Separazione delle carriere, riforma gattopardesca?
I trionfalismi spropositati di Nordio e Sisto, ministro e vice ministro della Giustizia sono propaganda politica elettorale -fortemente divisiva- di cui l’Italia in questo particolare momento non ha assolutamente bisogno
Di seguito la riflessione dell’avvocato Leonardo Pinto – Consigliere Associazione “Autonomia Forense”, sulla separazione delle carriere.
Il Senato ha approvato la separazione delle carriere; si tratta di riforma costituzionale che richiede una seconda votazione di entrambi i rami del Parlamento. A prescindere dall’iter parlamentare da completare, neppure scontato, è necessario capire se la stessa migliorerà il funzionamento degli Uffici giudiziari e se ridurrà la durata dei processi. Nulla cambia in proposito. Per cui i trionfalismi spropositati di Nordio e Sisto, Ministro e Vice Ministro della Giustizia sono, secondo la loro tradizione, propaganda politica elettorale -fortemente divisiva- di cui l’Italia in questo particolare momento non ha assolutamente bisogno.
Franco Coppi, emerito professore di diritto penale, avvocato di Berlusconi, a proposito della riforma in itinere, continua a “denunciare” che tutti parlano di separazione delle carriere, ma nessuno è in grado di spiegargli quali vantaggi porterebbe tale separazione al sistema giudiziario. Aggiunge di essere in attesa che qualcuno gli faccia un elenco preciso degli anzidetti vantaggi, se esistenti. Sarà il ministro Nordio o il suo vice Sisto a rispondergli? Non credo proprio.
Il primo agli inizi degli anni ’90 era contrario; come pm presso la Procura di Venezia, faceva uso massiccio di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Ha costruito le sue inchieste, tra cui quella del processo “Mose”, mediante 300.000 ore di ascolti. Poi -folgorato come San Paolo sulla Via di Damasco- si è convertito alla giustizia berlusconiana propugnando la distinzione delle carriere dei suoi ex colleghi e la riduzione dell’uso delle intercettazioni.
Il secondo, forzista doc, sostiene che la separazione delle carriere era il sogno di Berlusconi (cioè di un pregiudicato; si chiamano così i condannati in via definitiva) che si sta realizzando.
Le riforme vanno pensate ed attuate nell’interesse di tutti i cittadini, mirando al miglioramento del benessere generale e alla risoluzione di problemi che affliggono la società. Se concepite, come accade, nell’interesse di parti politiche o, peggio, padrini politici, provocano divisioni, divergenze e forte opposizione che creano instabilità politica compromettendo la fiducia nelle istituzioni democratiche.
I riformatori Nordio e Sisto, che evidentemente ignorano -tra l’altro- l’ultima intervista di Borsellino ai giornalisti francesi, trascurano le vere emergenze e le gravi criticità degli Uffici giudiziari, costituite da: cause civili che durano vent’anni ed oltre; processi penali che si concludono dopo anni di indagini, estenuanti istruttorie dibattimentali e spreco di ingenti risorse con sentenze di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione (la prescrizione del reato rappresenta il fallimento dello Stato nell’esercizio dell’azione penale); congelamento di ruoli di cause civili a seguito di trasferimenti di magistrati; direzione e gestioni lacunose degli Uffici giudiziari. Nulla di tutto ciò cambierà con la sbandierata approvazione.
Nordio e Sisto (il primo ex magistrato, il secondo avvocato) se ignorano le condizioni reali in cui versano gli Uffici giudiziari, non possono continuare a svolgere le rispettive funzioni di ministro e vice ministro della giustizia; se ne sono a conoscenza e le ignorano volutamente perché va bene così, peggio; comunque non possono continuare a svolgere tali funzioni essendo urgente rimuovere le anzidette criticità per il buon funzionamento degli Uffici Giudiziari. Dunque, le priorità della Giustizia italiana non sono la separazione delle carriere dei magistrati. Chi sostiene il contrario fa propaganda politica, oltre che mentire sapendo di mentire. Avvocato Leonardo Pinto – Consigliere Associazione “Autonomia Forense”


