ADV
ADV
ADV
ADV

L’imprenditore “dal cuore d’oro” e “il giornale spazzatura”

1 luglio 2025 | 14:09
Share0
L’imprenditore “dal cuore d’oro” e “il giornale spazzatura”
Antonio Liseno, foto di repertorio

Quando qualcuno, in seguito ai nostri articoli dell’inchiesta giornalistica sull’imprenditore Antonio Liseno, aveva provato fermarci con proposte seduttive e con eleganti minacce

Di Antonio Liseno, arrestato all’alba di oggi in un’operazione della direzione distrettuale antimafia di Potenza, abbiamo scritto in un’ampia inchiesta sull’imprenditoria lucana su questo giornale. Gli articoli, per chi avesse voglia di leggerli sono correlati in fondo all’articolo a questo link.

Quello però che non abbiamo mai scritto è l’attenzione che, dopo aver pubblicato articoli sulle sue società finite oggi nell’inchiesta della procura distrettuale potentina, ci venne dedicata da un personaggio insospettabile. Tale “soggetto” definendosi amico di Liseno, in almeno due occasioni ci invitò a diventare a nostra volta “amici” dell’imprenditore. Ovviamente declinammo l’ammiccamento e l’offerta dell’asserito amico di Liseno; rifiutammo anche l’invito a cena nel resort di lusso dell’imprenditore, che il suo “amico” ci rivolse nonostante la prospettazione, soprattutto per il collega maschio, Michele Finizio, che con la sottoscritta aveva firmato l’inchiesta sull’imprenditore lavellese, di “gustosi dopocena”. Rifiutammo ogni offerta, ma ascoltammo bene le parole di quell’insospettabile che nell’arco di una lunga telefonata passò prima dall’elogiare il nostro lavoro di giornalisti e poi a ricordarci che però può essere molto rischioso. “Liseno vuole incontrarvi per dirvi “come stanno davvero i fatti”. “L’amico” al telefono ci mette comunque in guardia: “non sapete con chi avete a che fare”. E lo dice per convincerci ad accettare una proposta di Liseno, dice lui: “occuparci della comunicazione elettorale, dell’immagine del San Barbato anche attraverso articoli mirati”. Ad ogni modo, quella telefonata confermava le nostre ipotesi, alcune delle quali contenute negli articoli dell’inchiesta.

Nel frattempo abbiamo continuato ad osservare le gesta dell’imprenditore lavellese “dal cuore d’oro” e degli ossequi che gli venivano rivolti, anche da volti noti della politica lucana. Tutti riverenti e zitti anche quando nel 2020 lo stesso imprenditore era finito al centro di un’inchiesta della Procura di Potenza, condotta dalla Guardia di Finanza, che gli sequestrò oltre otto milioni di mascherine facciali protettive e altri dispositivi di protezione individuale, del tipo schermi facciali, guanti monouso, tute monouso, termo scanner. Materiale che secondo la Procura aveva certificazioni contraffatte, o illecite o irregolari. Qualche mese prima, a marzo 2020 e in piena pandemia covid, Liseno aveva donato 200mila mascherine a diverse strutture sanitarie. In quell’occasione l’imprenditore dal cuore d’oro fu osannato, oltre che dalla stampa locale, anche da Matteo Salvini che lo ringraziò pubblicamente con un post, e da un assessore regionale e un consigliere regionale, entrambi leghisti. Quando poi scattò l’operazione della Guardia di Finanza con il sequestro, nemmeno le aziende sanitarie lucane che avevano ricevuto in dono le mascherine dall’imprenditore Liseno profferirono verbo o si interrogarono sulla regolarità di quel materiale. Ma si sa il silenzio in queste occasioni è d’oro.

Lo stesso silenzio che avrebbe preferito il sindaco di Lavello quando il 4 giugno 2020 pubblicammo un articolo dal titolo “Comune di Lavello. Il sindaco, il benefattore e il presunto innocente” con cui ponemmo una serie di domande all’allora primo cittadino Sabino Altobello sul “benefattore” Liseno. Ebbene Altobello non solo non rispose alle nostre domande ma ci accusò di essere un giornale spazzatura come potete leggere cliccando qui

Oggi la Procura distrettuale ci dice che le attività economiche di Liseno, quelle stesse di cui noi abbiamo scritto in tempi non sospetti, si presentavano funzionalmente connesse e riconducibili a un gruppo di delinquenti cerignolani specializzati in rapine a furgoni portavalori eseguite in tutto territorio nazionale. Ci dice, la Procura, che è stato registrato, mimetizzato tra le regolari operazioni commerciali, nelle casse delle società facenti capo a Liseno, tra cui la SG S.p.A. e la Glam’Our Italia Srl. e la Logistic Group, un notevole flusso di denaro, quantificato in almeno 10 milioni di euro, proveniente da attività criminali (rapine, assalti a furgoni portavalori, estorsioni, ricettazioni, furti, e altro) poste in essere da Pasquale Saracino e Sante Cartagena, noti esponenti della malavita cerignolana.

Certamente le ipotesi investigative che hanno portato all’arresto di Liseno e di altre otto persone dovranno passare per i tre gradi di giudizio qualora dovessero arrivare a dibattimento. E certamente questo giornale non è un giudice. Il nostro lavoro è farci domande di fronte a questioni poco chiare e fare domande a chi di fronte ad esse gira lo sguardo dall’altra parte. E questo abbiamo fatto con la nostra inchiesta giornalistica sull’imprenditore, ed ex consigliere comunale di Lavello, Antonio Liseno e sulle sue società. Le stesse finite nel mirino dei magistrati potentini. Le nostre domande sono rimaste senza risposta da parte di chi, amministrando la cosa pubblica, a diversi livelli, avrebbe avuto il dovere di rispondere. Gli stessi che magari in queste ore in cui la sorte ha voltato le spalle all’imprenditore dal cuore d’oro si staranno dannando per cancellare i selfie scattati nel “resort di lusso”.

©Riproduzione riservata