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Riciclaggio di denaro proveniente da rapine e assalti a portavalori: arrestato l’imprenditore Liseno

1 luglio 2025 | 10:58
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La procura distrettuale antimafia di Potenza ipotizza rapporti dell’imprenditore lavellese con soggetti della criminalità foggiana: sequestrato anche i compendi della società proprietaria dell’Hotel San Barbato

Alle prime luci dell’alba è stato disarticolato un sodalizio criminale dedito al riciclaggio dei proventi della criminalità foggiana, derivanti anche dalle rapine ai portavalori, con la connivenza di imprese operanti in Basilicata e Lombardia; 9 gli arrestati.  Ampio il dispositivo d’intervento messo in campo dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, che ha visto l’impiego di oltre duecento uomini e donne per l’esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Potenza, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, con cui sono state disposte 9 misure cautelari personali (7 in carcere e 2 ai domiciliari), il sequestro del compendio aziendale di 11 società del valore di 170 milioni di euro nonché il sequestro preventivo, nella forma diretta o per equivalente, di beni per un valore di circa 10.000.000 milioni di euro.

A rivelare i dettagli dell’operazione è la Procura distrettuale di Potenza in una nota. Al termine di una lunga e complessa attività, condotta in sinergia investigativa  dallla Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile della Questura di Potenza) sono state ricostruite le trame di un sodalizio criminale, connotato da una trasversalità nazionale e fondato su una consorteria estremamente stratificata, che ruotava intorno alla figura dell’imprenditore lavellese Antonio Liseno e a soggetti vicini ad ambienti della criminalità organizzata foggiana, operante prevalentemente tra l’area del Vulture-Melfese e Cerignola (FG), finalizzato al riciclaggio dei proventi delle attività delittuose poste in essere dalla componente cerignolana (prevalentemente rapine a furgoni portavalori), nonché al trasferimento fraudolento di valori e alla frode fiscale.

Antonio Lisenodi cui questo giornale ha più volte scritto– è considerato uno degli imprenditori più importanti nella regione Basilicata, attivo in vari settori del commercio, avendo la titolarità in svariate imprese operanti in più segmenti economici, ma in particolare è noto per essere il titolare della SG S.p.A. e della Glam’Our Italia S.r.l., società leader in Lucania nel commercio e nell’e-commerce di beni elettronici, elettrotecnici e prodotti di telefonia. Dal 2015, poi, effettua un importante investimento per la realizzazione, nell’area lavellese, di un complesso turistico-alberghiero di gran lusso, ovvero l’ Hotel San Barbato Resort Spa & Golf.

Le indagini sono partite con una perquisizione effettuata nel 2017 a carico di Angelo Finiguerra, imprenditore edile operante a Lavello , nel corso della quale, tra l’altro, è stata ritrovata documentazione contabile relativa a lavori effettuati per la realizzazione dell’hotel San Barbato Resort SPA, all’epoca in corso di costruzione e che attestava, inequivocabilmente un rapporto consolidato, che andava anche ben oltre la mera natura commerciale, con Antonio Liseno, proprietario della struttura alberghiera e le cui attività economiche, si presentavano funzionalmente connesse e riconducibili a un gruppo di delinquenti cerignolani specializzati in rapine a furgoni portavalori eseguite in tutto territorio nazionale. Gli sviluppi investigativi che ne sono derivati sono stati basati su più capisaldi. Il primo, ha riguardato imputazioni relative al reato associativo e a una serie di delitti che riflettono i rapporti tra Antonio Liseno e la criminalità organizzata, con connessione ad attività di estorsione, riciclaggio, auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e reati tributari. In sostanza, è stato registrato, mimetizzato tra le regolari operazioni commerciali, nelle casse delle società facenti capo a Liseno, tra cui la SG S.p.A. e la Glam’Our Italia Srl., entrambe con sede a Milano e la Logistic Group con sede a Lavello, un notevole flusso di denaro, quantificato in almeno 10 milioni di euro, proveniente da attività criminali (rapine, assalti a furgoni portavalori, estorsioni, ricettazioni, furti, e altro) poste in essere da  Pasquale Saracino e Sante Cartagena, noti esponenti della malavita cerignolana.

Per giustificare i movimenti finanziari in contabilità e far rientrare i capitali, ampiamente “ripuliti”, nelle mani degli autori dei reati presupposti, è stata utilizzata una fitta rete di imprese, talune anche fittiziamente intestate a soggetti “prestanome”, che hanno emesso / annotato fatture per operazioni inesistenti, sfruttando anche, quale veicolo della frode, l’esecuzione dei lavori edili per la realizzazione della lussuosa struttura ricettiva dell’Hotel San Barbato Resort SPA in Lavello. In sostanza, tra il 2016 e il 2020 Liseno ha illecitamente trasferito denaro a beneficio di soggetti economici riconducibili al sodalizio criminale “cerignolano” della famiglia Cartagena/Saracino, attraverso l’interposizione di Franco Mauro Via е Angelo Finiguerra, imprenditori edili, celando tale “passaggio” di denaro con i pagamenti, per oltre 20 milioni di euro, relativi ai lavori di costruzione e ristrutturazione del complesso alberghiero, affidati dapprima alle imprese intestate a Via Franco Mauro (anni 2015/2017) e successivamente a Angelo Finiguerra.
Un secondo aspetto ha riguardato le attività illecite svolte dal sodalizio di Liseno finalizzate alla realizzazione di una frode fiscale nel settore della telefonia. Al fine di ottenere indebiti vantaggi fiscali e soprattutto disporre di prodotti hi-tech a prezzi altamente concorrenziali, attraverso le sue imprese, infatti, ha partecipato a una imponente frode carosello che ha coinvolto numerose società dislocate in Italia e in diversi Paesi europei, tra cui Germania, Svezia, Slovacchia e Polonia.

