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L’impero delle menzogne e il monopolio delle frottole

15 ottobre 2025 | 14:20
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L’impero delle menzogne e il monopolio delle frottole

La narrazione tossica di una Basilicata taroccata

In questa regione siamo giunti a un punto pericolosamente critico nella narrazione dei fatti che dovrebbero o potrebbero interessare l’opinione pubblica. Non solo nel mondo della stampa e dell’editoria. Ma è qui, purtroppo, che si sviluppa continuamente una nube tossica di narrazioni impastate ad arte per colpire tizio o caio. C’è chi lo fa con metodi grossolani e grotteschi e c’è chi lo fa con uno stile apparentemente corretto e innocuo. In tutti i casi viene calpestata la dignità del pubblico dei lettori. Tuttavia, parlare di pubblico dei lettori è un’esagerazione. Più corretto dire utenti dei social. Persone spesso prive di senso critico e di competenze comunicative, pronte a bersi qualsiasi ciofeca gli capiti sullo smartphone. Ed è a questo “pubblico” che puntano i furfanti della disinformazione che ormai hanno il monopolio delle frottole. Un monopolio facile perché, grazie a Dio, è un “mercato” che alle testate giornalistiche serie non interessa. Un monopolio facile, perché nessun altro, oltre i furfanti, hanno interesse a competere su quel terreno.

Proviamo a spiegare che cosa significa narrazione tossica.  Si tratta di una “narrazione che viene raccontata sempre dallo stesso punto di vista, nello stesso modo e con le stesse parole, omettendo sempre gli stessi dettagli, rimuovendo gli stessi elementi di contesto e complessità.” Spesso rappresenta un diversivo che sposta l’attenzione dai problemi, dai fatti, dalla realtà su altri argomenti quasi sempre spiegati secondo convenienza. E così quando un giornale pubblica un’inchiesta fondata su documenti e riscontri certi e pone interrogativi importanti, il narratore tossico si difende avvelenando i pozzi e mettendo in campo vere e proprie forme di “Bullshit”.  E’ il continuo tentativo di inquinare l’informazione per difendersi dalla verità o per ottenere vantaggi dal potere politico o economico. La tossicità si sviluppa semplificando l’argomento, manipolandolo, rendendo la verifica improbabile, mentendo o tacendo sui fatti rilevanti, ricorrendo spesso alla verosimiglianza. Questa tossicità viene perpetrata con dolo e consapevolezza. E’ il caso dei nostrani imperatori delle menzogne e monopolisti delle frottole. E quando il narratore tossico viene denudato dalla verità vera da cui non può difendersi, ricorre al vittimismo.

E’ evidente che questo tipo di narrazione non riguarda solamente il “giornalismo”, ma anche, tra gli altri settori, la politica il cui pubblico di riferimento può ricadere, come nel caso dei giornali “frottolifici”, nella trappola del racconto tossico. Lo notiamo nei comunicati stampa, nei discorsi, spesso pletorici e nello stesso tempo privi di riscontri verificabili. Il politico di turno tende a ingigantire la bontà del suo operato e ad esagerare nella critica all’avversario. Per farlo deve utilizzare tecniche di narrazione tossica. L’autocritica è una rarità. A ciò si aggiunge la retorica dei media frottolifici che ad ogni piè sospinto elogiano con un approccio altrettanto pletorico le gesta falsamente eroiche del politico o dirigente gradito. Ormai non è più propaganda politica, ma pubblicità.

Quando si crea un legame di interesse tra potere politico, economico e mediatico intorno a strategie tossiche di comunicazione, la democrazia di un luogo è in grave pericolo. L’informazione seria perde valore in favore del gossip, del buco della serratura, dell’irreality show.  Quando i fatti di partenza vengono manipolati entriamo in un regime di “confusione, di ibridazione informativa che non discrimina più e non ha più gli strumenti per articolare differenze.” A chi giova? Forse ai sistemi di potere e di interesse che spesso agiscono con l’approccio della mafiosità sul terreno degli affari e dei profitti. Sistemi che hanno bisogno vitale di fiancheggiatori e complici nel mondo dei media.

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