Cambio appalto Smartpaper: nuovo tavolo romano il 3 ottobre
“Sia la Regione Basilicata a proporre una nuova sede lucana”: il pressing sotto traccia di sindacati e dipendenti, per ovviare alla probabile chiusura di Tito e Sant’Angelo Le Fratte paventata da Accenture. In ballo il futuro di quasi 400 dipendenti
Sarà la Regione Basilicata il vero convitato di pietra nel prossimo incontro previsto nella sede di Unindustria, a Roma, il 3 ottobre, per disegnare finalmente il futuro delle maestranze Smarpaper. I lavoratori in questione, lo ricordiamo, quasi 400 quelli lucani coinvolti, stanno vivendo un cambio di appalto che a breve vedrà le società Accenture e Dataconact (riunite in una Ati) subentrare a Smartpaper nell’appalto Enel. Di certo al momento c’è il cambio di appalto, il cambio di contratto, e forse il salvataggio delle maestranze. Nell’incontro romano della scorsa settimana (17 settembre) dai toni interlocutori, però, il vero nodo rimasto al pettine, è la “territorialità”, ovvero il rischio che le sedi lucane restino fuori. In un momento in cui ogni attore pare rifuggire l’ufficialià, non possiamo fare altro che raccontare attraverso fonti ben infornate, ma attraverso il buco della serratura. Che è pur sempre meglio dell’oblio.
“Sia la Regione a proporre una nuova sede lucana” Ciò che appare sicuro, dicevamo, è che ci sarà il cambio di appalto, e che cambierà il contratto da Metalmeccanico a Telecomunicazioni. Lo sappiamo perché sono state le stesse aziende subentranti (Accenture capofila) a renderlo noto via pec, come abbiamo svelato lo scorso 13 settembre. Ma resta il buio sulle nuove sedi o sulla nuova sede dove opereranno il lavoratori lucani dell’appalto Enel. Le aziende subentranti hanno fatto sapere che le sedi da loro individuate per far ripartire la commessa saranno Bari, Matera e Padova, scartando di fatto Sant’Angelo Le Fratte e Tito Scalo dove ad oggi sono impegnati i dipendenti lucani. Anche l’ultimo incontro romano non ha portato migliormenti o punti di svolta. Ecco perchè i sindacati continuano a chiedere sottovoce ciò che fecero, in passato, nel tavolo in Regione, a Potenza. Continuano a chiedere che sia la Regione a proporre, a designare una sede lucana da cui potrebbe ripartire, non appena scadrà l’attuale commessa, il lavoro dei quasi 400 dipendenti, che un tempo operavano per Enel, poi per Enel Energia e Mercato libero. “Che sia la Regione a proporre a individuare una nuova sede lucana vicina a quelle attuali”, appare il sogno condiviso di sindacati, lavoratrici e lavoratori. Ed è stata cassata, senza appelli, l’offerta del sindaco di Tramutola che proprio ieri (23 settembre) rilanciava l’ex centrale del Latte (del posto) come possibile nuova sede operativa di lavoro. Non avrebbe trovato sponde nè pareri favorevoli. La palla torna alla Regione.
Il 3 ottobre si muoverà la Regione? A questo punto in molti, compresi gli attori sindacali, si chiedono se al prossimo tavolo romano dove si riprenderà a discutere coi nuovi ‘padroni’, sarà presente, anche da remoto, una rappresentanza regionale. E se avrà voglia di toccar palla. La domanda non è peregrina, perché in assenza di cariche istituzionali regionali, non si capisce come si potrebbe smuovere la vera grande matassa, che riguarda la territorialità, ovvero lo spettro di una delocalizzazione. Così vengono viste le sedi di Bari e Matera da chi finora ha operato in Smartpaper da Tito e Sant’Angelo. Gli attori sindacali e la stragrande maggioranza dei lavoratori sperano che il 3 ottobre si vada al cuore del problema. Il lavoro in smart working paventato da Accenture nella pec del 12 settembre ha acceso altri incubi. In assenza di una sede lucana di riferimento, per molti si tratterebbe comunque di una delocalizzazione ‘mascherata’. E chi si può offrire da garante, se non la Regione, entrando nella concertazione tramite l’offerta di una sede ‘lucana’ da cui far ripartire il futuro di quasi 400 dipendenti? Si lavora sotto traccia. Promesse, incontri, abboccamenti, in attesa che i ‘piani alti’ di via Verrstro tocchino di nuova palla con una proposta concreta. Staremo a vedere. Tra meno di 10 giorni, nel frattempo, il 3 ottobre, è atteso il nuovo tavolo romano nella sede di Unindustria. Ma è una delle poche certezze, in una trattativa non ancora entrata nel vivo. Sarebbe ora che ciascuno si assumesse davvero una fetta di responsabilità. Invece di scaricare colpe, ma senza intervenire nel concreto. E’ ora di agire.