Ancora, l’imprenditore lavellese, nel periodo pandemico, in concorso con altri, si è reso autore di ulteriori comportamenti illeciti connessi all’accaparramento illecito di dispositivi di protezione individuale, peraltro non conformi alle vigenti disposizioni, compiendo manovre
speculative su prodotti di prima necessità, facendo incetta sul mercato di oltre 13 milioni di mascherine in un momento storico in cui vi era penuria, determinandone la rarefazione e il rincaro sul mercato interno.
Da ultimo, le indagini hanno permesso, altresì, di cristallizzare perfettamente i contorni di una rapina con uso di armi perpetrata nel 2023 da Nicola Dileo e Pietro Gadaleta, attigui ai Cartagena ai danni di un trasportatore a cui veniva sottratta una cisterna contenente 36 mila litri di carburante per un valore di circa 50.000,00 euro.

L’ordinanza, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Potenza su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, arriva al termine, quindi, di una lunga attività investigativa che ha permesso di porre un freno a un radicato sistema criminale caratterizzato da elementi di straordinaria gravità in ordine alle condotte poste in essere e da una altrettanto straordinaria modernità con riferimento alle tecniche fraudolente adottate per realizzare gli intenti illeciti.
Al centro, dunque, vi è la figura di Antonio Liseno, artefice supremo di tutte le macchinazioni criminali ricostruite nel corso delle indagini, ordite grazie anche alle disponibilità derivanti dalle realtà aziendali a lui riconducibili che gli hanno consentito di realizzare di ingenti guadagni illeciti, rendendolo autore principe di trame con pericolosi soggetti criminali interessati ad approfittare della sua posizione a livello locale e dell’apparente rispettabilità delle sue attività economiche e con i quali ha raggiunto accordi federativi, travasati in un’associazione criminale. E qui entrano in gioco proprio i gruppi criminali leader nel territorio foggiano, facenti capo alle famiglie Saracino-Cartagena, che si sono serviti, per l’appunto, di Liseno per riciclare il denaro proveniente da furti e rapine attraverso una struttura organizzativa ben collaudata, assimilabile, per certi versi, ad un vero e proprio modello aziendale di stampo criminale.

Sulla base del quadro accusatorio delineatosi nel corso delle investigazioni, il GIP del Tribunale di Potenza ha disposto: la custodia cautelare in carcere nei confronti di Antonio Liseno, classe ’67 di Lavello, Pasquale Saracino, classe ’74 di Cerignola, Sante Cartagena, classe ’57 di Cerignola, Angelo Finiguerra, classe ’72 di Lavello, Mariagrazia Filomena Merra, classe ’78 di Lavello, Nicola Dileo, classe ’00 di Cerignola  e Pietro Gervasio, classe ’78 di Cerignola. Agli arresti domiciliari sono finiti Sonia Finiguerra, classe ’99 di Lavello e Franco Mauro Via, classe ’69 di Lavello.

E’ stato altresì eseguito  il sequestro preventivo per equivalente della somma di circa 10 milioni di euro, corrispondente all’importo del riciclaggio ricostruito; il sequestro preventivo dei compendi aziendali di 10 società, tra cui la SG S.p.A. e la GLAM’OUR ITALIA S.r.I., il cui valore complessivo si aggira attorno ai 170 milioni di euro. La gestione è stata affidata a un amministratore giudiziale.
Inoltre, in considerazione che dagli ultimi approfondimenti investigativi è emerso che la proprietà dell’Hotel San Barbato Resort SPA è stata travasata in una società costituita ad hoc nel 2024, la SB S.r.l., con sede in Torino, sempre riconducibile al Liseno, la Procura distrettuale ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza del compendio della stessa Società proprietaria anche dell’hotel San Barbato.
Per l’esecuzione dell’ordinanza sono stati impiegati circa 200 tra finanzieri e operatori della Polizia di Stato che hanno effettuato numerose perquisizioni e sequestri per assicurare il prezzo o il profitto dei vari reati contestati, supportati da unità cinofile “cash dog” e “antidroga” e dal supporto della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Napoli.

L’ombra della politica e le elezioni del 2018 e 2023. Tra le rivelazioni più delicate contenute nell’ordinanza spiccano le dichiarazioni secondo cui Liseno avrebbe pagato 100.000 euro in contanti per assicurarsi il sostegno politico di alcuni candidati alle elezioni amministrative di Lavello, nel 2018 e nel 2023. Finiguerra racconta che i soldi servivano per “pagare i tesseramenti di persone consenzienti” e “effettuare la compravendita dei voti sempre presso cittadini consenzienti”.