I furfanti di mestiere assomigliano a galantuomini
E’ un problema tipicamente lucano: “i malfattori spalleggiati e gli uomini da bene tenuti in poco conto”
In Basilicata è in forte crescita il tasso di vanità. Persone che si vendono per un briciolo di visibilità. Disposte a scambiare quel che rimane della loro dignità con un posto in vetrina. Li conosco. In privato disprezzano Caio per le sue ambiguità o per il suo malaffare e alla prima occasione è proprio a lui che si concedono per un metro quadro di esposizione nel mercatino dell’ego. In privato denigrano il politico incapace o imbroglione, ma alla vista dell’osso offerto dal medesimo imbroglione aprono la bocca all’istante. Sono persone che prosciugano il conto della propria dignità come un ludopatico qualunque.
E dunque non si tratta soltanto di vanità, ma di fragilità delle coscienze, di ipocrisia cronica. Caratteristiche tipiche di chi ha i tratti morali del furfante, ma che non ha avuto modo di esercitare la furfanteria. Esercizio a cui aspiravano e tuttavia per qualche ragione non gli è stato consentito di praticare. Per questo, in fondo, sono frustrati del sistema del malaffare. Aspiravano a diventare dirigenti di qualcosa, capi di qualcuno, gregari di qualcun altro e perciò hanno il dente amaro e sparlano in privato. Prudenti in pubblico, si esprimono con le posture facciali dai diversi significati sempre ambigui: “eh, sapessi, non me ne parlare, meglio che sto zitto”. Dente che si addolcisce non appena gli si apre una porticina di ingresso nel circolo dei miti segreti che hanno sempre voluto imitare: corrotti, imbroglioni e furfanti.
A parte gli aspiranti al circolo del malaffare e dei furfanti, ci sono persone “normali” che si lasciano ingannare da vetrine finte e taroccate. “Al mondo ci sono più idioti che furfanti, altrimenti i furfanti non avrebbero a sufficienza di che vivere”. Ecco, queste persone sono idiote, ma la loro idiozia è dannosa al pari della stupidità. C’è chi denuda e denuncia i furfanti e c’è chi li riveste e li assolve fornendo loro facce sorridenti di approvazione. E’ un problema tipicamente lucano: “I furfanti sono stimati, i poltroni riveriti, i malfattori spalleggiati, e gli uomini da bene tenuti in poco conto”. E questo, forse, perché i furfanti che conoscono bene il loro mestiere assomigliano molto a uomini onesti, a galantuomini della benevolenza.


