In Basilicata una questione morale di vaste proporzioni
Il sistema malato delle connivenze e delle compiacenze tra interessi illegittimi sta sfociando in qualcosa di più inquietante. Bisogna fermarlo
Dopo gli articoli di Leo Amato sul Quotidiano del Sud l’Altra Voce che, in sostanza, oltre ad aggiungere altri incresciosi episodi confermano il quadro delineato dalle nostre inchieste sulla diffusione in Basilicata di una cultura della mafiosità su cui si regge un sistema di interessi privati che assorbe, illegittimamente, risorse pubbliche.
Non si tratta di questioni giudiziarie o di presunti reati, non spetta a noi stabilirlo. Possiamo però dire che siamo di fronte a una questione morale, anzi etica, di grandi proporzioni. Una questione che parte da lontano e che, siamo certi, senza un argine civile, potrebbe dilagare in vaste zone della politica e degli affari amministrativi. Gli episodi emersi in questi giorni sono soltanto la punta dell’iceberg, una “spicciolata”. Gli affari più grossi, al momento sotto traccia, sarebbero già stati concordati nelle segrete stanze di uffici e appartamenti ben distanti da piazza Sedile e da via Verrastro. E parliamo di affari immobiliari, di grossi appalti e di distribuzione delle risorse del Pnrr.
Le anomalie riscontrate negli affidamenti del Comune di Potenza alle società che in qualche modo sarebbero riconducibili all’imprenditore Giuseppe Postiglione, sono evidenti anche in alcuni uffici della Regione Basilicata. Strani magheggi per assegnare campagne pubblicitarie ai soliti amici degli amici. Sulle commesse affidate da Regione, Acquedotto lucano, Agenzia regionale per l’ambiente e Parco nazionale dell’Appennino a due fantomatiche associazioni, al momento nessuno ha fornito risposte plausibili.
Nel frattempo dobbiamo ammettere che non ci sentiamo rassicurati dalle opposizioni. Il loro ruolo di controllo e vigilanza sugli atti amministrativi appare fragile, superficiale. Un ruolo che, seppure continuamente ostacolato, viene meglio esercitato dalla stampa libera. E questa critica non è rivolta soltanto ai consiglieri comunali del Capoluogo di Regione. Invitiamo le opposizioni in Consiglio regionale a sollevare lo sguardo anche su atti meno politici e più amministrativi che sembrano banali, ma che potrebbero celare gravi irregolarità nella gestione della cosa pubblica.
I partiti politici, i loro esponenti nelle istituzioni, quando costretti dalla stampa, ricorrono a blande interrogazioni o a fumosi comunicati. Non è sufficiente. Peggio se alcuni esponenti delle opposizioni non hanno nemmeno il coraggio di firmare un comunicato, seppure timido. Quando si tratta di questioni serie che chiamano in causa l’opacità delle istituzioni pubbliche la politica dovrebbe adottare un linguaggio più netto e severo. Quando si tratta di strane commistioni tra interessi privati e interesse pubblico, la politica dovrebbe alzare muri a tutela della buona gestione della cosa pubblica. Il presidente della Regione, dovrebbe saperlo e agire di conseguenza. Intanto, il clima si fa sempre più velenoso e la macchina del fango contro i giornalisti che fanno il loro dovere è sempre carica. E quella macchina è assemblata di volta in volta nei sobborghi della mafiosità. L’allarme lanciato più volte da questo giornale pare ancora inascoltato da vasti settori della società lucana e delle istituzioni: il sistema malato delle connivenze e delle compiacenze tra interessi illegittimi sta sfociando in qualcosa di più inquietante. Bisogna fermarlo.


