgliere Detroit, quindi gli Usa, come sede del suo ufficio, piuttosto che il vecchio continente, o perché no, proprio Torino. Un ad che parla ‘americano’, quindi, e che fa storcere il naso a molti connazionali. “E’ necessario un incontro al più presto con Filosa che dovrà dare garanzie e prospettive agli stabilimenti italiani”, chiosa ancora Lodi della Fiom che chiama in causa anche la presidenza del Consiglio. “Si assuma la responsabilità di convocare le parti a Palazzo Chigi per affrontare finalmente il problema dell’automotive come non ha fatto finora”. Anche il cambio al vertice della multinazionale, quindi, per ora, non sembra sortire effetti positivi per il polo italiano dell’auto. Tutt’altro.
Aria di “stagnazione” a Melfi. Vista dalla Basilicata e quindi da Melfi poi, la situazione appare ancora più preoccupante. Sono 500 gli incentivi all’esodo proposti da Stellantis il mese scorso e firmati dai sindacati di categoria (fatta eccezione per Fiom). Si parla di “molti operai” che avrebbero già accettato il gruzzoletto e che quindi a breve potrebbero già essere fuori dalla linea. L’azienda ha inoltre convocato le segreterie territoriali e le Rsa il giorno 19 giugno per nuovo Cds, quindi probabile un’intesa sulla nuova Cassa Integrazione in arrivo. Se ne saprà di più la prossima settimana. Ma intanto a destare preoccupazione è anche l’ultimo dato diffuso da Banca d’Italia. Nel focus sulla Basilicata si parla di un’economia che “ristagna”, con riferimento al 2024. “L’andamento del settore industriale – sottolinea Banca d’Italia nel report annuale – ha risentito soprattutto della forte riduzione della produzione del distretto dell’auto di Melfi, che ha condizionato anche l’export regionale”. Se Melfi è al palo (e l’Indotto anche peggio) in sintesi, è tutto il tessuto economico regionale a pagare pegno. Una sorta di effetto domino dalla proporzioni difficili da contenere. In attesa che i nuovi modelli, partendo dalla Ds8 alla Compass, prendano quota sul mercato, l’economia lucana appare sempre più in forte affanno. E sempre più dipendente dai destini del polo industriale ed ‘elettrico’ di Melfi.