Indotto Stellantis: lettere di licenziamento sotto l’ombrellone
La Lgs, che a Melfi operava nella Logistica, ha comunicato le scorse settimane ai lavoratori “la fine della produzione entro il 30 settembre”. Un operaio: “Sapevamo che l’avrebbe fatto, ma leggerlo nero su bianco fa male. È finito tutto. Si prepara un anno amaro”
Che le cose si stessero mettendo male, per i 30 lavoratori della Lgs Logistica, operante nell’Indotto di San Nicola di Melfi, si era capito già lo scorso 17 marzo, quando l’azienda in un incontro alla Regione Basilicata, presenti anche i sindacati, comunicò l’impossibilità a proseguire la produzione perchè nel frattempo era saltata la commessa che la legava, in subappalto alla Sit Rail, e indirettamente, a Stellantis. L’azienda aveva accettato di coprire la Cassa Integrazione per “cessazione attività” a zero ore fino al 30 settembre. E così le lettere di licenziamento, giunte tra i primi di agosto e la scorsa settimana, sono state il colpo di grazia, più che un fulmine a ciel sereno.
“ORA È DAVVERO FINITO TUTTO” A parlarci della sua lettera di licenziamento, pervenuta qualche giorno fa, è uno degli operai. Nel testo della missiva, che ci è stata mostrata, in sintesi, si legge. “L’azienda le comunica formalmente che, a causa della cessazione del’attività di produzione, il suo rapporto di lavoro sarà risolto con decorrenza dal 30 settembre 2025, che coinciderà anche con il suo ultimo giorno lavorativo”. Ecco, davanti a queste parole, formali e perentorie, finisce una lunga storia e resta l’amaro in bocca. “Se prima potevano esserci dei dubbi – ci dice, amareggiato, l’operaio – e se eravamo ancora appesi ad un filo di speranza, di illusione, trovare nero su bianco il proprio licenziamento è una dura presa di coscienza, ora è davvero la fine”. Già, la fine, di una storia travagliata e per molti nata col job act, oltre 10 anni fa. “Abbiamo cambiato diverse società e cooperative prima di passare con Lgs, poi c’è stato il Covid, la transizione all’elettrico, il calo produttivo di Stellantis, ed eccoci qui, noi dei subbappalti, l’ultima ruota del carro, i primi a saltare in questa grande crisi dell’automotive”.
“SPERIAMO ANCORA NELLA CASSA INTEGRAZIONE”. La speranza, se così si può definire, è che anche per i lavoratori della Lgs, ci sia un iter simile a quello che hanno vissuto i colleghi alla Fdm Las. E cioè che per un altro anno lo Stato si accolli l’onere degli ammortizzatori sociali. “A questo punto – conferma il lavoratore – speriamo che anche per noi si attivi un anno di cassa, che parta l’iter e che questo passaggio al non lavoro sia più morbido, e si chiuda a settembre 2026”. Ad ogni modo sarà un anno vissuto come in un limbo, già sapendo che non ci sarà un domani all’interno dell’automotive, per questi operai. A meno di clamorosi colpi di scena, che però al momento non si intravedono all’orizzonte.
“ATTENDIAMO I CORSI DI RIQUALIFICAZIONE”. La soluzione, intrapresa dalla Regione Basilicata, sta in alcuni bandi pubblicati, per alcuni milioni di euro, e che prevedono corsi di formazione e riqualificazione che dovrebbero partire a breve e che sono destinati ai lavoratori rientranti in area di crisi complessa, come San Nicola di Melfi. “Si tratta di corsi da saldatore, elettricista, ma siamo davvero in tanti, quelli che prateciperemo”. Quindi il punto, anzi, il dubbio, sta tutto qui. “Ci serviranno a qualcosa questi corsi, riusciremo a trovare lavoro con la qualifica in mano, in una terra dove lavoro ce n’è sempre meno, e tutti fuggono via?”
“EMIGRANTI?” E così giungiamo all’ultima parte della chiacchierata col lavoratore appena licenziato. “Non nascondo che sia io che gli altri colleghi ne parliamo e stiamo prendendo in considerazione la possibilità di andare a trovare lavoro altrove”. Il concetto suona più o meno così. “Fino ai primi mesi del prossimo anno dovremmo essere occupati con questi corsi che prevedono anche un piccolo rimborso, ma una volta finito il corso, cosa fare?”. Nel frattempo sarà già la primavera, e senza alcuna certezza e la cassa integrazione che andrà assottigliandosi sempre più, non è escuso che qualcuno di questi lucani faccia già le valigie. Il dubbio: “Chi non ha messo su famiglia forse è più libero, ma chi ha figli, mutui, spese fisse, come fa anche ad andarsene…”
IL “SALTO NEL BUIO”. E poi l’ultima amara analisi dell’ormai ex lavoratore Lgs. “Non si riesce a vedere il futuro di qui a un anno, prevediamo per noi e le nostre famiglie un salto nel buio con cui dovremo purtroppo fare i conti”. E molti di questi lavoratori e lavoratrici, c’è da aggiungere, sono under 40. È sempre più stretta nella morsa dell’emigrazione, la loro generazione, che potremmo definire del ‘job act’. Molti di loro avevano scommesso sulla Basilicata, sul restare qui, tra le proprie radici, non facendo i conti però con leggi che non tutelano. O meglio, che non tutelano più come nei decenni precedenti. Dall’articolo 18 allo smantellamento di ogni tutela è passato un attimo. Nel frattempo, Intere generazioni sono rimaste al palo. Si trovano oggi costrette a “scappare da qui”, per non morire di fame.


