Stellantis: da Melfi a Pratola Serra “in trasferta”
Servono unità nello stabilimento campano. “Non conviene, è meno di un mese, neanche il tempo di ambientarsi” dice un lavoratore lucano che ha ricevuto la proposta . Intanto “rischio di chiusura stabilimenti”, ha tuonato il responsabile Europa (Imparato) alla Camera
“Trasferta Pratola Serra: abbiamo ricevuto richiesta di 7 operai con idoneità 3 turni. Segnalatemi nominativo”. Questo il messaggio pervenuto ieri a diversi lavoratori di Melfi. Prevista una trasferta nello stabilimento campano a partire da lunedì prossimo e per tutto il mese di luglio. Nel sito di Pratola Serra (Avellino), che rientra sempre tra gli stabilimenti italiani della multinazionale, si producono diverse tipologie di motori per veicoli commerciali tra cui Ducato, ma anche Toyota. Si tratta di un piccolo sito in cui attualmente operano poco più di 1400 operai.
Chi ci ha segnalato la richiesta di trasferta ci dice anche che nonostante la vicinanza, solo 100 km dall’area industriale di Melfi, non ne varrebbe la pena. “Non è una vera e propria trasferta, meno di un mese, non fai neanche in tempo ad ambientarti, non si tratta di 5 o 6 mesi, come nel caso di Pomigliano”. E ancora: “Richiedono 7 operai, sembra quasi una pagliacciata, non è che per 7 operai non si riesce a fare la produzione, sembra strano”, scandisce il lavoratore. Anche se in questo caso non si tratta di una vera e propria trasferta, vista la vicinanza, rientra comunque nelle corde della multinazionale, richiedere sacrifici e partenze improvvise. Non solo verso l’Italia, ma anche all’estero.
Negli ultimi mesi, ad esempio, ha fatto molto discutere la richiesta di manodopera addirittura in Serbia, con una serie di traversie che ne sono scaturite (Stellantis avrebbe sbagliato i visti per gli operai che sarebbero tornati indietro, segnala MilanoFinanza). Dove c’è più bisogno, in quel momento, però, è lì che Stellantis propone e in alcuni casi spinge alle trasferte. L’idea dell’operaio ‘globe trotter’ è e sarà sempre più centrale in futuro, vista anche la crisi industriale e i seri problemi che, stando alle parole del responsabile Europa del Gruppo (Imparato), si registreranno proprio in Europa. “Pronti a chiudere fabbriche”, ha infatti tuonato Imparato durante un evento alla Camera, nei giorni scorsi, aggiungendo, tra le altre cose che proprio “in Italia” l’energia necessaria a produrre costa molto più che in Spagna e Francia. Non proprio un buon segnale per le fabbriche italiane del Gruppo.