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Basilicata. La mafia e le mosche che ci girano intorno

19 ottobre 2025 | 14:58
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Basilicata. La mafia e le mosche che ci girano intorno
Foto di repertorio

Che ci facevano i clan criminali campani a Ferrandina? Perché la città è stata scelta come hub operativo dei loro affari illeciti?

Spaccio di droga, estorsioni e armi nel nome dei clan sull’asse Ferrandina/Cava de’ Tirreni: cinque arresti in carcere, due minorenni affidati a comunità di accoglienza, 27 indagati agli arresti domiciliari e 7 sottoposti all’obbligo di dimora. Altri 11 sono indagati a piede libero. È il frutto del blitz messo a segno all’alba del 16 ottobredai carabinieri del reparto provinciale di Matera coordinati dalla Dda di Potenza. Sotto accusa due cosche, quella dei Bisogno localizzata in Basilicata ma originaria di Cava de’ Tirreni e l’altra tutta cavese con a capo Vincenzo Zullo che dal carcere impartiva ordini per lo smercio di droga. Per l’Antimafia lucana alla guida del clan locale, secondo l’accusa, ci sarebbe stato un ragazzo di appena 20 anni, Antonio Bisogno, nato a Cava Dei Tirreni. Sarebbe stato lui a tenere i collegamenti con il nucleo cavese guidato da Vincenzo Zullo, detto ‘O Cavallaro, figlio di Dante Zullo, attivo a Cava de’ Tirreni. Vincenzo Zullo è in carcere ma da lì, secondo l’accusa, dirigeva il traffico di droga definito dagli inquirenti imponente. Nell’inchiesta anche un tentato omicidio avvenuto a Pasqua 2024 proprio a Ferrandina. Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, dalla disponibilità di armi, dal numero dei partecipanti e dal coinvolgimento di minori nelle attività criminali.

Fin qui, in sintesi, la cronaca. E come tutti i fatti di cronaca di un certo rilievo meritano un commento. Dal quadro investigativo emerge un circuito capace di muovere droga e armi lungo più province: in Basilicata, Puglia, Campania e Sicilia, con Ferrandina individuata come hub operativo. Intanto, bisogna chiedersi che ci faceva, in pianta stabile, un rampollo del clan Bisogno a Ferrandina. E perché la città della val Basento è diventata la piattaforma delle operazioni criminali del sodalizio Bisogno-Zullo. Dobbiamo anche chiederci perché le indagini sarebbero partite solo dopo la denuncia via social di un ragazzo minorenne che si sarebbe rifiutato di spacciare e perciò fuggito per paura di gravi ritorsioni. Aggiungiamo che molte delle persone colpite da misure cautelari sono giovani, 16 di loro sono sotto i 30 anni. Questi interrogativi sono importanti, ma forse nessuno li ha messi sul tavolo della cronaca in questi giorni, a parte l‘Associazione Libera.

Sappiamo che il clan Bisogno è operativo nelle estorsioni, usura, spaccio e rifiuti. I Zullo sono operativi nello stesso campo ma interessati a ingerenze nelle attività politiche e amministrative. Dante Zullo, al 41bis, ha affidato l’azienda criminale al figlio Vincenzo. Insomma stiamo parlando di organizzazioni non di poco conto anche se ancora legate ai vecchi schemi criminali e al mercato tradizionale del crimine. Tuttavia, bisogna chiedersi dove finiscono i proventi illeciti delle attività criminali con base a Ferrandina?

Nella val Basento sono arrivati a stanno arrivando denari in diversi settori, dall’idrogeno verde, alla tratta ferroviaria Matera-Ferrandina. A ciò si aggiunge l’interesse nel settore dei rifiuti e delle discariche speciali. E vale anche per Taranto e per l’alta velocità Salerno- Reggio Calabria e per gli investimenti nell’energia verde. Gli affari illeciti nella droga e nel commercio di armi servono a fornire denaro da riciclare in investimenti “puliti” e milionari. Ed è ipotizzabile che gruppi criminali stiano immaginando l’assalto a una quota dei lavori della Matera-Ferrandina. Tuttavia, quello degli “investimenti” di un certo spessore non sono alla portata di clan alla Bisogno-Zullo, più esperti nel fare soldi con lo spaccio, le estorsioni e le minacce per ottenere lavori pubblici alle ditte affiliate. Non è da escludere che dietro di loro ci siano organizzazioni mafiose ben più strutturate sul piano imprenditoriale e finanziario. Bisogno-Zullo sarebbero, in tal caso, le teste di ponte di un’offensiva mafiosa ben più grande. In questo caso parliamo di sodalizi di alto livello. Altrimenti bisogna rispondere in modo diverso alla domanda “che ci facevano i clan campani a Ferrandina?” Occorre avere una visione più ampia dei fenomeni che sembrano ordinari e marginali. Una visione più ampia delle possibili connessioni tra fenomeni locali e territorio vasto: Matera, Ferrandina, Metapontino, Costa Jonica, val d’Agri, Potentino, Basilicata. Il tentato omicidio di Pasqua 2024, gli strani movimenti di spaccio, il coinvolgimento di minori e di ragazzi ventenni. Nessuno si è accorto di niente? E gli altri “famosi” clan del Metapontino che fine hanno fatto? Sostituiti? Decapitati?

Abbiamo più volte scritto che quando si espande la cultura della mafiosità, anche nella gestione della cosa pubblica, il terreno per l’infiltrazione di fenomeni mafiosi e di clan criminali diventa più fertile. Perciò da ultimo dobbiamo ribadire che le forze dell’ordine e la magistratura inquirente dovrebbero affinare i metodi di analisi dei fenomeni, i cittadini dovrebbero alzare, se vogliono, il volume della sveglia davanti a fatti, episodi e strani movimenti nelle loro città. La politica, le istituzioni, gli apparati amministrativi dovrebbero abbassare i toni dell’ipocrisia e dare l’esempio, a tutti i livelli, di imparzialità, legalità, severità nel condannare fenomeni corruttivi. “Peppino Impastato, assassinato nel 1978, disse che ‘la mafia è una montagna di merda’. Il problema è che in Italia è pieno di mosche che amano girarci attorno” (Fabrizio Caramagna). Cominciamo a capire quante mosche ci girano intorno in Basilicata. Perchè la mafia non è solo crimine armato, ma affari disarmati. E adesso non vorremmo che qualche magistrato improvvisato sociologo, educatore o psicologo la butti sulla solita storia del disagio minorile. Qui parliamo di mafia non di bullismo.