L’eclissi dell’Unione Europea tra riarmo e sudditanza
Le leadership europee non hanno alcuna visione ma abbondano in confusione: dove andremo a finire?
Secondo una pubblicazione del maggio 2023 dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (CPI), della Università Cattolica, nel 1990 gli USA detenevano il 26,4%, del PIL mondiale. La UE il 27,8%, la Cina l’1,8%, il Giappone il 14,1%. L’Occidente produceva più del 70% del PIL mondiale.
Dopo soli trenta anni mentre gli USA hanno, con il 25,4%, sostanzialmente tenuto le posizioni la UE rappresenta solo 16,6% e il Giappone il 4,2. La invece Cina con il 18,1% ha superato la UE e l’intero Occidente rappresenta ormai meno della metà del PIL mondiale.
Anche all’interno della UE si riflette la perdita di peso delle economie dei singoli paesi. Tra le maggiori economie europee quella che perde maggiormente è l’Italia che passa dal 5,1 del PIL mondiale al 2. Una riduzione minore l’ha subita la Germania che passa dal 7,1 al 4,1 aumentando però il differenziale con l’Italia. Infatti se nel 1990 produceva una quota del PIL mondiale del 39% in più dell’Italia trenta anni dopo ne produce più del 50% in più.
Mi sono ricordato di questa pubblicazione riflettendo sulle pulsioni guerrafondaie della UE, tra riarmo e sudditanza untuosa nei confronti degli USA e in modo particolare di Trump, e sulla inconsistenza di visione e confusione delle leadership europee. Penso che il vecchio continente sia in una situazione di definitiva eclissi sulla scena mondiale e questo derivi da quattro crisi concomitanti.
Crisi economica
I numeri dell’osservatorio della CPI certificano la deriva del vecchio continente che invece, come promesso dalla moneta unica, avrebbe dovuto fare faville. Purtroppo insieme alla moneta si è concretizzato il dominio della fede neoliberista incarnata in Italia da Draghi, Alesina (parce sepulto), Giavazzi, Favero oltre che da Schäuble, Dijsselbloem, Tusk, Rutte e i cosiddetti paesi frugali, che però hanno la spesa pubblica maggiore d’Europa come incidenza sul PIL. Negli ultimi 20 anni i neoliberisti hanno dominato la scena politica e lo hanno fatto con estrema violenza, come nel caso della Grecia, nel presupposto che il controllo del debito pubblico fosse una priorità assoluta e dirimente sul futuro della UE e che fosse possibile solo attraverso la riduzione della spesa pubblica e il cosiddetto rigore, che si è tradotto nel taglio indiscriminato del welfare.
Questo modo di fare ha prodotto una perdita di slancio produttivo e l’aumento delle divergenze tra gli stati del Sud Europa, lontano dai centri logistici, politici e decisionali e quelli del Nord introducendo elementi strutturali di divergenza. In sintesi invece di fronteggiare insieme la competizione globale l’Europa ha massimizzato la competizione interna tra gli Stati, in specie tra quelli del Nord a scapito di quelli del Sud. Con questa debolezza si è arrivati a fronteggiare la crisi Russo – Ucraina con delle sanzioni che hanno finito per colpire molto più il sistema produttivo europeo, che aveva per lungo tempo beneficiato di costi dell’energia contenuti grazie al gas russo più della Russia stessa. Si è poi generato un gap tecnologico, in specie con USA e Cina, a causa degli scarsi investimenti e della condivisione a livello UE di progetti e spese a causa della competizione interna tra gli stati europei. Dulcis in fundo l’acritica accelerazione de progetti Green e sull’elettrico ha messo in crisi il settore auto regalando, ancora una volta, un enorme vantaggio competitivo a USA e Cina.
Peggio andrà con il piano di riarmo europeo. La spesa in armi ha un moltiplicatore pari a 0.75 – 0.85 il che significa che le finanze pubbliche entreranno in crisi non potendo finanziare la spesa con l’aumento del PIL e si dovrà ricorrere a tasse o tagli di welfare, e ancora una volta a farne le spese saranno i Paesi con il maggior debito come l’Italia. Un investimento in infrastrutture ha invece un moltiplicatore che varia da 1 a 3. Il 3 si ha quando gli investimenti infrastrutturali sono figli di una visione strategica di sviluppo. Ma avere una visione strategica in Italia e in Europa che indirizzi gli investimenti in chiave europea è chiedere troppo e l’unica visione che conta e domina tutto sono gli interessi a breve della Germania.
Crisi valoriale
Qui c’è poco da dire. Quando si sostiene l’Ucraina contro l’aggressione Russa e poi non si condanna l’aggressione USA e di Israele all’Iran, ma soprattutto si dileggiano istituzioni occidentali come la Corte Penale Internazionale e si emanano 18 piani di sanzioni alla Russia e zero a Israele per il genocidio in mondovisione in atto a Gaza, la leadership europea ha perso ogni diritto di parlare di valori e del rispetto del diritto internazionale. Altro segno di crisi valoriale è la presenza di paradisi fiscali interni alla UE. Purtroppo questa crisi è figlia della percezione che il Mondo sia ancora disposto ad accettare il suprematismo occidentale, figlio del colonialismo e della prepotenza militare e tecnologica che non c’è più.
Crisi democratica
Il principale attacco al parlamentarismo dell’Occidente si è avuto a partire dal 2011 con la lettera Draghi – Trichet in cui le burocrazie europee imponevano un insieme di riforme per decreto legge a un parlamento liberamente eletto. Peggio hanno fatto con la Grecia e peggio stanno ancora facendo con il ricorso alle procedure di urgenza esautorando il parlamento europeo sul Rearm Europe. Quindi un assetto dove capi di governo eletti all’interno della propria comunità nazionale, Germania e Francia, diventano autarchici leader a livello europeo che senza alcun mandato prendono decisioni per tutti e insieme a membri (Gran Bretagna) che non sono neanche più parte della UE.
Crisi istituzionale
Questo è l’aspetto più grave. Si è venduta alla pubblica opinione la UE come se fosse uno Stato Federale, mentre invece l’impianto istituzionale è di una ‘Associazione’ tra Stati retta da accordi tra stati autonomi e indipendenti. In questo assetto hanno dettato legge istituzioni europee che non hanno neanche uno statuto e dei processi trasparenti per eleggere il proprio presidente come l’Eurogruppo che viene classificato nei siti web della UE come ‘Organismo Informale’, ma che ha massacrato la Grecia. Poi ci sono Istituzioni, non elettive, come la BCE o il MES, che hanno imposto politiche economiche a stati nazionali sulla base del ricatto economico finanziario e senza alcuna legittimità politica o legale. Infine alcuni accordi come il Patto di Aquisgrana tra Parigi e Berlino del 2019 che ha sancito una ripartizione delle aree di influenza: est e Grecia alla Germania; Italia e sud Europa alla Francia. La guida europea a gestione franco tedesca è stata sponsorizzata da Prodi, Gentiloni, Letta e persino dal Colle. Ma questa visione di Europa, alla Orwell diciamo, in cui alcuni cittadini europei contano più di altri è contraria allo spirito che dovrebbe animare ogni democrazia liberale.
Ancora più aberrante la visione di chi, come Draghi, sostiene che l’Europa dovrebbe agire come se fosse un unico Stato. Che significa la violazione sistematica di 27 costituzioni nazionali. In altri termini si continua a fare confusione tra cessione di sovranità a organismi unitari ed eletti a suffragio universale, e cessione di sovranità a altri stati nazionali, come Germania e Francia, che di sicuro difenderanno i propri interessi e non quelli della intera comunità europee, in specie in epoche di vacche magre. Il modello Volenterosi, con Starmer, Macron, Tusk e Merz che ignorano completamente le istituzioni europee sono la più plastica rappresentazione del fallimento del modello europeo. La stampa mainstream se la prende con i ‘sovranisti’, intendendo per tali Orban, Fico e Meloni. Non capisco come intellettuali di rango, come pretendono di essere i giornalisti mainstream, non si rendano conto che i veri sovranisti sono Germania e Francia e la stessa Italia sedicente Europeista che si ritaglia il suo storico ruolo di paese dal DNA vassallo, poco importa di chi.
Insomma si va verso un modello economico – sociale – politico alla Kim Jong-Un. Esagero? Conservate questo scritto e rileggetelo tra trenta anni. Io verosimilmente non ci sarò, ma voi giovani, leggermente disattenti sulle tematiche politiche e sociali, sì.